Il Caso Kaufman apre la stagione n° 50 del Ctb
Dal 17 al 22 ottobre in prima assoluta al Teatro Sociale lo spettacolo scritto da Giovanni Grasso
Debutta il 17 ottobre al Teatro Sociale di Brescia (dove resterà sino a domenica 22), in prima nazionale assoluta “Il caso Kaufmann”, nuova produzione del Centro Teatrale Bresciano, Teatro Stabile di Torino - Teatro Nazionale, Fondazione Atlantide – Teatro Stabile di Verona, Il Parioli, su testo di Giovanni Grasso, per la regia di Piero Maccarinelli, con un cast eccezionale guidato da Franco Branciaroli. Lo spettacolo apre la 50esinma stagione del Ctb.
Quello ormai prossimo al debutto è un nuovo tassello alla collaborazione tra la penna di Giovanni Grasso, giornalista, scrittore e uno dei più stretti collaboratori del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, e lo sguardo del regista Piero Maccarinelli – dal cui sodalizio è nato “Fuoriuscit”i, spettacolo di successo prodotto dal Ctb per la Stagione 2019/2020 – che racconta la tragica vicenda dell’anziano ebreo Leo Kaufmann, sconvolgente scontro tra odio e ingiustizia.
Ispirato a una storia vera, quella di Leo Katzenberger e Irene Seidel, “Il caso Kaufmann” è la trasposizione teatrale dell’omonimo romanzo dello stesso Grasso, vincitore nel 2019 di numerosi riconoscimenti, tra cui il Premio Cortina d’Ampezzo per la narrativa italiana e il Premio Capalbio per il romanzo storico.
Dopo il debutto bresciano, lo spettacolo sarà in tournée al Teatro Parioli di Roma (24-29 ottobre 2023), al Carignano di Torino (31 ottobre-5 novembre 2023) e al Teatro Nuovo di Verona (7-12 novembre 2023).
Nello spettacolo, Franco Branciaroli è Lehman Kaufmann, presidente della Comunità ebraica di Norimberga, Graziano Piazza è Padre Höfer, cappellano del carcere di Monaco, Viola Graziosi veste il ruolo di Irene Seider, giovane fotografa, Franca Penone è Eva Greese, ex governante di casa Kaufmann, mentre Piergiorgio Fasolo interpreta Oskar Rothenberger, presidente del Tribunale speciale di Norimberga, Alessandro Albertin è Herbert, tirocinante in magistratura e assistente di Rothenberger, Andrea Bonella è Hans Groß, giudice istruttore presso la Corte ordinaria di Norimberga e la Guardia carceraria.
Le scene sono di Domenico Franchi, le luci di Cesare Agoni, le musiche di Antonio Di Pofi e i costumi di Gianluca Sbicca.
Lo spettacolo è ambientato nel 1941, a Monaco di Baviera. Ci troviamo nella cella di massima sicurezza all’interno del carcere di Stadelheim. Un condannato a morte, alla vigilia dell’esecuzione, chiede alla guardia carceraria di poter vedere il cappellano. Alle rimostranze della guardia (“Ma a che le serve un prete? Lei è ebreo!”), il prigioniero ribatte che ha sentito l’improvviso desiderio di convertirsi al cattolicesimo. La guardia, nonostante l’iniziale perplessità, acconsente alla strana richiesta. Pochi minuti dopo, il cappellano entra nella cella di Leo Kaufmann, anziano ex presidente della comunità ebraica di Norimberga.
Leo chiarisce immediatamente al sacerdote che non ha alcuna intenzione di abbandonare l’ebraismo in punto di morte, ma che ha inventato la storia della conversione solo perché spera di poter far recapitare un messaggio di addio alla giovane Irene, condannata a quattro anni di carcere duro per falsa testimonianza, nel disperato tentativo di salvare l’anziano amico. Il prete, incuriosito dalla vicenda tragica e colpito dalla dignità del prigioniero, accetta di restare con lui in cella nelle sue ultime ore. E, in un dialogo intimo e serrato, ne raccoglie le confidenze e i segreti.
Leo Kaufmann svela al prete che è stato condannato a morte dal Tribunale speciale di Norimberga in violazione delle Leggi dell’Onore e del Sangue del 1935, per aver commesso il reato di “inquinamento razziale”. Nonostante Kaufmann si sia sempre dichiarato innocente, la Corte di Norimberga ha infatti stabilito l’esistenza di una lunga relazione di carattere sessuale con la poco più che ventenne “ariana” Irene Seider, figlia del suo migliore amico.
Davanti al prete cattolico, che si dimostra umano e comprensivo, l’anziano ebreo accetta di ripercorrere la sua drammatica vicenda fin dagli inizi quando, nell’ormai lontano 1933, Kurt, il suo migliore amico, gli affida la figlia Irene, decisa a trasferirsi a Norimberga per seguire un corso di fotografia.
Tra l’anziano uomo, vedovo e senza figli, e la giovane “ariana” si instaura immediatamente un rapporto speciale di affetto, confidenza e, anche, di desiderio, immediatamente represso. Nonostante l’implacabile macchina di persecuzione anti-ebraica messa in piedi dal nazismo al potere renda, con il passar del tempo, sempre più difficile la prosecuzione di questa profonda e sincera amicizia, il legame innocente tra Leo e Irene non è passato inosservato tra i vicini di casa, i conoscenti, gli abitanti del quartiere, sempre più imbevuti di odio e dominati dalla paura.
Kaufmann, ridotto ormai in miseria dai provvedimenti razziali, viene arrestato e condotto in carcere. Ma se, in mancanza di prove, il giudice istruttore Hans Groβ ne firma il proscioglimento, il settario giudice nazista Rothenberger, presidente del Tribunale speciale di Norimberga, riesce, con un artificio procedurale, a farsi attribuire la competenza sul caso. E per Kaufmann e Irene, trascinati in un processo farsa, con giudici fanatici e con testimoni malevoli e inattendibili, non vi sarà più scampo.