Salutava sempre: Cattelan è una garanzia
Ieri sera, c'è Cattelan... Sì perchè ieri sera, appunto, parafrasando il titolo di uno dei suoi più celebri programmi, Alessandro Cattelan ha fatto tappa al Teatro Morato di Brescia (gremito per l'occasione) per il tour del suo spettacolo teatrale "Salutava sempre".
Un successo totale. In quasi due ore di show, Alessandro Cattelan è in grado di rivedere se stesso, la tv e i social che gli fanno da seconda casa e tutte le ansie del quotidiano, con tagliente e punzecchiante ironia. La risata - scaturita a ogni parola, mossa o nota - lascia sempre spazio alla riflessione che emerge incalzante.
A fare da sfondo (in tutti i sensi) alla sua performance c'è la morte. Quello che va in scena sul palco è il funerale di Cattelan, o meglio: un vero e proprio gioco con la morte e con quello che a questa può conseguire.
Incaricati di dare gli ultimi saluti al "defunto" conduttore sono i tre comici Giordano Folla, Matteo Fallica e Yoko Yamada, che scaldano subito l'atmosfera. L'ingresso di Cattelan è trionfale: è proprio in mezzo al suo pubblico in platea che il comico inizia ad intonare le note di "Salutava Sempre".
Cattelan scherza sulla morte. Ne esorcizza il dubbio e la paura. Lo fa su quella naturale, certo. Come quando ironizza sulla fantomatica speranza, condivisa da gran parte della popolazione, di voler morire nel sonno, perchè meno dolorosa. Ma si concentra soprattutto su quella tipica "dei giorni nostri". Quella della tv, perchè "quando uno esce dal giro, è finito, è come se fosse morto". Quella dei social, basata su un'esposizione continua e frenetica di contenuti che finiscono per opprire e cancellare la persona per dar risalto solo al personaggio. O quella dei sentimenti umani, perchè "dopo 6 secondi, non c'è più posto per l'empatia ma solo per l'egoismo". Non mancano, poi, i riferimenti al suicidio.
Quello andato in scena al Morato è uno show completo e il pubblico ne è completamente coinvolto. Letteralmente, visto che, per ben due volte, Cattelan scende in platea a giocare con gli spettatori. Del resto, ogni tematica li prende in causa. Come quando, per esempio, si parla delle "patologie da social" diagnosticate dagli influencer, come la sindrome dell'impostore, la Fomo e la Jomo. Quante volte si ha avuto l'impressione di esserne soggetti? Quante volte, però, quell'impressione era reale o forse semplicemente influenzata dal contesto?
Gli sketch fanno coppia con le parti cantate. Non poteva mancare, in effetti, la hit "Broccoletti" che arriva però solo nel finale. A precederla, infatti, sono i duetti con Ghali e Francesca Michielin che compaiono sul palco sotto forma di ologrammmi. Con il primo, Cattelan ironizza sui fastidi quotidiani (come quando, in lavatrce, ci si dimentica il fazzoletto di carta nei jeans). Con la seconda, tocca la tematica della lingua inclusiva, gender fluid, riarrangiando alcuni classici italiani.
Anche a teatro (è la sua prima volta, come confessato dallo stesso conduttore alla fine dello show) abbiamo di fronte al 100% Cattelan: simpatia, battuta pronta, sarcasmo tagliente e energia infinita. La morte è il pretesto per affrontare e annientare luoghi comuni, stereotipi e paraonoie sociali. Senza confini, per scardinare quella retorica da hastag tipica dei nostri giorni. Perchè le critiche, sia a se stesso, sia al lavoro e al mondo che lo accoglie, non mancano mai. E perchè, da morto e quindi finalmente sciolto dai giudizi non richiesti, può finalmente sentirsi libero di pensare e fare.
Il talento di Cattelan ha colpito ancora. La sua ironia pure.