Il recupero della caserma Campiello
La prima fase di consolidamento di gran parte di quello che resta dell'edificio (strategico nella Grande guerra e poi abbandonato) collocato a quota 2.109 metri è terminata
L'appello dello storico cevese Andrea Belotti non è caduto nel vuoto: ora il recupero del grande manufatto della Caserma Campellio a quota 2.109 metri è realtà. La prima fase di consolidamento di gran parte di quello che resta dell'edificio è terminata in questi giorni e la delegazione che ha effettuato il sopralluogo finale è rimasta entusiasta per il grande e accurato lavoro fatto. La Caserma Campellio al lago d'Arno, sulla “traversera” che porta al passo di Campo (grande obbiettivo strategico-miltare nella Grande guerra) venne costruita nel 1915; venne spazzata via da una valanga il 3 aprile 1916 che fece anche 89 vittime tra gli oltre 200 alpini acquartierati, venne quasi subito ricostruita e, dopo la guerra, definitivamente abbandonata, saccheggiata e lasciata al suo drammatico degrado. Grazie al grido d'allarme lanciato da Andrea Belotti, in occasione della ristampa del suo libro “Valsaviore 1915-1918: la guerra sull'uscio di casa”, frutto di una lunga ricerca storica e geografica sulla vicenda della grande manufatti militare, è nato un Comitato Caserma Campellio che ha saputo raccogliere l'adesione di ben 19 realtà tra cui Comunità Montana, Parco dell'Adamello, Museo della Guerra bianca, Comune di Cevo e Unione dei Comuni della Valsaviore , Alpini della Valsaviore della Sezione ANA di Vallecamonica, Protezione Civile ANA, Enel, Vallecamonica Servizi, Consorzio forestale alta Vallecamonica, Soprintendenza ai beni paesaggistici, Istituto Olivelli Putelli di Darfo, tre diverse imprese di movimento terra, Elimast trasporti aerei, Proloco Valsaviore.
Il primo campo di lavoro si è svolto in tre parti: i rilievi degli studenti dell'Olivelli-Putelli con laser scanner e la ricerca storico-documentale sul grande manufatto; l'esercitazione della Protezione Civile ANA di Lombardia ed Emilia nel giugno 2016 ed il campo di lavoro di ben 6 settimane che ha coinvolto una sessantina di volontari, quasi tutti alpini della Valsaviore. Il primo anno di lavoro si è concluso alla fine di settembre con un sopralluogo di tutti i soggetti partecipanti e con un bilancio finale molto soddisfacente. Chiuso il cantiere, sono stati fissati alcuni punti fondamentali per la primavera 2017: la sistemazione del perimetro murario di circa 800 metri, la valorizzazione del cosiddetto “quadriportale” che congiunge le quattro distinte parti del grande complesso militare, la sistemazione della pavimentazione in lastre di pietra locale e la realizzazione di uno o due locali coperti e chiusi per i visitatori.