Un bresciano prigioniero in Siria
Diffuso un video in cui Sergio Zanotti, 56enne di Marone, chiede l'intervento del governo italiano per scongiurare la sua esecuzione. Gli inquirenti al lavoro per capire chi tenga in ostaggio l'imprenditore sebino. La preoccupazione dei familiari
Un bresciano nelle mani dell'Isis? La notizia, diffusa ieri, apre questa mattina le prime pagine dei social, di tutti i quotidiani locali e nazionali ed è riuscita a ritagliarsi uno spazio anche nei notiziari radiofonici e televisivi. Sergio Zanotti, di Marone, sarebbe nelle mani dei suoi rapitori da oltre sei mesi. Il sequestro risalirebbe all'epoca della sua partenza per la Turchia nell'aprile scorso.
La conferma del suo "status" di rapito è un video diffuso ieri dal russo Newsfront (anche se la ex moglie afferma di essere stata informata dalla Farnesina dell'esistenza del documento già da qualche giorno) in cui Sergio Zanotti, barba lunga in ginocchio davanti a un combattente incappucciato, dà conto della sua situazione. "MI chiamo Sergio Zanotti e da sette mesi sonoi prigioniero qui in Siria. Prego il governo italiano di intervenire nei miei confronti prima di una mia eventuale esecuzione". Tra le sue mani un piccolo cartello in cui si legge la data del 5 novembre.
Fonti investigative e di intelligence avrebbero confermato il sequestro, mentre è ancora in corso di acccertamento la natura dello stesso. Mancano, a conferma della pista jihaidista, alcune caratteristiche tristemente tipiche: non c'è messaggio dei rapitori che precede l'appello di Zanotti e mancano anche quei segni distintivi, come il simbolo dello sedicente Stato islamico a conferma della fonte. Mancherebbero, inoltre, anche il tipo di azione chiesta al governo italiano.
Gli unici dati di certezza nelle mani degli inquirenti, per ora, sono la data di partenza di Sergio Zanotti per la Turchia e il suo ultimo contatto con la famiglia. Zanotti era partito il 14 aprile scorso, con in tasca un biglietto di ritorno per il 16 aprile. In quella data l'ultima telefonata in Italia, interrotta però bruscamante. Risale invece al 5 maggio l'ultimo contatto Whatsapp. Poi il lungo silenzio sino alla diffusione del video.
La Procura di Roma sta già indagando la tempo sulla scomparsa dell'imprenditore sebino. Un procedimento contro ignoti è aperto da tempo, da quando la ex moglie aveva denunciato la sua scomparsa. Tra le tante ipotesi ancora da verificare, ferma la pista jihaidista, anche quella che Sergio Zanotti possa essere finito nella mani di qualche banda criminale locale, svincolata da ogni appartenenza politica, consapevole che un cittadino europeo è sempre una "fonte di reddito" non indifferente.
Al di là delle congetture e della indagine, restano la scomparsa dell'imprenditore bresciano a la preoccupazione dei suoi familiari