Alla scoperta delle “Santelle”
Da Irma a San Colombano, da Tavernole sul Mella a Magno di Gardone, da Inzino a Marcheno, da Ville di Marmentino a Bovezzo, da Cogozzo a Villa Carcina passando da Concesio, sempre sui passi dei pellegrini
Ogni paese, anche piccolo, della Valle Trompia ha almeno una chiesa; sono però più numerose le “Santelle” che si incontrano spesso ad alcuni bivi importanti, specie su antichi sentieri percorsi un tempo dai pellegrini; sono state erette in onore della Madonna o dei Santi, sia come protezione sia a ricordo dei morti per pestilenze o altre disgrazie.
Il viandante. Se dovessimo fare un raffronto con la popolazione, il paese di Irma, il più piccolo Comune del Bresciano, con i suoi 126 abitanti, primeggia anche nella presenza di Santelle: ne ha due, una in centro e l’altra, “La Santèla dè la peste”, sul sentiero che porta a Vezzale. A San Colombano troviamo una Santella sulla strada per il Maniva, davanti a un boschetto di betulle, mentre a Collio ve ne sono poche: citiamo solo quella posta nella frazione di Memmo, che ha un’immagine di Maria Regina col bambino in braccio. Bovegno, oltre alla famosa “Santèla dei set alpì”, fatta erigere dalla madre, Maria Giacomelli, sulla strada che porta a Graticelle, dopo che i suoi 7 figli erano tornati tutti, sani e salvi, dalla grande guerra, ha molte altre Santelle specie ai vari bivi stradali. A Tavernole sul Mella non ce ne sono, mentre ce n’è una a Lavone, “La Cappella della Pietà”, in suffragio dei morti di peste del XVII sec. In mezzo al bosco, sopra il borgo di Mondaro, è posta “La Santèla dei mórcc del predér”, dei morti nella vicina cava di pietra. A Magno di Gardone, in Caregno, è nota la “Santella antica di S. Carlo”, ridipinta negli anni ‘80 dal pittore gardonese Beppi Mino, che riprodusse una celebre Madonna col Bambino. A Inzino è da segnalare la “Santella di S. Rocco” a nord del paese, eretta per il colera del 1836, con la figura del santo pellegrino guaritore, ridipinta da Alessio Albini di Pontoglio. A Marcheno, in località Rovedolo, è celebre e venerata la “Madonna della Fröscanégra”, ossia l’Addolorata col Cristo morto e due santi del ‘600, invocata dalle partorienti. A Brozzo, lungo la strada provinciale, si conserva una Santella con un affresco delle anime del Purgatorio che probabilmente erano sovrastate da S. Michele patrono del paese. All’ ingresso di Ville di Marmentino c’è la grande “Santella di S. Rocco”, visitata nel 1567 dal Vescovo Domenico Bollani: sono dipinti la Madonna col Bambino con i santi Nicola da Tolentino, Rocco, Sebastiano martire e Antonio abate. Sulla mulattiera “Le Pertiche-Ombriano-Tavernole” c’è un’antica Santella di campagna, la “Sacra famiglia con i SS. Cosma e Damiano”: questo era probabilmente un luogo di sosta per viandanti e pellegrini. A Cogozzo di Villa Carcina, poco distante dal Santuario della Madonnina di San Lorenzo, sull’antichissima strada che metteva in collegamento Brescia con la Valcamonica attraverso il Colle di S. Zeno, esiste ancora una “Santèla dei mórcc dè la Canònega”, a ricordo dei pellegrini e viandanti morti nell’ospizio (canonica) e degli appestati ospitati nel santuario trasformato in Lazzaretto, nei secoli XVI e XVII. Delle quindici Santelle di Nave citiamo solo quella sita in località Castrino, eretta nel 1950: conserva una statua dell’Immacolata, N.S. di Lourdes, protetta da una griglia di ferro descrivente una croce. Sopra la nicchia c’è una stella, ai lati delle invocazioni a Maria (Regina Pacis – Porta Coeli); in basso c’è l’esortazione: “Quando infuria la procella e minaccia la tempesta, guarda la Stella, invoca Maria”. A Bovezzo sono una dozzina le Santelle: in via Vernazze sorge la “Cappelletta dei morti” con un affresco raffigurante la Natività; venne edificata sul campo dove vennero sepolti i morti della peste del 1630. A Concesio le Santelle sono alcune decine, sparse per il territorio comunale. Descriviamo, con le parole dell’autore, la Santella che il viandante incontra al Passo della Forcella, dove la strada si biforca e sale verso il Santuario della Madonna della Stella. “Fu il compianto rettore del Santuario, don Mario Pasini, a commissionarmi l’opera. Ho volutamente disegnato il pastore leggermente spaventato – ha sottolineato Angelo Rossini – e con alla cintola un ‘roncaì’, tipica roncola dei sanvigigliesi, nel vedere la Madonna vestita come una zingara e adornata di gioielli; un raggio scende da una variopinta stella e si proietta sulla planimetria della chiesa che Maria aveva chiesto di erigere”.