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Le ragioni che hanno spinto la Sala della comunità “San Giorgio” di Inzino a riprendere la programmazione
“Oggi più che in passato abbiamo scoperto che se alla base di ogni azione pastorale c’è il desiderio di relazione, la sala della comunità non può che diventare spazio e tempo privilegiato di ciò che come comunità parrocchiale progettiamo e mettiamo in campo”. Così don Gabriele Banderini, parroco di Inzino, spiega le ragioni della ripresa delle attività alla sala “San Giorgio”. Già prima del lockdown e della sospensione delle attività la sala della comunità di Inzino era per la parrocchia un importante punto di riferimento. “Ma – continua il parroco – non era semplicemente il cinema sull’uscio di casa in cui andare a vedere un film. Con il tempo e l’impegno di tanti volontari era diventato anche il luogo dell’incontro e del confronto, dello scambio di idee, della condivisione dei progetti, tutti elementi che concorrono alla progettazione delle attività pastorali che una parrocchia programma nel corso dell’anno”.
Don Gabriele è rimasto favorevolmente colpito dal fatto che l’input per la ripartenza, per la riapertura della sala della comunità sia arrivata dalla gente, dai volontari pronti a rimettersi in gioco. “Non si sono fatti intimorire dalle forti limitazioni imposte dalle norme vigenti (la San Giorgio ha oggi una capienza massima di solo 60 posti, un terzo del totale) − continua il sacerdote −. Chi aiuta la parrocchia nella gestione della struttura ha voluto che la sala riprendesse il suo cammino, consci del fatto che anche da una semplice serata dedicata alla visione di un film contribuisce alla costruzione di quei legami di comunità senza i quali anche il migliore dei progetti pastorali è irrimediabilmente condannato al fallimento”.