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Palazzolo sull'Oglio
di MASSIMO VENTURELLI, SERGIO ARRIGOTTI 08 mag 2023 07:40

Vivere la pace non basta: occorre costruirla

Più di 10mila persone hanno partecipato ieri alla marcia della pace "Bergamo Brescia in cammino" conclusasi a Palazzolo sull'Oglio con gli interventi di don Luigi Ciotti e don Fabio Corazzina

Più di 10mila persone (12mila secondo gli organizzatori), molte, molte di più delle 5.000 che hanno potuto accedere al parco Metelli di Palazzolo sull'Oglio dove era stato programmato il momento finale, hanno preso parte ieri alla marcia "Bergamo Brescia in cammino", il contributo che i Coordinamento degli enti locali per la pace delle due province hanno pensato come contributo alla "Capitale della cultura".

Due fiumi variopinti di persone, famiglie, giovani, adulti e bambini si sono incontrati sul ponte "Sara Giusi" di Palazzolo sull'Oglio, un luogo simbolico perché proprio da una pace siglata su un ponte nel 1192 tra Brescia e Bergamo, allora in guerra, nacque il Comune palazzolese.

Ad accompagnare tutte queste persone c'erano anche 42 sindaci, a riprova che quello della pace è un movimento che nasce dal basso e che come tale non può trovare la politica indifferente o distratta.

"Bergamo Brescia in cammino" ha radici lontane nel tempo, come è stato ricordato anche ieri. Era il settembre del 2021 quando rappresentanti delle amministrazioni comunali del Bresciano e del Bergamasco si incontrarono alla marcia Perugia-Assisi e subito divenne naturale interrogarsi come un tema importante come quello della pace potesse trovare posto nel palinsesto che le due città andavano mettendo a punto per celebrare un anno interamente dedicato alla cultura.

"La pace non è solo assenza di guerra - è la considerazione tornata nelle parole di chi si è alternato sul palco allestito per ospitare la manifestazione finale di una giornata di festa - pace è essenzialmente una cultura che si costruisce dal basso, dalla gente, dai Comuni".

"Siamo arrivati in questo parco - sono state le parole di Roberto Cammarata in rappresentanza del Comune di Brescia - stanchi, ma di quella bella stanchezza di chi sa di essersi impegnato per un obiettivo giusto. E la pace è il più giusto di tutti gli obiettivi".

La voce dei sindaci e degli amministratori presenti alla Marcia è stata riassunta da Gian Marco Cossandi, primo cittadino di Palazzolo che ha ricordato come le migliaia di persone che hanno aderito alla manifestazione sono "il disegno di un territorio in movimento verso il futuro, di gente che affferma con la propria presenza che non c'è pace senza diritti, senza lotta alle ingiustizie sociali e alla povertà, senza istruzione ed educazione per tutti".

Sul palco è poi salito don Luigi Ciotti, fondatore di Libera. "La pace - ha esordito - è il riconoscimento della libertà, del diritto e della dignità di ogni essere vivente e ciascuno è chiamato a vivere per la pace e non in pace perché, come ricordava Ghandi, non c'è una strada per la pace, perché la pace stessa è la strada su cui ogni uomo deve camminare". Ha poi ricordato come il monito lanciato da papa Francesco subito dopo la sua elezione, a prendere atto di una terza guerra mondiale  a pezzi oggi sia una drammatica realtà che tocca 60 Paesi del mnndo. "La guerra - ha proseguito parlando del conflitto in corso in Ucraina e di tutti gli altri di cui si parla poco - è figlia della follia di individui che negano gli altri, che usano gli altri per il proprio tornaconto. E  a volte con questi folli, con questi dittatori instauriamo anche collaborazioni dettate da interessi economici, come avviene con l'Egitto che ostinatamente non sta facendo nulla per arrivare alla verità sul caso di Giulio Regeni".

"Dobbiamo decidere - ha continuato ancora don Ciotti - se di fronte al male della guerra preferiamo curare soltanto il sintomo o decidiamo di estirparlo dalle sue radici", a partire dalle tante, tantissime negazioni dei diritti più elementari che ancora segnano il mondo".

"Il pericolo più grave - sono state ancora parole di don Ciotti prese a prestito da mons. Helder Camara - non è tanto l'arsenale atomico mondiale, ma la miseria in cui versano ancora troppi popoli del mnndo e che rischia di esplodere da un momento all'altro". Sono queste le vittime di altre guerre invisibili, forse più devastanti di quelle che si combattono con le armi, "sono le guerre economiche e finanziarie. "Lo scorso anno - ha ricordato - sono stati spesi 20113 miliardi di dollari in armamenti militari, l'unico settore della produttivo che non ha accusato la recessione arricchendo solo mille aziende nel mondo".  

Don Ciotti ha ricordato poi altri fattori che stanno  contribuendo ad alimentare le "terza guerra mondiale a pezzi". Ha parlato dei tanti muri che ancora dividono il mondo. Abbiamo fatto festa nel 1989 per la caduta di quello di Berlino, ma oggi i muri presenti nel mondo sono ancora 51 e la loro lunghezza complessiva supera quella della circonferenza della terra. Ci sono i muri che l'Europa sta costruendo anche sul mare per impedire l'arrivo a chi cerca da noi quella pace e quei diritti che non ha nei Paesi d'origine". Ci sono poi i muri, ha continuato ancora don Ciotti, costituiti dalle mafie che oggi, in Italia, sono più potenti di un tempo, soprattutto al Nord. Ci sono i muri costruiti dall'indifferenza della politica.

"La Marcia di oggi - ha concluso il fondatore di Libera - è una grande occasione culturale per inziare ad abbattere dal basso tutti questo muri, per dire che la speranza non è un reato, che il viaggio di chi cerca altrove quelle terra promessa al di fuori dei Paesi di origine non è un reato". 

A chiudere la serie degli interventi, dopo un momento di intrattenimento musicale, è stato don Fabio Corazzina che, salito sul palco, ha raccontato ai partecipanti un suo sogno. "Vorrei - ha affermato il parroco di Fiumicello - che potesse ripetersi quanto che accadde nel 1997. Allora si realizzò in sogno che si era immaginato a Castenedolo, dove due piccole ditte, la Valsella e la Meccanotecnica, fabbricavano mine antipersona. L'Italia aderì al Trattato internazionale di abolizione delle mine antipersona. E da allora l'Italia non ha più prodotto e venduto mine".

Sulla scorta di quel sogno diventato realtà don Fabio, e tanti altri della campagna "Italia Ripensaci " con lui, spera che l’Italia, grazie al lavoro di tante persone, aderisca al Trattato di abolizione delle bombe nucleari. "È un passo di pace non indifferente. Ce l’abbiamo fatta con le mine, e pensavamo di non farcela. È la campagna sulla quale dobbiamo insistere”. La campagna sulla quale chiamare a raccolta il territorio, le associazioni, le istituzioni, i parlamentari. Ce la faremo anche con le armi nucleari. Perché senza armi nucleari si sta decisamente meglio”.

Durante il suo intervento ha citato don Tonino Bello per ricordare che “per costruire la pace occorre un cambio di mentalità, perché non è un bene di consumo che si trova nei supermercati, ma è il frutto di un impegno continuo e costante di ciascuno di noi, la pace richiede lotta, richiede sofferenza, richiede tenacia, esige alti costi di sacrificio. La pace non ha nulla a che spartire con una vita pacifica e tranquilla. La pace è un cammino".

Alle persone che gremivano il parco di Palazzolo, don Fabio ha poi indicato quattro piccoli pensieri guida. Il primo è che “il tempo è superiore allo spazio: la guerra conquista spazi, il tempo prolunga la vita e la dignità delle persone. Scegliere la pace vuol dire scegliere il futuro”.

Il secondo elemento è che “l’unità prevale su ogni conflitto”. I conflitti ci sono, non si possono cancellare o dissimulare, così come le differenze e le divisioni, ma bisogna impegnarsi a“non trasformale in violenza, in guerra e scontro e trasformare l'altro in nemico. Noi crediamo in nuove e promettenti sintesi”.

Poi “la realtà è più importante dell’idea”. Vi è chi dice che la realtà è la guerra, e la pace è una idea. Ma in realtà non è così: “la guerra è un'idea astratta separata dalla realtà, che ha cancellato le vittime. i paesi distrutti, le scuole devastate, le case bombardate, i soldati che periscono. Il non ricordare che quando parliamo della guerra parliamo delle città devastate e di un futuro calpestato vuol dire che abbiamo trasformato la guerra in un'idea, e la pace è la vera realtà. perché la pace tutto questo non lo contempla”.

Infine, “il tutto è superiore ad una parte”. Il corteo oggi era composto da realtà le più diverse: territori, gruppi, associazioni, famiglie, anziani, giovani, istituzioni, politici, amministratori. Persone diverse, che insieme continuano a dire che un mondo nuovo è possibile, e insieme vogliono continuare a costruirlo".


MASSIMO VENTURELLI, SERGIO ARRIGOTTI 08 mag 2023 07:40