La solidarietà regala acqua a Dakro Gare
Un'iniziativa che unisce la Valle Camonica al Togo
Dall’Italia al Togo. La solidarietà, del resto, non ha confini. E così Caritas, in occasione della Raccolta di San Martino dello scorso novembre, promossa insieme al Centro Oratori e con il supporto concreto di una fitta rete di persone, ha regalato al popolo africano il dono più prezioso: l’acqua potabile. Con il progetto “Acqua per Dakro Gare”, proposto dalla Diocesi di Atakpame in collaborazione con padre Joseph Ballong, sacerdote togolese, è stato infatti realizzato un pozzo collegato a un acquedotto, per alimentare un sistema di fontane: tre di queste sono state installate nei pressi delle scuole, mentre altre quattro posizionate all’interno del villaggio.
Un’opera necessaria visto che la popolazione di Dakro Gare, che conta circa 2mila abitanti e l’attività prevalente è l’agricoltura, durante la stagione secca (da ottobre ad aprile), vede prosciugarsi i corsi d’acqua che attraversano il villaggio, rendendo problematica non solo la coltivazione, ma anche la vita quotidiana. Assoluto protagonista e referente del progetto è Francesco Dangolini, fornaio camuno impegnato ormai da più di 30 anni in imprese solidali per la popolazione del Togo e non solo. “Provvidenza – è la parola che riassume tutto secondo Dangolini – che arriva tramite tante persone, impegnate in molteplici piccole cose per dare motore alla solidarietà”.
L’avventura, per Francesco Dangolini, inizia in concomitanza con il suo ingresso nel Consiglio Comunale di Capo di Ponte, in particolare nella Commissione Gemellaggio Togo. “Da referente del Comune di Capo di Ponte, raggiungo il Togo insieme a mia moglie da ormai 30 anni – spiega –. Il primissimo progetto è stato dedicato alla costruzione di una casa civica comunale. Successivamente, il Comune ha assunto tre donne del posto che ci facessero da interpreti per relazionarci con i diversi capi villaggio e capire quali fossero le loro esigenze: da questo confronto, è iniziata la seconda progettualità, ovvero la costruzione di un ponte”. Una storia di solidarietà, insomma, che ha radici lontane e non si ferma all’Africa. “Al tempo, facevo anche parte dell’Associazione Panificatori – continua –. In questo ambito, abbiamo contribuito a dare il via alla ‘Giornata del pane’, finalizzata alla creazione di un forno in Jugoslavia durante la guerra, progetto fatto con il supporto di Caritas. Abbiamo raccolto quasi 130 milioni di lire. Un successo che ha fatto diventare questa giornata una vera e propria consuetudine”. L’iniziale incontro con Caritas è poi proseguito con “il sostegno all’edificazione di una chiesa e all’installazione di pannelli fotovoltaici”. Fino, appunto, al pozzo per l’acqua potabile. Le vie della solidarietà sono infinite.