Zanini e quella vita da attore
Vittorio Zanini, uno sguardo ammaliante, nonostante la bella età di 78 anni, pur velato di una dolce malinconia, è cresciuto all’ombra della Madonna della Stella: a Rodengo Saiano la nascita e in Selva, in quel di San Vigilio, la giovinezza. Fu, forse, per vocazione che già dalle elementari venne mandato nel collegio di Santa Maria Immacolata di Barzanò, poi dalle superiori a Roma presso i Servi di Maria dove conseguì la maturità scientifica.
Studi teologici. Volle continuare gli studi teologici pur con un anno sabbatico che trascorse facendo la naja col cappello da alpino. Furono 15 mesi passati alla grande come attendente del generale della brigata orobica, Tito Corsini: risiedeva nella casa del generale, attendendo anche ai comandi della gentile moglie Angelica con la quale rimase in contatto telefonico anche negli anni seguenti- ma ogni tanto passava nella caserma di Merano a dare una mano, specie agli amici bresciani:
Salvataggi. “Quanti ne salvai − ha sottolineato − dalle punizioni e dal cpr, che voleva dire trascorrere 1 mese a Peschiera! Ben ricordo uno dei salvataggi: avvisato da un amico oste che stavano tornando in caserma alcuni alpini ubriachi mi sono recato alla garitta e ho offerto un caffè ai due di guardia, per farli allontanare giusto il tempo per far rientrare incolumi i due bresciani col cugino bergamasco”. Ritornato a Roma continuò ancora per alcuni anni gli studi teologici. Ci ha raccontato un simpatico ricordo; un giorno, era il maggio 1962, uscendo da un’aula vide un personaggio familiare scendere lo scalone: “Cardinale Montini!” esclamò. Giovanni Battista Montini, che l’anno dopo sarebbe diventato papa Paolo VI, si fermò, guardò sorridente e incuriosito verso di lui, e gli chiese: “Chi sei? Dall’accento sento che sei bresciano”. “Sono Vittorio Zanini, di Concesio”, gli rispose. Apriti cielo! Montini gli si avvicinò, lo guardò teneramente negli occhi e visibilmente commosso lo saluto con una preghiera: “Salutami tanto la Madonna della Stella”.
Poi, appurato che non aveva la vocazione, ritornò al suo paesello e venne assunto come infermiere professionale lavorando fino alla pensione agli Spedali Civili di Brescia.
Catechista. Vittorio per tanti anni fu anche un eccelso catechista: quanti bambini, ora già nonni, si ricordano come raccontava del Vangelo ma anche alcune simpatiche storielle tenendo tutti a bocca aperta; indimenticabile quella della Mangusta che sconfiggeva il serpente a sonagli Richitivitachi. A 30 anni, dopo essere andato a far visita al fratello che faceva il meccanico in Calabria, conobbe Lina e dopo nove mesi di fidanzamento la sposò: ricorda ancora il felice giorno del loro matrimonio, a Castrovillari, accompagnati da 300 invitati. Con Lina mise su famiglia a San Vigilio ed ebbe anche un figlio Massimiliano, che è perito chimico, come papa Francesco.
Fatima. Un altro incontro che gli è rimasto nel cuore è quello con Lucia di Fatima: era in gita-pellegrinaggio con gli amici delle Acli di San Vigilio quando, giungendo al monastero di clausura, dove c’era suor Lucia dos Santos, chiese di poterla incontrare; lei acconsentì e gli accarezzò le mani sporte oltre la grata.
Teatro. Ma, a parte la moglie, la vera passione di Vittorio Zanini è il teatro: avrebbe meritato altri copioni e più acclamati palcoscenici ma come Cesare preferì essere “primattore” a San Velgio piuttosto che secondo a Roma. Ha sempre militato nella compagnia teatrale “I Roncaì dè San Vigilio”, anche come regista, agli albori.
Dopo la pausa. Ed ora dopo alcuni anni di pausa, per curare la moglie dalla salute spesso cagionevole e morta alcuni anni fa, ha ripreso il suo posto sul palco e nell’ultima commedia dialettale rappresentata, “I l’ha scötömàt Pinocchio”, scritta e diretta da Inia Belleri, Vittorio ha indossato magistralmente i panni femminili della comar Sarisina, come solo i grandi attori sanno fare.