Dentro le forme
All'interno del Festival Dòsti, la Chiesa Valdese ha ospitato un laboratorio teatrale per donne italiane e straniere, proposto dall’Associazione Dòsti e condotto da Valbona Xibri, per esplorare i rituali e le usanze che, nelle diverse religioni, hanno a che fare con il lutto
Ancora frastornati dalla pandemia, abbiamo più che mai bisogno di riunirci per riflettere su un argomento difficile e molto spesso tabù: la morte e tutto ciò che comporta dal punto di vista personale, religioso e comunitario.
“Dentro le (f)orme” è la dimostrazione di un lavoro svolto all’interno del laboratorio teatrale, rivolto a donne italiane e straniere, proposto dall’Associazione Dòsti e condotto da Valbona Xibri, andato in scena nella Chiesa evangelica Valdese, questa sera. L’obiettivo? Esplorare i rituali e le usanze che, nelle diverse religioni, hanno a che fare con la perdita e il lutto, ma anche le credenze che motivano la preparazione dei defunti.
Attraverso canti, preghiere, danza, movimento e improvvisazione teatrale, le partecipanti hanno creato un mondo integrale reinterpretando le tradizioni popolari e religiose. Un mondo che non distingue tra canto e danza, così come non divide vita e morte. Il colore della vita si è alternato al nero del lutto e dei ricordi. Un argomento attuale in tempi post pandemici, sostenuto dal senso di rinascita e dal forte desiderio di abbracciare e celebrare la vita.
Al termine della performance teatrale, il pubblico è diventato protagonista con un brainstorming riassuntivo delle sensazioni lasciate dallo spettacolo. Suscitate dall’invito di Michele Lobaccaro, direttore artistico del Festival, le persone hanno dato sfogo alla loro creatività e alle loro emozioni.
Tante le parole pronunciate: meraviglia, amore, stupore, non-silenzio, armonia, condivisione, amicizia, sorellanza, grazia, leggerezza, memoria, resurrezione.
“Il laboratorio è stata l’occasione per creare un gruppo coeso, senza vincoli di provenienza, età o religione e capace di condividere ed elaborare emozioni ed esperienze – spiega Valbona Xibri –. Si potrebbe dire che l’eterogeneità sia stata il punto di forza del laboratorio, visto come sono cambiati i sentimenti delle persone nei confronti della morte e della rinascita”.
“Questa sera – sono le parole di Dino Magì, Pastore della Chiesa Evangelica Valdese di Brescia – si rende concreto un mondo fatto davvero di collaborazione, dalla volontà di costruire insieme il futuro. In questi anni abbiamo sentito parlare, forse troppo, della morte. Adesso dobbiamo cominciare a rinascere. Che significa essere qualcosa di completamente nuovo per non commettere gli errori del passato. Alle basi di questa rinascita, ci dovranno essere fondamenta di pace, solidarietà e amicizia”.
“Abbiamo assistito a cosa significa vivere nella bellezza e profondità della differenza delle proprie lingue, culture e valori – afferma Roberto Cammarata, presidente del Consiglio Comunale di Brescia –. Ognuna di voi, nella performance, ha salutato a suo modo qualcuno: salutare chi ci lascia è dare senso alla morte, perché la morte fa parte della nostra esistenza, quindi in qualche modo significare dare senso anche alla vita”.