Clorinda, balia di Paolo VI
Era la sera di domenica 26 settembre 1897 quando in via Rodolfo a Concesio, nella “stanza degli sposi” rallegrata da festoni murari e nell’imponente letto impero, nasceva Giovanni Battista Enrico Antonio Maria Montini, dalla madre Giuditta Alghisi, secondogenito di Giorgio Montini. Dopo 4 giorni, il 30 settembre, il bambino venne battezzato - in quel medesimo giorno a Lisieux, in Francia, moriva a soli 24 anni Santa Teresa del Bambin Gesù - da don Giovanni Fiorini, che, probabilmente, dopo aver battezzato il figlio di cari amici di famiglia, lasciò alla mano del sacrestano di annotare sul registro battesimale dell’atto sacramentale (viene omesso l’anno, corretta la data di nascita e scritto “batezzato”). Poiché la madre Giuditta Alghisi aveva poco latte, su suggerimento del cognato Giuseppe Montini, che era medico, si cercò nei dintorni una balia che potesse nutrire adeguatamente il piccolo Giovanbattista, registrato in Comune come Giovanni Battista. Venne in aiuto il parroco di Nave, don Pedercini, che propose la parrocchiana Clorinda Zanotti: Emma, la sua ultima bimba, nata il 13 settembre, era morta dopo 7 giorni. Solitamente alla morte di un neonato la madre perde il latte: qui, invece, Clorinda continuerà ad averlo abbondante in attesa di nutrire ed irrobustire quel gracile bambino che salirà il 21 giugno 1963 al soglio pontificio col nome di Paolo VI. Ci siamo chiesti perché quel bambino abbia avuto bisogno di una balia. Se nei nove mesi di gestazione la nuova creatura è sempre collegata alla madre che porge tutti gli elementi formativi, poi, durante l’allattamento, il bambino, pur distaccato continua a ricevere attraverso il latte, oltre agli aspetti nutritivi e di protezione, anche quelli che formeranno il suo carattere e la personalità; noi pensiamo che il futuro Papa abbia così avuto tre radici: la “nobiltà” della madre, la “cultura” del padre e la radice “popolare” della balia Clorinda, di cui andiamo a raccontare. Claudia Zanotti detta Clorinda- era nata a Nave il giorno di Pasqua, il 16 aprile 1865; figlia di Felice e Serafina Stefana abitava a Sacca di Nave dove il 29 ottobre del 1884 sposò Ponziano Peretti che era nato il 13 dicembre 1858 all’Ospedale Maggiore di Brescia, in via Moretto, e lì lasciato dalla madre, Maria Schena, una ragazza di 24 anni di Lonato, di professione filatrice, figlia di Maurizio Abramo e Maria Cerini.
Per 14 mesi Giovanbattista Montini rimase a balia a Sacca di Nave: era il compagno di giochi dei maschietti già grandicelli e veniva coccolato oltre che da mamma Clorinda anche dalla piccola Margherita. Ecco i fratelli di latte: Giovanni (1985-1978), Pietro (1887-1956), Giuseppe (1889-1947), Luigi (1891-1968), Margherita (1893-1972) e Maria Rosa, chiamata Rosina (1995-1989); forse la Rosina si vide “rubare baci e carezze a lei destinati” dal futuro Papa, che in una affettuosa lettera la prega di scusarlo per questo.
Quando “Battistino” - così chiamato affettuosamente dai Peretti - ritornò alla casa di Brescia, in via delle Grazie, gli rimase accanto per alcune settimane la sorellina Margherita, ma nonostante questo il bimbo deperiva ed allora venne richiamata Clorinda, con la speranza che la sua presenza bastasse a ridargli la salute. Dopo parecchi giorni, poiché la madre non tornava a casa, i due figli maggiori Giovanni e Pietro s’incamminarono a piedi per la prima volta verso la città: giunti in casa Montini, pur sgridati dalla madre, appena si avvicinarono al letto dove riposava Giovanbattista e visto il pallore sul suo volto scoppiarono in lacrime. All’udire i loro singhiozzi il bambino ruppe il suo lungo silenzio esclamando in dialetto, che ben conosceva: “Piero, Ginì, zögòm al cincol”. All’udire queste parole il medico disse: “Ecco, finalmente, la giusta medicina!”.
La famiglia Peretti ha sempre considerato il futuro Papa come uno di famiglia e ne ha seguito con attenzione il cammino fino al soglio pontificio (dopo la partenza di Battistino fu allietata da altri 3 figli: Giorgio, che tutti chiamavano Battista, nel 1899, Giuditta nel 1904 e Guglielmo nel 1906: tutti nomi legati ai Montini). Ma anche la famiglia Montini aveva “adottato” i Peretti: nelle lettere che Giuditta scriveva a suo figlio - il carteggio è vastissimo ed è stato quasi tutto raccolto e pubblicato dall’Istituto Paolo VI di Concesio - quasi sempre citava la balia. Il futuro Papa ritornerà spesso a trovare i fratelli di latte, anche quando era Arcivescovo di Milano: passava da Margherita, che era rimasta nella casa di Nave e poi a Nuvolera a salutare Clorinda, che aveva traslocato lì negli anni Trenta. Nell’estate del ‘40 Clorinda si ammalò seriamente ed allora Montini, a quel tempo minutante della Segreteria di Stato, la raggiunse e la benedisse con un segno di croce sulla fronte; in quell’occasione celebrò la messa mattutina nella chiesa di Nuvolera, attorniato dai fratelli Peretti; dopo la cerimonia pranzarono insieme nella Vecchia Osteria della famiglia Cominelli. Clorinda morì, poi, il 2 luglio di quell’anno. Nel 1962 venne rinvenuta in una soffitta di Nuvolera la culla, un modestissimo cestello di vimini, dove la balia aveva cullato i suoi dieci figli ed anche il piccolo Giovanni Battista Montini. Ora il cimelio è esposto nella chiesa parrocchiale.
Appena diventato Papa, Paolo VI invitò a Roma i sei fratelli di latte viventi (Clorinda era morta nel 40 e il marito Ponziano nel 43, come i genitori di Giovanbattista) e li volle accanto a sé nella sala dove tenne un’udienza a principi, ambasciatori ed alti prelati: quando vedeva i loro occhi socchiudersi per la stanchezza del viaggio, inviava loro un benevolo sorriso. Mentre fino a quel momento Montini scriveva spesso ai suoi fratelli di latte e ai loro discendenti, dopo l’elezione non scrisse più alla famiglia Peretti. Ma non terminarono i contatti, seppure più rari. In particolare, quelli con Giovanni Peretti, il primogenito di Clorinda, che quando si recava a Roma passava sempre a salutare il Papa (venne addirittura nominato Cavaliere di San Silvestro). Anche suo figlio Aldo venne ricevuto più volte in Vaticano da don Battista sia durante il servizio militare, prestato a Roma come granatiere, che nel viaggio di nozze trascorso a Roma.
Gianni Peretti - figlio di Aldo, geometra in pensione con la passione per la storia e residente a Concesio- nelle sue ricerche ha scoperto che forse il bisnonno non era figlio di poveri, ma di una dama ben vestita, che anni dopo era stata vista aggirarsi a Sacca di Nave a chiedere notizie di quel ragazzino. A Gianni manca ancora un tassello per avere l’albero genealogico completo: il nome di chi ha adottato il bisnonno Ponziano.
Delle tante lettere inviate ai Peretti dai Montini ne ricordiamo solo alcune significative. Quella del gennaio 1924 scritta a Rosina per le sue nozze imminenti, nella quale don Battista le augura che “questi sacrifici non siano mai privi del conforto d’una vera e immancabile felicità…Sii dunque felice!” O quella scritta da Giuditta Alghisi alla balia Clorinda, nella quale la madre del Papa la ringrazia per essersi privata per alcune settimane della sua piccola Margherita e di averle permesso di fare compagnia al fratellino di latte Battistino, in casa Montini a Brescia.