Nemesi
Mercoledì 9 settembre alle 21 la rivista “Missione Oggi” dei Missionari Saveriani vuole rendere omaggio al personale degli ospedali bresciani con l’appuntamento teatrale specialmente dedicato ai medici e agli infermieri che si sono dedicati giorno e notte ai malati di Covid-19: Variazione n. 1 sul tema di Philip Roth (nella foto): “Nemesi”, liberamente ispirato all’ultimo e omonimo romanzo del grande scrittore americano.
Lo spettacolo è con Matteo Baronchelli, Filippo Beltrami, Marco Grumi e Anna Danesi per la regia di Giuseppe Marchetti.
In questo 2020 funesto, assediato da un male invisibile, “Nemesi” appare un libro profetico. Al centro della narrazione il proliferare di un’epidemia di poliomielite nell’America degli anni ’40. Al centro dell’ultima fatica di Philip Roth, la fisicità del male e il dramma inenarrabile dell’impotenza umana. Al centro di “Nemesi” c'è un animatore di campo giochi vigoroso e solerte, Bucky Cantor, lanciatore di giavellotto e sollevatore di pesi ventitreenne che si dedica anima e corpo ai suoi ragazzi e vive con frustrazione l’esclusione dal teatro bellico a fianco dei suoi contemporanei a causa di un difetto della vista.
Quando nell’estate del 1944 la polio comincia a falcidiare anche il campo giochi, iniziano a manifestarsi le emozioni che le pestilenze portano con sé: la paura, il panico, la rabbia, la confusione, tanta sofferenza e un indicibile dolore per quei bambini che entrano in ospedale e muoiono soli. Spostandosi fra le strade torride e maleodoranti di una Newark assediata da un virus invisibile, Bucky Cantor cerca di essere un punto di riferimento per i ragazzini del campo giochi, ma qualcosa più forte di lui, lo induce a disertare e a raggiungere la fidanzata nell'immacolato campo estivo per ragazzi di Indian Hill, sulle vette delle Pocono Mountains – la cui "fresca aria montana era monda d'ogni sostanza inquinante". Ed è proprio lì che il virus si fa beffe della paura e inizia il cataclisma, la discesa di Bucky Cantor verso la catastrofe.
Nel narrare l’avanzare inesorabile dell’epidemia, che fa strage di bambini in un campo giochi estivo, Philip Roth parlando del passato, in realtà descrive il futuro. Il nostro. Troppe espressioni troppe frasi, assonanze e affermazioni sono state ripetute durante la pandemia del 2020, come: «Nel quartiere si sparse la voce che la malattia era stata portata a Weequahic dagli italiani»; «Erano gli spaventosi numeri che certificavano l’avanzata di un’orribile malattia»; «Il bol-lettino della polio, che veniva trasmesso quotidianamente dalla stazione radiofonica locale». Gli scenari che Roth tratteggia ricostruendo la quotidianità americana in una lontana estate del ‘44, sembrano veramente una premonizione netta di quanto sta accadendo ora, nel mondo travolto dall’espandersi irrefrenabile della pandemia di Covid -19.
Ingresso libero / Prenotazione obbligatoria
cell. 339-355-9913 (Giuseppe Marchetti)
tel. 030-3772780 - 1 (segreteria Missione Oggi)