Cosa tiene accese le stelle?
La forza di ricominciare dopo aver perso tutto, prima un bimbo e poi la casa, distrutta in un incendio. La storia di Stefania e Simone
Il 14 gennaio scorso nell’Azienda agricola “Cosa tiene accese le stelle” di Ludizzo, frazione di Bovegno, è scoppiato un incendio, partito dalla canna fumaria della stufa, che, durato tutta la giornata e domato solo il mattino seguente, ha distrutto alcune parti dell’abitazione, il laboratorio e il tetto. Stefania era lì con la piccola Matilde di 2 anni, mentre il marito era al lavoro, e ha fatto in tempo a portare in salvo la figlia e le ceneri del piccolo Michele, morto 3 mesi prima e vissuto solo 8 giorni. Nell’incendio sono bruciate tutte le loro cose.
Dolore. E il dolore per il rogo è cosa più lieve rispetto a quello di aver perso il loro bambino. Vorrebbero la felicità di avere ancora un bimbo e di vivere e lavorare tutti insieme nell’azienda agricola montana. Stefania Reali, di Brescia, e Simone Frassini, originario dell’Appennino piacentino, si erano conosciuti mentre frequentavano l’Università della montagna di Edolo; uniti i due cuori, messe insieme le loro idee e dopo aver girovagato in varie parti d’Italia, giunsero nel 2012 a Ludizzo e fu un colpo di fulmine: due ettari di prato e bosco, un po’ scosceso ma tutto insieme, con un rustico che sistemarono ed ampliarono anche con un laboratorio per la trasformazione dei loro prodotti. Negli anni hanno ampliato le loro produzioni, alcune molto originali. D’estate nella grande serra coltivano ortaggi; hanno diverse erbe aromatiche; una coltivazione di piccoli frutti; hanno fiori edibili venduti in provette di vetro, per guarnire insalate; preparano 40 tipi di marmellate, alcune particolari, come quella di zucca e cardamomo; hanno miele di castagno e millefiori e producono sciroppi. Nonostante la gran mole di lavoro si ritagliano degli spazi ricreativi: Stefania si ritempra con la pittura e le camminate e Simone con le arti marziali.
Dopo questi mesi da “gironi infernali” vogliono ringraziare tutti quelli che hanno dato loro una mano: i Vigili del fuoco, i volontari della Protezione civile di Bovegno, tutti i Bovegnesi, don Luciano Vitton Mea, il parroco di Bovegno che li ha ospitati e i tanti che hanno voluto dare un contributo per la ricostruzione (solo una parte dell’edificio era assicurata). Stefania e Simone hanno imparato a ringraziare e non è facile: in questi anni hanno sempre cercato di farcela da soli, e questo recente inferno ha permesso loro di aprirsi, di far uscire il dolore che tenevano dentro. Pur intrisi di lacrime, che ogni tanto scendono impertinenti e non solo a lei, gli occhi di Stefania guardano sereni al domani insieme a quelli del marito Simone; hanno da poco superato i 30 anni ed hanno ancora una vita davanti. Ma allora cosa tiene accese le stelle? Sono il sogno e il sorriso di un bambino, che riempie il cuore a chi gli è vicino.