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Calino
di ROMANO GUATTA CALDINI 03 ago 2018 13:00

I giovani nel mio cuore

Don Mario Cotelli è il nuovo parroco di Calino e responsabile della pastorale giovanile dell’up Maria Santissima Madre della Chiesa

Cosa ha imparato in questi anni di ministero?

Prima di tutto ho imparato a camminare con le persone, condividendo gioie e dolori delle famiglie, soprattutto dei giovani. Sono stato curato per 20 anni e, quindi, ho avuto modo di stare a contatto con gli adolescenti e i ragazzi. Da questa esperienza ho appreso che il sacerdote è colui che è chiamato a condividerne la strada, portandoli verso la fede nel Signore, cogliendone altresì attese, paure e speranze. Questo significa diventare parte integrante della loro vita. In tutto questo la mia fede ne ha trovato giovamento. Ho imparato a saper soffrire, ad amare. Ho ricevuto tanto.

Quali sono le attenzioni pastorali sulle quali vuole insistere?

Le attenzioni saranno diverse. Innanzitutto farò in modo che la parrocchia abbia un carattere più comunitario; vorrei che fosse una famiglia in cui le persone possano vivere da fratelli, conoscendosi, aiutandosi vicendevolmente, imparando a portare i pesi che gravano sugli altri, camminando insieme nella fede. In questi anni mi sono occupato prevalentemente dell’oratorio, che è la casa di tutti. Talvolta il senso comunitario, però, è debole. Per questo bisogna costruire una comunità autenticamente cristiana e questo può avvenire solo vivendo in comunione. Mi è stata affidata la responsabilità della pastorale giovanile dell’unità pastorale (Calino, Cazzago San Martino, Bornato e Pedrocca). La mia attenzione, quindi, sarà rivolta ancora una volta, in modo importante, ai giovani, una delle mie priorità, insieme ai malati e alle famiglie... Il Sinodo dedicato ai giovani, del resto, è vicino. La Chiesa ha raccolto questa sfida importante del coinvolgimento dei ragazzi nelle nostre comunità cristiane. È un aspetto un po’ critico in questo momento. Gli oratori fanno fatica a coinvolgere i giovani dai 18 anni in poi. È una delle sfide più grandi che la Chiesa universale, con papa Francesco, sta affrontando e anche noi, nelle nostre parrocchie, dobbiamo prestare particolare attenzione a questo ambito. Bisogna investire su di loro, dandogli la fiducia che meritano, facendoli sentire importanti. Come sottolineava Don Bosco, i giovani devono avvertire che tu li ami. È una lezione che ho appreso negli anni e continuerò su questa strada.

Quali saranno i primi passi?

Sicuramente entrerò nell’ottica dell’Unità pastorale, portandone avanti l’esperienza, per farla crescere maggiormente. Voglio innanzitutto conoscere le persone della comunità parrocchiale di Calino accompagnandole nel cammino già intrapreso.

C’è un versetto del Vangelo che l’ha accompagnata in questi anni?

Quello dell’immaginetta della mia prima Messa: “Il buon pastore dà la propria vita per le pecore”. È un versetto che ha ispirato il mio donarmi alle comunità in cui ho operato. Un brano del Vangelo, più di tutti, che mi ha sempre aiutato, è quello dei “Discepoli di Emmaus” in cui Gesù si fa vicino a due viandanti che se ne vanno da Gerusalemme, affiancandosi e camminando con loro. Facendo questo, offre la Parola, quella stessa che dà speranza, che aiuta a superare i momenti di delusione e frustrazione. Li aiuta a rileggere la loro storia. Il brano si conclude con l’Eucarestia, con questi viandanti che invitano lo sconosciuto che spezza il pane riconoscendo in Lui il Signore. In questo brano rivedo un po’ quello che è il ministero del sacerdote, anche lui compagno di viaggio delle persone, colui che offre la Parola che dà vita e speranza, donando il pane della vita stessa che è Gesù.

C’è un Santo al quale fa riferimento?

Essendomi occupato per 20 anni dell’oratorio, sicuramente San Giovanni Bosco, il Santo dei giovani. Adesso, mentre sono in procinto di diventare parroco, sento vicino il Santo Curato d’Ars che ha vissuto la sua vita dedicandosi al ministero della riconciliazione, portando all’attenzione di tutti la Misericordia di Dio. Non posso poi non citare il beato Paolo VI, non solo per i miei nove anni a Concesio (a Sant’Andrea dal 1998 al 2007, ndr), ma soprattutto per la sua apertura al dialogo con il mondo.

Questa è la sua prima esperienza da parroco. Con quale stato d’animo si prepara?

Sto preparandomi con tanta gioia, entusiasmo, trepidazione e gratitudine nei confronti del Vescovo. È un passaggio impegnativo per la mia vita, ma c’è un sentimento che prevale su tutto: la volontà di donarmi alle comunità a cui sono stato destinato. Le porto già con me nel cuore.

ROMANO GUATTA CALDINI 03 ago 2018 13:00