Archimede forse, in scena
Il 29 e 30 marzo al Santa Chiara-Mina Mezzadri la prima nazionale di uno spettacolo di Claudio Simeone che parla di migranti
Va in scena venerdì 29 e sabato 30 alle 20.30 al Teatro Santa Chiara Mina Mezzadri di Brescia la prima nazionale di “Archimede, forse” testo e regia di Claudio Simeone e Abderrahim El Hadiri, quest’ultimo anche interprete. Lo spettacolo, presentato in collaborazione con il Ctb, parla di migranti incontrati, a volte con insofferenza, agli angoli delle strade o nei parcheggi. Il testo dà voce a un possibile racconto di storie dei tanti nuovi bresciani e italiani, pone delle domande su cosa sia conservato e nascosto dietro sorrisi in apparenza sereni, che cosa portino della loro vicenda, come vivano nelle nostre città, quali le ferite di un viaggio di sofferenza.
“L’idea del racconto – spiega Claudio Simeone – è nata osservando giovani richiedenti asilo, ospiti in un albergo in città, che in strada giocavano a palla. Non era una partita appassionante, ma come me si erano fermati alcuni passanti e i loro commenti a mezza voce erano tutt’altro che benevoli. Perché mai potevano “permettersi” di giocare sulla “nostra” strada? Guai poi a quelli che avevano in mano il cellulare! Insomma, la cosa era vissuta come uno dei tanti problemi che gli stranieri ci procurano, oltre allo spaccio, ai furti e magari anche agli stupri e al terrorismo”
Il testo pone l’accento non solo sul fastidio sempre più diffuso nei confronti delle persone che incontriamo e hanno la pelle di un colore diverso dal nostro, ma sulla dilagante educazione all’insofferenza, se non addirittura all’odio.
“Quando li vediamo in viaggio su barche scassate o gommoni stracolmi magari ci sentiamo coinvolti e turbati, prosegue l’autore. Ci siamo commossi tutti vedendo il piccolo Ailan sulla spiaggia turca, con la maglietta rossa, in mezzo all’acqua. Però se il piccolo Ailan ce lo troviamo davanti, forse 15 anni dopo, per la strada, ci viene da dire: ma perché sei venuto qua a romperci le scatole? Magari rubi, o spacci, o fai il terrorista. C’è un gioco al ribasso, non sappiamo niente di loro, li consideriamo una massa indistinta e complessivamente pericolosa. Non ci rendiamo conto che al di là dei sorrisi, della voglia di gioco o del silenzio, c’è il dolore di una fuga da una casa, dagli affetti, e poi c’è un viaggio di sofferenza e di violenza.
Per la prima volta l’associazione Cicogneteatro con lo spettacolo “Archimede, forse” si rivolge a un pubblico di adulti oltre che di ragazzi e ragazze come in passato. La narrazione è ambientata in un centro di accoglienza nel sud e vuole rendere il pubblico partecipe nel modo più leggero e giocoso possibile. Lo fa con una scenografia dal sapore di notti d’oriente e attraverso la maestria interpretativa di corpo e parola di Abderrahim El Hadiri.
Dopo aver raccontato nello spettacolo “Buonviaggio” e nel libro “Tarek” di Tiziana Gardoni, il viaggio di un bambino dal Mali attraverso il Mediterraneo, presentato a oltre 15mila spettatori in Italia e all’estero, nel nuovo spettacolo i protagonisti sono coloro che ci vivono accanto, seppure spesso invisibili.
Costo dei biglietti 5 euro, in prevendita in teatro e in rete: www.vivaticket.it, informazioni su pagina Fb cicogneteatro.