Don Nana: Testimoniare la vita
Le comunità piccolo richiedono una presenza costante del buon pastore che conosce davvero le sue pecore. Da buon parroco, don Alessandro Nana c’era e c’è per i suoi fedeli. Con l’umiltà e la semplicità che lo contraddistinguono ha saputo coltivare una rete di amicizie. Negli ultimi mesi ha sofferto insieme alla sua gente, basti pensare che sono 23 (14 a Corteno e 9 a Santicolo) le persone scomparse a causa del coronavirus. Ha sofferto ma ha anche saputo confortare. La sua comunità gli aveva preparato una festa per il suo 25° di sacerdozio, ma ha dovuto accontentarsi di un video. Don Nana si definisce, ridendo, un po’ rompiscatole, ma è soprattutto un prete che sa ascoltare, anche se “lo fanno un po’ tutti i sacerdoti....”. Non parte con l’intenzione di stilare programmi preconfezionati, ma preferisce “annunciare il Vangelo, cercando di viverlo e testimoniarlo in prima persona”. Alla fine dell’estate lascerà le parrocchie di Corteno, dove era arrivato nel 2011, e di Santicolo (è lì dal 2014) e le loro 14 chiese sparse lungo la montagna. Originario di Edolo e classe 1970, don Alessandro conosce la terra che fin qui gli è stata affidata: il primo incarico è stato a Malonno (1995-2002), poi a Breno (2002-2011), ad Astrio di Breno e a Pescarzo prima dell’attuale incarico. Ora il Vescovo gli ha affidato le parrocchie di Ponte di Legno, Pontagna e Precasaglio.
Cosa ha imparato in questi 25 anni di sacerdozio?
Ho imparato a stare con la gente, ad ascoltare, a condividere, a osservare, a pregare e a vivere le gioie, le fatiche e le speranze di tutti. Ho cercato di essere presente nei momenti della vita comunitaria ma anche nei momenti importanti della vita delle persone.
C’è un filo comune tra le comunità?
Sì, un radicamento nelle tradizioni e nell’apertura al vento nuovo dello Spirito. C’è un buon radicamento nella fede anche se risente della secolarizzazione con le distrazioni del nostro tempo.
La pastorale è condizionata...
Molti sono pendolari. Il lavoro qui non è facile. Un po’ alla volta, con l’invecchiamento della popolazione, si spopolano le comunità. Restano, però, i legami con il paese d’origine.
Quanta strada è stata percorsa insieme?
A Corteno e Santicolo non è stato avviato un vero e proprio cammino verso l’unità pastorale che doveva essere allargata anche alle parrocchie vicine di Edolo, Sonico... C’è una buona collaborazione tra le due parrocchie per il catechismo e per le famiglie. Il parroco è solo il coordinatore. I preti passano, la comunità resta. Lavoriamo tutti per la stessa impresa: l’annuncio del regno di Dio. Ognuno lo fa con le sue caratteristiche. Siamo tutti al servizio dello stesso Vangelo.
Sul territorio c’è la presenza significative delle Suore Missionarie di Maria Aiuto dei cristiani che, durante la pandemia ogni giorno sui social hanno letto e commentato la Parola di Dio.
Le suore sono un elemento importante. Sono arrivate tre anni fa, appartengono al mondo salesiano, risiedono nella canonica di Santicolo e fanno un servizio pastorale importante per le due comunità.
Quali sono le attenzioni principali che ha avuto nell’ultima esperienza?
Abbiamo insistito molto sull’oratorio da riscoprire e da vivere e sulle famiglie. Abbiamo avuto la beatificazione di una suora salesiana, Maria Troncatti (1883-1969), che ha segnato e continua a segnare la vita della parrocchia. Abbiamo inaugurato la chiesa dedicata a San Giovanni Paolo II in Val Brandet. Abbiamo accolto le suore e abbiamo ospitato per tre anni, con la Caritas diocesana, un gruppo di richiedenti asilo. Accanto a questo c’è tutta l’attività ordinaria, penso ad esempio al corso biblico.
Ci sono stati dei momenti meno facili...
Sì, le divisioni nelle famiglie alle quali non abbiamo saputo porre rimedio. E abbiamo avuto anche quattro lutti di giovani.