Il Misantropo di Malosti al Sociale
Riprende, con la rivisitazione della commedia di Moliere, la stagione di prosa del Centro teatrale bresciano
Dopo il “Dio ride” di Moni Ovadia che ha chiuso la prima parte della stagione di prosa, la programmazione teatrale del Ctb riprenderà l’8 gennaio con lo spettacolo “Molière / Il Misantropo. Ovvero il nevrotico in amore”. Si tratta di una produzione Teatro Piemonte Europa, Teatro Carcano Centro D’arte Contemporanea, Luganoinscena, che porta la firma di Walter Malosti, che torna ad affrontare Moliere, proponendo al pubblico un “Misantropo “del tutto inedito.
Il suo Alceste, infatti, è un filosofo, un nero buffone, un folle estremista del pensiero, che assume in se le risonanze piiù intime e strazianti del dramma molieriano, senza rinunciare alla sottile linea comica, al fuoco farsesco che innerva il protagonista.
L’opera di Moliere riletta da Malosti diventa un testo del tutto attuale, potente e perturbante. Una commedia tragica, venata di una forma di umorismo instabile e pericolante, che porta in se le vive ferite del suo autore: in essa emergono le nevrosi, i tradimenti, i dolori di un personaggio capace di trasformare tutto il proprio disagio e la propria rabbia in una formidabile macchina filosofica, esistenziale e politica, che interroga e distrugge qualunque cosa incontri nel suo percorso.
La lettura che ne ha fatto Malosti trasforma “Il Misantropo” nel dramma di un essere inadeguato alla realtà, l’allucinata tragedia di un uomo ridicolo, che si scontra con un femminile complesso e modernissimo, rappresentato come un prisma dalle tre figure di donna presenti nel testo. Una commedia di confine, quella che sarà in scena al Sociale dall’8 al 12 gennaio, che coglie Molière al momento di farsi buffone del Re: infatti il grande autore nello stesso anno del Misanthrope collabora intensamente alle feste di Saint-Germain, e da quel momento in poi si adopererà sempre più ad organizzare i divertimenti reali. Molière, come scrive acutamente Fausta Garavini, “abbandona la propria intima spoglia al suo personaggio”, forse il più autobiografico, se appunto si pensa anche al rapporto di servitù o servilismo nei confronti di Luigi XIV. “Alceste non può vivere nel mondo e fugge nel deserto; Molière deve sopravvivere e si costituisce prigioniero, si dichiara sconfitto.
Nel costruire insieme a Malosti la lingua di questo nuovo Misantropo, il giovane autore Fabrizio Sinisi si è confrontato con alcuni grandi autori del Novecento, soprattutto Thomas Bernhard. Il testo classico viene qui messo a reazione con un altro grande capolavoro molieriano: quel Don Giovanni di cui il Misantropo diventa la tavola rovesciata e complementare, l’immaginario prologo della dissoluzione: Alceste e Don Giovanni diventano i due volti di una lotta totale e disperata contro l’ipocrisia e il compromesso su cui è costruita la civiltà. Lo spettacolo viene a proporsi quindi come un lucido saggio sul desiderio e l’impossibilità di esaudirlo, sul conflitto tra uomo e donna, uomo e società, uomo e cosmo. In scena, con Malosti, Accanto a lui, nella parte di un’inedita Célimène, Anna Della Rosa, una fra le attrici più talentuose della sua generazione, ammirata anche al cinema nel film “La grande bellezza”, insiem