Il lamento della moltitudine
Mercoledì 5 agosto alle 21.30 torna, per il terzo appuntamento, la serie “Teatro dell’anima” Estate 2020, a cura della rivista “Missione Oggi”, dei Missionari Saveriani di Brescia. Il titolo “Il lamento della moltitudine” è preso in prestito dallo scrittore, poeta, critico letterario e patriota bresciano, Giovita Scalvini (1791-1843), il primo critico italiano a comprendere il valore e l’originalità del romanzo manzoniano.
La regia è di Giuseppe Marchetti.
La sinossi de “I Promessi Sposi” è lo stesso Manzoni a tracciarla nel capitolo 33, quando abbandonato Don Rodrigo nel Lazzaretto, ritorna su Renzo: “Lasciando ora questo (Don Rodrigo, ndr) nel soggiorno de' guai, dobbiamo andare in cerca d'un altro, la cui storia non sarebbe mai stata intralciata con la sua, se lui non l'avesse voluto per forza; anzi si può dir di certo che non avrebbero avuto storia né l'uno né l'altro: Renzo, voglio dire…”.
Renzo è il protagonista assoluto del romanzo, non per nulla l’autore gli affibbia il cognome di “Tramaglino”, perché è lui che dà inizio alla trama, con il suo essere un soggetto non passivo della storia, maiuscola o minuscola che sia, col suo non accettare il sopruso dei potenti, col suo non accontentarsi di quello che si ha, con la sua ribellione e il suo non cedere sul proprio desiderio, mette in moto una rete di incontri e scontri che tessono la trama del romanzo. Così Renzo è pure essenziale dal punto di vista della scrittura. Essendo posto come colui che tiene le fila, permette all’autore di avvilupparsi in infinite digressioni, di scrivere romanzi nel romanzo, di farsi storico, senza perdersi, smarrirsi, mantenendo una lucidità e una linearità che avvince il lettore. Insistiamo su Renzo perché è la parola più abusata in questa lettura multimediale. Un nome proprio sempre e puntualmente evocato dagli attori. Per necessità. Per riuscire nel nostro intento di far precedere i capitoli sulla peste a quelli sulla carestia, e osservare attraverso le parole di Manzoni cosa ci è successo e cosa ci sta per accadere in questo nostro tempo cadenzato dalla pandemia.
Pandemia e Carestia, due fenomeni che sopraggiungono strettamente legati uno al-l’altro e che in questa triste esperienza a noi contemporanea, si sono presentati insieme, quando all’inizio dell’epidemia i soldi non riuscivano ad acquistare i beni essenziali ad arginare il contagio: le mascherine, il gel, i camici, i respiratori artificiali ecc. Introvabili sul mercato, perché lo stesso che ci ha messo i soldi in tasca, ne ha sconsigliato la produzione sia per incapacità previsionale, sia per la sua scala di valori che non mette al primo posto la salute, e, soprattutto, perché prodotti non remunerativi in termini di utile d’impresa.
Renzo è il personaggio che attraversa indenne sia l’epidemia, sia la carestia, è il sog-getto che non cede sul proprio desiderio, è la figura dell’uomo idealizzato dal Manzoni. Un uomo che non accetta di essere assoggettato dalla contingenza: “… in un tanto eccesso di stenti, in una tanta varietà di querele, non si vedesse mai un tentativo, non iscappasse mai un grido di sommossa… Ma noi uomini siam in generale fatti così… ci curviamo in silenzio sotto gli estremi; sopportiamo, non rassegnati ma stupidi, il colmo di ciò che da principio avevamo chiamato insopportabile.”
I percussionisti della Banda di Zocco e Spina insieme all’organo della chiesa di San Cristo cadenzeranno la lettura de “Il lamento della moltitudine” sulle note del Finale della seconda sinfonia di G. Mahler nota anche con il titolo di Auferstehung (Resurrezione).
Ingresso libero / Prenotazione obbligatoria (entro mercoledì 5 agosto ore 12.00): cell. 339-355-9913 (Giuseppe Marchetti) - tel. 030 3772780 int. 1