Audioguida per i giardini di Casa Museo Zani
Dal 31 agosto un nuovo supporto per la visita al giardino della Fondazione Paolo e Carolina Zani di Cellatica
Da martedì 31 agosto i percorsi guidati della Casa Museo Paolo e Carolina Zani di Cellatica si arricchiscono di un nuovo strumento: l’audioguida con voce narrante dell’attrice Alessandra Mattei. Cinque itinerari per scoprire un vero e proprio museo a cielo aperto dove sculture, vasi, fontane ed elementi architettonici dialogano con specie arboree selezionate e fioriture ricercate, accostate secondo un progetto unico e stilisticamente coerente.
Un angolo di mondo in cui si scorgono culture distanti come quelle rappresentate dai papiri egiziani, dai cedri del Libano, dalla Sophora del Giappone, dal Ginepro cinese, dall'accurata selezione di Agavi e da una scenografica serie di macro Bonsai. Un vero contrasto tra misura, rigore geometrico e teatralità che amplifica la visione di uno spazio quale metafora dell’anima in cui si abitano quotidianamente la bellezza e l’arte.
Il giardino è la naturale prosecuzione del percorso interno alla Casa Museo che ospita una collezione composta da oltre milleduecento pezzi tra dipinti, sculture, arredi e opere d’arte applicata. Accanto agli oltre 850 capolavori di pittura, scultura e arte applicata custoditi negli ambienti interni della Casa Museo si possono oggi ammirare anche le 400 opere esposte nello scenografico giardino che circonda la villa.
Tra specie arboree rare, essenze potate ad arte e sculture antiche, si snodano i vialetti che conducono ad un suggestivo ninfeo con putti e giochi d'acqua. Qui si specchia, con la sua leggerezza, una singolare collezione di ninfee e piante acquatiche, animate da coloratissime carpe giapponesi (Koi). Il giardino diviene in contemporanea un museo, un teatro e una Wunderkammer di piante, fiori, animali, sculture antiche, vasi istoriati e fontane che danno la sensazione di trovarsi all’interno di uno spazio intimo di una dimora privata che custodisce con estremo pudore opere del più sontuoso fasto barocco.
Nel segno della pura teatralità sono i due piombi dorati nel ninfeo con Putti con delfino e cigno, manifattura francese del XVIII secolo, che fungono da fontane su modello di quelle realizzata tra il 1672 e il 1674 su disegni di Charles Le Brun (1619-1690) per l’ingresso nel Théâtre d’Eau di Versailles. Sempre riconducibili alle invenzioni di Le Brun per il Parterre du Nord e per il Parterre d’Eau sono le sculture in pietra di Vicenza con le Quattro stagioni, di manifattura italiana del XIX secolo, collocate in origine nel parco di una villa veneta.
Tra le sculture del giardino spiccano poi Due busti femminili in marmo di Carrara, attribuiti a Giusto Le Court (1627-1679), due marmi bianchi di Carrara e marmo giallo con l’Allegoria della Forza e l’Allegoria della Giustizia attribuiti da Federico Zeri a Filippo Parodi (1630-1702), Due putti con ghirlanda di fiori e tartaruga, opera in pietra di Jan Pieter Van Baurscheit il Vecchio (1669-1728) e una Statua di Atena (Minerva) in rame, realizzata da uno scultore napoletano della fine del XIX, probabilmente nella Fonderia Chiurazzi.
Modello per un’Acquasantiera in bronzo brunito e marmo cipollino è la scultura riconducibile ad un artista romano della prima metà del XVIII secolo, con evidenti analogie a due acquasantiere in marmo nella Basilica di San Pietro a Roma, realizzate tra il 1722 e il 1725 su disegno di Agostino Cornacchini (1686-1754). Attribuita ad una manifattura francese della seconda metà del XVIII secolo è invece l’Athenienne in marmo sarrancolin e nero Saint Laurent, derivazione da un modello antico oggi conservato al Museo del Louvre (nei Musei Capitolini fino al 1797) e riprodotto all'acquaforte da Giovanni Battista Piranesi nel 1778.
Tra le fontane e i pozzi di maggior rilievo vi sono un Pozzo da parete in marmo bianco (manifattura romana del XVII secolo), un Pozzo esagonale in pietra con stemma gentilizio in altorilievo raffigurante tre pecore, montato su una base esagonale (manifattura veneta del XVI secolo), una Fontana da parete in bianco d'Istria (manifattura bresciana del XVII secolo) e una Fontana Luigi XVI in legno laccato di bianco attribuita allo scultore Nicolas Lhuillier (1736-1793).
Proveniente dalla collezione Bruni Tedeschi è la Fontana in marmo grigio azzurro venato di bianco con una scultura in bronzo raffigurante un amorino che abbraccia un cigno sullo sfondo di grandi foglie di palma, attribuita a Francesco Ladatte (1706-1787).
I vasi da giardino rappresentano poi un corpus artistico di 51 pezzi di grande valore tra i quali emergono Due vasi vittoriani in terracotta e pietra, copie dall'antico derivate dai modelli dei vasi Warwick e Lante, contrassegnati dal marchio "The Stamford Terra Cotta Company, Blashfields Limited, Stamford", manifattura fondata nel 1858 da John Marriott Blashfield a Stamford, Lincolnshire.
Sempre copie dall'antico del modello Lante sono Due vasi a coppa biansata in ghisa verniciata di verde con il marchio dei produttori: "J.J. DUCEL FILS a PARIS", provenienti dalla collezione dei Baroni Sweerts de Landas Wyborgh. Dalla stessa collezione provengono quattro Vasi a urna, in piombo a patina verde detta “pompeiana”, ornati con bassorilievi raffiguranti cavalli marini alati e tritoni, attribuiti al disegnatore di arredi per giardino John Parish White (1855-1917). Un grande Vaso a cratere biansato in marmo bianco di Carrara (manifattura romana tra la fine del XVIII e l’inizio del XIX secolo), presenta decori ad altorilievo sulla fascia centrale con tralcio di vite e uva, un’invenzione molto simile a quella su una coppia di vasi del XVII secolo, con anse a forma di teste d'ariete, provenienti dalla terrazza del Grand Trianon a Versailles.
Da tre invenzioni diverse del maestro orafo Claude Ballin (1615-1678), sempre destinate ai giardini di Versailles, sono tratti i Vasi biansati in bronzo brunito, i Vasi a Cratere in ghisa e i Vasi a cratere Luigi XIV in bronzo brunito e marmo, mentre ispirato alla foggia "a campana" del Vaso Medici è il monumentale Vaso a cratere di manifattura italiana del XVIII secolo in marmo bianco di Carrara, scolpito ad altorilievo sulla fascia centrale con il trionfo di Arianna.
Un percorso che completa la visione della casa che Paolo Zani ha voluto tramandare e che la Fondazione ha aperto al pubblico per far scoprire uno spazio dell'anima in cui si proteggono i tesori, si custodisce il sapere e si abita il bello attraverso l’arte.