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Monno
di LUCIANO COSTA 25 lug 2021 11:07

Il bene donato non si disperde

Quel “non si può” concedere all’ottantesimo anno di presenza di concludere la sua orbita e consentire un minimo di festa, un “non si può” pronunciato dalla Madre Generale delle Canossiane (ovviamente non per punire ma perché a corto di sorelle da mandare a quel paese chiamato Monno), all’Eugenio Ferrari, maestro appassionato ma in aggiunta anche sindaco al servizio del suo paese e storico preciso nel raccontare fatti e misfatti di uomini, donne e cose del passato e del presente, non lo aveva accettato e neppure digerito. Eppure bastava poco, forse una stagione, giusto il tempo per riassumere la cronaca e consegnarla alle nuove generazioni. Invece, le Madri Canossiane fecero fagotto, salutarono Monno e si incamminarono verso altra destinazione. Rimase l’Asilo Infantile, gloria e memoria di un tempo straordinariamente ricco di innovazioni e insegnamenti, restarono in bella vista giorni ricamati col filo delle tradizioni e impreziositi dal velo educativo offerto a schiere di bambini e bambine che null’altro chiedevano se non di essere accompagnati verso il futuro. Rimase, per fortuna, anche la voglia di Eugenio Ferrari e della moglie (la dolcissima Lidia Minelli) di non lasciare che l’esperienza finisse nell’assoluto oblio.

Questa voglia inesauribile di salvare e valorizzare 80 anni di storia e di presenza delle Canossiane a Monno ha spinto Eugenio, storico e innamorato della gente, a raccogliere in pagine ordinate e linde (diventate un pregevole volume già offerto alla popolazione) documenti, parole, fotografie, aneddoti, storie buone e grame, difficoltà, partenze e ripartenze gioiose, feste, anniversari lieti, saluti e anche lutti improvvisi e dolorosi.

Lo storico racconta persone e cose sulla base di documenti e riscontri inoppugnabili; l’innamorato, persone e cose le racchiude in righe che possiedono un’anima. Eugenio Ferrari, con la complicità della moglie Lidia, coniuga passato e presente e li rende ancora degni d’essere ricordati e vissuti, mete in luce quell’opera educativa, assistenziale e benefica portata fin lì e onorata per otto decenni dalle madri Canossiane, umili suore e grandi maestre per generazioni. Convinto che solo conoscendo il passato è possibile comprendere e vivere il presente, l’autore riassume giorni e volti… Ecco dunque le “Madri”, incominciando da quelle che nel diario riassuntivo del loro primo giorno scrissero che “quei visini belli e paffuti reclamavano l’acqua e il sapone”. Seguono le cronache degli anni, tutte arricchite da bimbi che crescono, che regalano al paese nuova vita e nuove speranze. Le pagine raccontano come eravamo sommando parole e immagini. Ciò che conta è che l’opera svolta dalle Madri Canossiane, “vere pioniere di umanesimo vissuto” arrivate per aiutare bambini e bambine a essere protagonisti del loro futuro, non venga dissolto” e che di loro si conservi “tutto il bene che hanno regalato a Monno e alla sua gente”.

LUCIANO COSTA 25 lug 2021 11:07