Profughi: l’unione fa la forza
Sono una trentina gli ucraini accolti a Cologne dove il Comune e la parrocchia si sono attivati per l’accoglienza con un lavoro di rete
L’unione fa la forza, soprattutto in tempi difficili. Subito all’indomani dello scoppio della guerra, i Servizi sociali hanno contattato tutti i cittadini ucraini già residenti a Cologne per capire quanti profughi fossero in arrivo e fare il punto della situazione. Alla fase conoscitiva e colloquiale, si è passati poi a quella burocratica attraverso la dichiarazione di ospitalità come da norme vigenti emesse dalla Prefettura e successivamente al provvedimento delle immediate necessità di cibo e vestiti, interfacciandosi con gli organi superiori per le cure sanitarie necessarie.
Fondamentale la collaborazione con la Caritas, grazie alla quale, settimanalmente viene distribuito a domicilio degli ospitati un pacco alimentare con beni di prima necessità a lunga conservazione, ma anche indumenti intimi (primi ricambi) e vestiario basilare (tute, felpe, pigiami…) in base a taglie e genere attraverso un costante montiraggio telefonico. “La cosa più utile in questo momento – ha sottolineato l’Assessore Francesca Boglioni che, insieme alla consigliere Valentina Ambrosini, sta coordinando il tutto – e secondo anche le indicazioni della Diocesi è sicuramente la raccolta di fondi per l’assistenza e acquisti mirati in base alle effettive esigenze degli ucraini in difficoltà nel nostro paese e non solo (codice IBAN: IT62W0503454390000000003401)”.
Immediati sono stati anche i contatti con l’Istituto comprensivo Montorfano per l’accoglienza dei bambini a scuola, dall’infanzia dei 3 anni sino alle medie, a seconda della classe di apprendimento migliore e delle esigenze personali: iscrizione possibile solo una volta espletate le ordinarie vaccinazioni.
Buoni si sono mostrati i collegamenti e gli appoggi con le famiglie residenti e anche i più giovani hanno sperimentato una calorosa accoglienza grazie ai ragazzi volontari che li hanno inseriti nel gruppo adolescenti dell’oratorio, facendoli sentire più integrati e meno soli, riuscendo a comunicare soprattutto in inglese. “Si tratta di famiglie, donne e nonne giovani (non più di sessant’anni), bambini e ragazzi – ha aggiunto la Boglioni – tutti accomunanti dal desiderio di tornare appena possibile alla loro casa!”. Preziosissimo l’aiuto della Parrocchia “che – come ha ben espresso il parroco don Mauro Assoni – ha scelto di collaborare col Comune, secondo i propri principi cristiani, per far sì che anche queste persone possano essere qui accolte in maniera dignitosa”. A tale proposito si è messa a disposizione per ricevere disponibilità di abitazioni e spazi (magari sfitti o comunque fruibili) da aprire per l’ospitalità ai rifugiati. Confermata anche l’adesione al progetto Sai (Sistema di accoglienza e integrazione) finanziato dal Fondo nazionale per le Politiche e i Servizi dell’asilo e al quale nella nostra Provincia hanno aderito solo una quarantina di Comuni.