Clusane: i 75 anni della Cooperativa pescatori
Nel 1946, a guerra da poco finita, 10 pescatori davano vita alla realtà che in questo 2021 festeggia i 3/4 di secolo di vita. Sui soci, sempre più anziani, pesa, però, il problema del ricambio generazionale
Anno 1946: la guerra è terminata da pochissimo e a Clusane la miseria è la quotidianità, l’unica fonte di sostentamento è la pesca, non ci sono attività commerciali se non tre piccole osterie, dove viene cucinato prevalentemente il pesce del lago. È in questo contesto che dieci pescatori costituiscono la “Cooperativa fra pescatori di Clusane sul lago”. Il pescato doveva essere commercializzato e il mercato locale assorbiva pochissimo. La Cooperativa nasce per raccogliere il pescato, dividerlo fra specie pregiate (tinche, lucci, coregoni, trote, agoni, persici) e, dopo averle pulite e preparate li mette sotto ghiaccio e li porta alla stazione di Paratico dove ogni sera partono per il mercato ittico di Milano.
Là il pesce viene venduto all’asta e il sabato ogni pescatore socio della Cooperativa riceve il suo compenso: viene fatta una media del prezzo al chilo del venduto della settimana e diviso fra i soci a seconda dei chili che gli stessi hanno conferito in cooperativa la quale si trattiene un 10% per la gestione e, a fine anno, redatto e approvato il bilancio dai soci, divide fra gli stessi il residuo, come deve e fa una Cooperativa mutualistica.
Il pesce meno nobile (arborelle, carpe e cavedani) è destinato al mercato locale assieme a un po’ di tinche: da questo nasce la tradizione della tinca al forno, i cavedani e le carpe invece vengono essiccati e messi sott’olio. Tutta questa attività favorisce lo sviluppo commerciale di Clusane e le tre piccole osterie diventano prima trattorie e poi ristoranti e la vita comincia a essere un po’ meno grama per tutti.
Alcuni dei soci, visto i guadagni non esaltanti della vendita al mercato di Milano, il pomeriggio dopo aver pulito e preparato il pescato, partono con le loro biciclette verso i paesi vicini dando così vita a un’altra fonte di guadagno. Nascono i primi venditori ambulanti di pesce che poi amplieranno la loro attività cominciando a friggere o cuocere in vari modi il prodotto, portando alle massaie del circondario il pranzo o la cena già pronti.
La Cooperativa però non ne soffriva perché inevitabilmente il lavoro e l’esempio dei soci diventano da traino per altri pescatori. Viene quindi abbandonato il marcato milanese e il territorio in breve tempo è in grado di assorbire tutta la produzione. Così si adegua anche lo statuto della Cooperativa e, per la prima volta, viene inserito l’impegno della Cooperativa a farsi carico del procacciamento di attrezzature e materiali di consumo nonché delle riparazioni dei natanti o del loro acquisto nel caso di necessità. Si arriva verso la fine degli anni Cinquanta e l’inizio degli anni Sessanta e il boom economico si fa sentire anche qui. Le industrie assorbono tutta la manodopera e sempre più giovani lasciano il lago e vanno in città a lavorare attratti da una vita meno faticosa e più redditizia. La Cooperativa prosegue la sua attività ma i soci invecchiano e non ci sono ricambi generazionali, i vecchi rimangono e resistono fino ai giorni nostri cocciuti nel continuare il grande sogno della loro vita.