La bella sfida pastorale
Don Andrea Selvatico è il nuovo parroco di San Giovanni Battista in Carzano, di San Michele Arcangelo in Peschiera Maraglio e dei Santi Faustino e Giovita in Siviano. Succede a don Davide Ottelli che è stato mandato ad Alfianello. Nato nel 1982 e originario della parrocchia di Montirone, don Andrea ha svolto i seguenti servizi pastorali: curato a Vobarno, Pompegnino e Teglie (2007-2017); curato di Carpeneda, Collio di Vobarno e Degagna (2012-2017); dal 2017 è curato di Sant’Angela Merici.
Vista la sua esperienza da curato, l’oratorio come incontra i giovani?
Avendo fatto 10 anni in Valsabbia e tre anni in città, l’oratorio rappresenta un punto di riferimento per i ragazzi e i giovani. Nonostante le numerose attività che si presentino ai ragazzi, soprattutto nel comune di Brescia, ho potuto notare che ci sono alcune esperienze che soltanto l’oratorio può offrire e che quindi vengono accolte dai giovani con entusiasmo. Nel periodo del Covid-19 anche l’oratorio si è dovuto adattare ai grandi problemi che ci hanno colpito. Siamo riusciti ad organizzare il Grest che è finito venerdì 31 luglio, ma ovviamente non abbiamo avuto lo stesso numero di bambini che solitamente gestivamo gli altri anni. È importante sottolineare che c’è sempre un gruppo di giovani pronto a dare una mano per le attività della parrocchia.
Può fare una fotografia della realtà della sua parrocchia?
Sant’Angela Merici è sicuramente una parrocchia molto vivace e attiva. Ci sono numerose organizzazioni e enti, tra cui ad esempio la Caritas, le Acli e il Gruppo Scout, che partecipano attivamente alla vita della comunità. Lo scenario è diverso rispetto ad altri tempi: 30 anni fa questa era una parrocchia molto giovane, mentre ora la definirei una parrocchia di “mezza-età”. È una definizione cui faccio riferimento perché so che non ci sono più le folle di bambini in oratorio come accadeva una volta. Questo perché gran parte dei ragazzi che una volta abitavano in questa zona si sono trasferiti. Inoltre si tratta di un quartiere, ovvero San Polo, che di per sé presenta alcune problematiche: è una zona di periferia che presenta qualche disagio a livello soprattutto sociale ed economico, come ad esempio la diffusa povertà e le conseguenze che questa si porta dietro. Tuttavia la parrocchia è un luogo dove molti cercano conforto e trovano serenità a discapito delle disuguaglianze e delle sofferenze che provano.
Qual è l’attenzione pastorale che avrà?
Non ho ancora riflettuto molto su questo punto. Ho ricevuto la notizia del mio spostamento la scorsa settimana e, tra la fine del grest e la metabolizzazione della novità, non ho fatto molti piani. Sono sicuro di una cosa: mi concentrerò sulle persone e sulla comunità. Il mio obiettivo sarà principalmente quello di entrare in contatto con la realtà in cui mi inserirò, comprenderne i problemi e i punti di forza. Sarà sicuramente una sfida perché non solo diventerò parroco, ma dovrò occuparmi di un’unità pastorale. Qui a Brescia Est non sono ancora state create le unità pastorali poiché il procedimento è stato bloccato dalla pandemia. Non so quando riprenderà, ma so che Brescia Est verrà suddivisa in unità pastorali formate da sei oratori, con sei parroci ed un solo curato. Quando questo accadrà io sarò già nelle mie nuove parrocchie e dovrò anche abituarmi a vivere in una realtà differente dal punto di vista territoriale. Mi troverò a dover gestire tre oratori differenti in una zona che conosco poco, ma guardo a tutto questo come ad un’opportunità e non ad un ostacolo.
C’è un versetto del Vangelo a cui è particolarmente legato?
Sono entrato in seminario in prima superiore. Durante il cammino svolto, soprattutto negli anni da seminarista, c’è un versetto che mi ha accompagnato e a cui tuttora faccio riferimento spesso. Si tratta di un passo tratto dal Libro di Geremia, che recita: “Signore, Tu mi hai sedotto e io non ho saputo resisterti (Ger 20, 7-9)”. In questa grande dedizione trovata nella Bibbia ho rivisto me stesso.