Lippi: Quale formula per la vittoria?
Ospite di un webinar organizzato dal Rotary Club Rodengo Abbazia, Marcello Lippi ha tracciato i contorni della compagine ideale
Marcello Lippi, l’allenatore viareggino che nel calcio, con squadre di Club e Nazionale, ha vinto praticamente tutto, è stato ospite di un incontro virtuale organizzato dal Rotary Club Rodengo Abbazia. Lippi ha affrontato il tema della serata “Oltre le difficoltà: creazione, gestione e sviluppo di una squadra vincente” rispondendo alle domande degli ascoltatori e ricostruendo, con aneddoti, la sua carriera sportiva. In termini di gruppo e di squadra come si sono vissute le ore di grande tensione che hanno preceduto la finale di Berlino del 2006? “Arrivi ad una finale dopo due anni di lavoro nel corso dei quali si è prima costruito e poi gestito un gruppo, creando i presupposti psicologici per diventare una squadra importante. Presupposti che sono soprattutto di carattere morale. Sono profondamente convinto che non si vince per gli schemi, ma solo se si riesce a creare un gruppo di persone unite, compatte, che si mettono a disposizione una dell’altra e che mettono le proprie qualità al servizio della squadra. Abbiamo lavorato bene, siamo cresciuti. Avevo calciatori molto forti e soprattutto veri uomini. Veri leader. Insieme a loro abbiamo costruito questa squadra e piano piano è cresciuta la convinzione, l’autostima. Un gruppo talmente unito, talmente compatto, che stava così bene insieme che anche di fronte alle difficoltà non si è sciolto. Tutto ciò che arrivava dall’esterno è stato convertito in energia positiva. Quella sera non c’era tensione, c’era solo la voglia di concludere la corsa, c’era tanta convinzione di vincere”.
Percorso. Da giocatore ad allenatore: un percorso naturale? “Non sempre, ma per me è stato così. Stavo ancora giocando e avevo già in testa la voglia di allenare. Facevo domande ai miei allenatori e tenevo un diario degli allenamenti tecnici e tattici. Ho iniziato con la Primavera della Sampdoria, ma volevo allenare una squadra vera, con degli stimoli diversi, provando altre emozioni. Ho fatto la gavetta. Ho avuto i primi esoneri, che buttano giù di morale, ma che fanno crescere, che migliorano sotto il piano della competenza. La vita non è fatta solo di momenti positivi, anzi proprio nei momenti negativi l’essere umano dà il meglio di se stesso. Dopo diverse esperienze sono arrivato alla Juventus, con la quale sono riuscito a vincere tutto”. Quando un allenatore diventa vincente? “L’allenatore vincente non è quello che organizza la squadra tatticamente meglio di altri, ma è quello che riesce ad entrare nella testa dei propri giocatori, che riesce a convincerli che le loro qualità devono essere messe al servizio della squadra”. Qual è la differenza tra i campioni e i fuoriclasse? “Il campione è il giocatore al quale la natura ha regalato doti importanti, ma che di suo non ci mette nulla per far diventare queste doti determinanti per la vittoria della propria squadra. Il fuoriclasse, risulta determinante sul campo e fuori. Si può traslare nel concetto di leader e vale in qualsiasi attività, perché il leader nasce nella quotidianità dei rapporti di lavoro”.