Gardone: nuova casa per i disabili
La cooperativa “L’Aquilone”, all'interno degli spazi del centralissimo palazzo Grazioli a Gradone Valtrompia, ha realizzato il progetto per la nuova residenza "Dopo di noi", dedicata ad ospitare persone disabili
Una nuova residenza per il “Dopo di noi”. È quanto realizzato dalla cooperativa “L’Aquilone”, all’interno degli spazi del centralissimo palazzo Grazioli a Gradone Valtrompia. L’obiettivo, raggiunto, è di fornire una casa a persone disabili rimaste senza famiglie o che vogliono sperimentarsi nella vita autonomia. “Tale progetto ha l’obiettivo di aiutare le persone diversamente abili a vivere con notevole livello di autonomia a fronte della scomparsa dei genitori o dei tutori” ha spiegato il presidente della cooperativa Giuseppe Pezzotti. Gli alloggi sono 6 e hanno 11 posti letto. Con soggiorno e zona cucina, i locali sono affiancati da magazzino e cantina. A partire da giugno varcheranno la soglia dell’edificio i primi ospiti indirizzati dall’Assst della Valle, mentre nei giorni scorsi c’è stata l’inaugurazione alla presenza delle tante realtà che hanno reso possibile il progetto, a partire dai rappresentanti del Comune che ha concesso la struttura in comodato d’uso gratuito per i prossimi 50 anni. Il Lions Club Valtrompia donerà, nel prossimo triennio, 80mila euro riservati ai progetti educativi.
Tra le realtà in campo ricordiamo Civitas, 14 associazioni, circa 40 ditte e senza dimenticare le centinaia di persone che si sono messe in gioco. L’intervento di ristrutturazione dell’immobile ammonta a 1 milione 178mila euro, di questi 400mila sono stati erogati da Fondazione Cariplo e 300mila dal Comune. La cifra mancante è stata coperta dalla cooperativa attrverso un mutuo di 120mila euro. Con l’inaugurazione si conclude la prima tappa del lungo viaggio che ha portato “L’Aquilone” a dotare il territorio di un’offerta residenziale a prevalente contenuto abitativo con un’organizzazione degli spazi che rispecchi l’idea di casa, offrendo ai diversamente abili la possibilità di vivere autonomamente; coinvolgere le famiglie nella costruzione del progetto e attivare nuove e stabili sinergie con gli altri servizi per la disabilità, tra il servizio e il mondo dell’associazionismo locale. Il solo edificio, senza una progettualità, sarebbe inutile, come sottolineato da Pezzotti: “Non bastano i muri e gli appartamenti a garantire una vita dignitosa: c’è bisogno di un progetto di vita personalizzato che i nostri operatori, in collaborazione con i Servizi sociali dei Comuni e dell’Asst, stenderanno a seconda delle necessità”.