lock forward back pause icon-master-sprites-04 volume grid-view list-view fb whatsapp tw gplus yt left right up down cloud sun
Paderno Franciacorta
di VITTORIO BERTONI 03 apr 2020 15:15 Ultimo aggiornamento 02 apr 2020 15:15

La guerra di Angelo. Il diario

Ascolta

Angelo Venni, classe 1919, racconta al nipote i ricordi della sua guerra nel libro-diario scritto dagli storici Gianluigi Valotti e Matteo Ghedi

Dal 31 marzo 1939 al 30 novembre 1945. Sei anni e otto mesi sotto le armi, buona parte dei quali passati al fronte. Tanto dura “La guerra di Angelo”, raccontata nel libro-diario scritto dagli storici Gianluigi Valotti e Matteo Ghedi. Il padernese Angelo Venni, classe 1919, racconta al nipote i ricordi della sua guerra, ricordi che grazie ad una memoria di ferro e a una mente lucida non spariscono mai.

La storia. Venni viene arruolato il 31 marzo 1939 e assegnato alla Compagnia mortai nel Reggimento Fanteria della Divisione Torino. L’addestramento viene compiuto a Roma. Il 18 luglio 1941 parte dalla Capitale alla volta del fronte russo. Il 28 settembre, il battesimo del fuoco con l’attacco alle postazioni nemiche che gli fece ottenere la promozione a sergente. Seguono mesi di guerra, paura, fatiche, condizioni di vita sempre più difficili. Il 6 ottobre 1942, il suo reggimento viene richiamato dal fronte russo. Il 26 dicembre rientra al Brennero, riassegnato al 54° Battaglione mortai di Catania. Fatto prigioniero dagli Inglesi il 13 luglio 1943 vicino a Siracusa, viene portato in prigionia a Tripoli nel campo di concentramento 313. Il 20 aprile 1945, il ritorno in Italia a Taranto dove l’1 agosto indossa la divisa del nuovo esercito italiano e viene inquadrato nel Battaglione Guardia di Barletta. Il 30 novembre l’atteso congedo. L’incubo, dopo 50 mesi di guerra, è finito e per Angelo ricomincia la vita civile nella sua Franciacorta. “La mia storia – scrive Angelo nel suo diario – comincia una tranquilla mattinata di fine marzo, in un angusto corridoio semi affollato della caserma di Città Vecchia, quando un ufficiale di complemento compila la mia scheda di arruolamento”. Il ricordo va in particolare all’esercitazione di Cesano del 21 aprile tra mortai, bombe a mano, attacchi simulati, il fragore delle artiglierie e carri armati. “In tutto quel frastuono, il nostro reparto organizzava un volume di fuoco talmente poderoso e ritmato che quasi pareva musica d’opera”.

Date e ricordi. In quattro fogli a quadretti, scritti di suo pugno e intitolati “Servizio militare”, Angelo, nato il 14 aprile 1919, annota con estrema precisione date memorabili e ricordi di quegli 80 mesi, siglati dalla liberatoria parola ‘fine’. Tra la ‘Partenza per il servizio militare’ e la ‘licenza di altri 30 giorni e infine sono stato finalmente congedato’ passano 2.500 giorni che Angelo ha vissuto appieno, con tutti i risvolti umani fatti di avventure belle e di momenti spiacevoli. Dalle epistole lette e scritte per i suoi commilitoni che sapevano di trovare in lui un assiduo autore, al pane fatto nelle case dei contadini russi grazie alla sua esperienza come fornaio. Dalla meraviglia della prima neve scesa in Russia, al vino che arrivava congelato nei sacchi di carta cerata e che i soldati tagliavano con la baionetta, ricavando blocchi ghiacciati da riscaldare e distribuire alla truppa. Dalla costante presenza della fame che costringeva i soldati a dividere tutto quello che arrivava dalla guarnigione, fino all’ultimo ricordo della Russia, la ferita di mortaio che fortunatamente gli scalfisce solo la clavicola.

Una luce sul passato. In modo semplice e diretto, “La guerra di Angelo” accende una luce sul passato. Una luce che permette di capire che la Storia è fatta sempre di tante piccole storie e che la memoria comune di un popolo deve essere tenuta viva, lasciando tracce tangibili alle nuove generazioni.

VITTORIO BERTONI 03 apr 2020 15:15 Ultimo aggiornamento 02 apr 2020 15:15