Femminicidio: basta parlare di raptus o follia
La riflessione del Coordinamento Donne delle Acli di Brescia sul femminicidio di Castegnato
L'altra sera, una donna, Elena Casanova, è stata uccisa per strada a Castegnato, a martellate dal suo ex fidanzato, Ezio Galesi. Che cos’è che lascia più sgomenti nel leggere la cronaca di quello che è accaduto?
La ferocia della dinamica dell’omicidio (la testa fracassata con un martello), o la freddezza che con cui è stata eseguita («L’hó copàda. G’hére dìt che el fàe e l’hó fàt»)? Andando oltre la sensazione di smarrimento, ci si domanda come evitare che si ripeta.
Le cifre sono drammatiche. L’anno scorso l'Italia si è ritrovata a tracciare un bilancio impietoso, che parla di una donna uccisa ogni tre giorni. I dati del 2021, aggiornati al mese scorso, dicono che in Italia su 197 omicidi, le vittime donne sono 81, delle quali 70 sono state uccise in ambito familiare, 50 da un partner o da un ex. Soltanto a Brescia si parla di 22 donne uccise negli ultimi dieci anni.
Negli ultimi 25 anni, sono state pubblicate diverse leggi che hanno provato a definire i contorni della violenza contro le donne. Tra le più importanti, la n. 38 del 2009, nota per aver introdotto il reato di stalking, la n. 119 del 2013, la cosiddetta legge sul femminicidio, che ha specificato numerose misure di contrasto alla violenza di genere, e la n. 69 del 2019, denominata Codice Rosso, che, oltre a innovare la disciplina penale e processuale, ha inasprito le sanzioni. Secondo Silvio Bonfigli, coordinatore dei 6 magistrati del dipartimento che si occupa di soggetti deboli, per quanto riguarda il Codice rosso, Brescia è quarta in Italia per numero di inchieste e viene subito dopo le grandi città.
Il problema di fondo è culturale e sociale. "Occorre sradicare l'idea diffusa che, in qualche modo, il femminicidio possa essere giustificato - dalla follia, dai raptus, dai litigi esasperati o da troppo amore. I numeri ci dicono che non possiamo ridurre tutto a episodi di follia, le dinamiche che non si tratta di raptus, ma di atto finale di un atteggiamento di possesso. Dobbiamo ripartire - spiegano dal Coordinamento Donne delle Acli da Brescia - da un’educazione nelle scuole, che insegni fin da bambini le basi di una relazione sana e che scardini una volta per tutte gli atteggiamenti che portano a giustificare l’aggressore e a colpevolizzare la vittima. Un’educazione al rispetto reciproco tra uomini e donne, e forse a una idea diversa di uomo, che sappia chiedere aiuto, farsi aiutare, chiedere un supporto psicologico per gestire una relazione per la quale sente di non avere gli strumenti".
Il Coordinamento Donne delle Acli di Brescia aderisce alla Giornata contro la violenza sulle donne, riconosciuta dalle Nazioni Unite per il 25 novembre. Celebrando quel giorno, il Coordinamento "intende, ancor più che in tutti i restanti giorni, stare al fianco di quelle donne che subiscono violenze fisiche o psicologiche, quotidiane o occasionali, nell’ambito famigliare e non. Stare al fianco di queste donne serve a ricordare loro che la violenza che subiscono non è dovuta, non è scontata, non è sopportabile. Grazie alla presenza sul territorio, cerchiamo di essere vigili rispetto alle situazioni a rischio; attraverso i circoli possiamo creare comunità e prossimità con le donne e vogliamo promuovere momenti aggregativi ed educativi".