Nessuna offerta per la Stefana
Sul tavolo del notaio Mistretta non è giunta alcuna offerta per l’acquisizione dello stabilimento della Stefana di via Bologna. Il focus della situazione nelle parole del sindaco Tiziano Bertoli
Per la quinta volta il bando per la cessione dello stabilimento Stefana di via Bologna a Nave è andato deserto. Sul tavolo del notaio Mistretta non è giunta alcuna offerta. Per i 155 lavoratori che da giugno – scaduti i due anni di cassa integrazione consentiti dalla normativa – sono rimasti senza alcuna forma di integrazione al reddito, l’incertezza circa il proprio futuro occupazionale si fa sempre più grande. A questo punto, anche dal punto di vista procedurale, quali saranno i prossimi passi che verranno intrapresi? “Per quanto ne sappiamo e per quanto è stato ribadito – ha affermato il sindaco di Nave Tiziano Bertoli – il bando non verrà chiuso. Rimane quindi la possibilità che qualche imprenditore interessato faccia delle offerte”. Le regole del bando rimangono immutate e prevedono “l’offerta libera oltre alla possibilità di affittare per due anni un ramo d’azienda”.
Per quanto riguarda le offerte che potrebbero arrivare...
Bisogna capire se chi si farà avanti avanzerà proposte riguardanti tutti i dipendenti o se, invece, solo per una parte... Nell’ambito della procedura in questi mesi i contatti ci sono stati ma le offerte non si sono concretizzate. Queste potrebbero essere relative allo stabilimento, agli impianti: sono tutte cose che non sappiamo. Vige l’incertezza al momento, non sappiamo se al momento qualcuno si farà avanti.
I sindacati come si stanno muovendo?
Venerdì scorso ero presente all’assemblea indetta davanti ai cancelli della fabbrica. Attualmente ci sono dei contatti con il Ministero per capire se è possibile avere per la situazione della Stefana, ora in concordato preventivo, un anno di cassa integrazione straordinaria di modo che in quel lasso di tempo i lavoratori siano ancora coperti. Questo anche in vista dell’attesa di possibili offerte con il passare del tempo: qualcuno andrà in pensione, il numero dei lavoratori in loco potrebbe scendere. Tra l’altro, sempre venerdì scorso, è stata avanzata una nuova proposta. La società che fa riferimento alla formazione nei siti siderurgici sembra voglia avviare dei corsi di formazione così da fornire maggiori possibilità ai lavoratori anche fuori dal sito della Stefana. Sono queste le ultime novità emerse. Intanto si susseguono gli incontri al Ministero, al riguardo c’è anche una richiesta della Fim nel tentativo di trovare altri interlocutori per cercare di uscire da questa situazione molto ingarbugliata, vedasi il punto di vista normativo, l’ambito riguardante gli ammortizzatori sociali.
Lei ha avuto modo di parlare con i lavoratori del sito di via Bologna. Qual è il clima?
I sentimenti sono di sgomento, rabbia e sconforto perché sembra che su quel sito non si siano palesati reali interessi da parte di nessuno: è questo che lascia sgomenti perché le possibilità ci sono tutte.