Quando non c’erano le lavatrici
Ad alcune moderne tecnologie potremmo rinunciare anche per alcune settimane, ma alla lavatrice proprio no. Se si dovessero lavare i tanti vestiti e lenzuola, che abbondano nei nostri armadi, non basterebbero le ore del giorno; se, poi, dovessimo lavare tutto a mano come si faceva un tempo in riva al fiume o “comodamente” piegati a lavorar di gomito sui lavatoi, sarebbe una vita da purgatorio dantesco. Eppure la Valtrompia è ricca di antichi lavatoi iniziando dalle piazze, o quelli cavati nella pietra che abbondavano nei secoli scorsi quando l’acqua non giungeva nelle case ma si fermava alle fontane o lavatoi pubblici, che erano anche un luogo di aggregazione e di condivisione delle notizie, per le donne. Ne abbiamo trovati soprattutto nelle valli interne e in Alta Valle.
Concesio. A Concesio, prossimo ai resti dell’acquedotto romano, al termine di via Rodolfo, che lambisce, all’inizio, la casa natale di S. Paolo VI, c’è un antico lavatoio, per la verità un po’ piccolo e scomodo (al massimo potevano lavarci 3 massaie) a incorniciare un rivo che, ora disseccato, riempiva la vasca interna. A Cogozzo c’è un grande lavatoio, ora dismesso e recintato, in fondo a Via Carducci.
Gardone Valtrompia. Carlo Sabatti, scrittore e storico, specie d’arte, ha ricordato che a Gardone Valtrompia esiste un vecchio lavatoio presso la Beretta a nord e uno in contrada Piazzetto. Ne abbiamo trovato uno nel centro di Cimmo che fa da fontana e lavatoio. Ad Irma, dirimpetto al palazzo comunale, il sindaco Mauro Bertelli ha mostrato il pregevole lavatoio, che ne vide di cotte e di crude e fiotti di sangue oltre che d’acqua − per i frequenti contrasti fra Irma e Magno, che verrà, poi, ceduta a Bovegno − e con la trave “artistica” di Damocle, che penzola anche ad ombreggiare la scultura del blocco unico di pietra. “Nel Comune di Pezzaze − ha sottolineato Jenny Bontacchio, Presidente di ScopriValtrompia − abbondano i vecchi lavatoi e ve ne sono almeno uno in ogni frazione: a Pezzazole e a Stravignino; bello e circolare quello nella piazza di Mondaro, dove puoi anche sederci attorno; ad Avano c’è quello accanto alla chiesa; a Lavone oltre al lavatoio bifronte (davanti fontana e dietro lavatoio) ci sono quelli in via Taverna. Bello quello di Etto dove si giunge per una tortuosa e stretta strada fino alla piazzetta: qui c’è il lavatoio dedicata a don Andrea Bernardelli”. Scendendo al Santuario di Bovegno, poco distante, ne troviamo uno sotto il porticato del Santuario, ed uno alla fine della strada che si congiunge con la provinciale. A Bovegno citiamo solo quello con un bel tetto, restaurato di recente, nella piazza di Graticelle, ma se ne trovano diversi sia a Castello che a Piano. Da una ricerca fatta dagli scolari di Collio un ventennio fa, risulta che nel Comune è presente una decina di lavatoi chiamati “Fontanì”, oggi soppiantati dalle lavatrici.
Un tempo. Nei lavatoi, un tempo, per lavare i panni si usavano o la “liscìa” rimasta o passate di sapone di marsiglia ed energiche spazzolate con spazzole di saggina, con contorno di chiacchiere, risate e canzoni cantate in coro: “La bella la va al fosso, ravanei, remolàs, barbabietol’ e spinàs, sich palànche al mas…”.