Mafia: l’ombra sull’economia
Vi sono infiltrazioni mafiose nell’economia bresciana? Eccome, se ci sono. E siccome la criminalità si mimetizza per entrare nel nostro sistema economico, l’ordine dei Dottori Commercialisti della provincia di Brescia ha organizzato giovedì 3 marzo un evento formativo per esporre quali sono i segnali di allarme di cui un commercialista deve tener conto.
Di rilievo i relatori del convegno: Guido Rispoli, Procuratore Generale Corte d’Appello di Brescia, Francesco Prete, Procuratore Capo della Repubblica del Tribunale di Brescia, Vittorio Masia, Presidente del Tribunale di Brescia e presidente della Sezione Autonoma Misure di Prevenzione.
"Un convegno importante” per il Presidente dell’ordine di Brescia Michele de Tavonatti, “su un fenomeno che culturalmente e territorialmente sembrerebbe non appartenerci” ma che invece è “presente nell’economia bresciana” che è una delle più ricche d’Italia. Secondo Rispoli si diffonde sempre di più una “infiltrazione silente” che non chiede azioni di estorsione diretta, ma che si realizza “attraverso i soldi “, si tratta di lavare denaro sporco e di riciclarlo in economia pulita.
E allora il contrasto alle infiltrazioni mafiose passa soprattutto dalla collaborazione, tra i professionisti del settore e la magistratura. Secondo la legge 231 del 2007 finalizzata a prevenire e reprimere il riciclaggio di denaro, l’obbligo di segnalazione per i commercialisti scatta quando “hanno, sospettano, o hanno motivo ragionevole di sospettare”. Qual è la casistica delle infiltrazioni criminali nella nostra provincia lo ha spiegato Prete. “La mafia oggi si presenta in giacca e cravatta e offre servizi, ti pone in tentazione, e sul territorio bresciano trova nei reati fiscali il suo core business”.
L’imprenditore interessato trova “un servizio all inclusive”, l’organizzazione criminale offre un “sistema di cartiere per l’emissione di fatture false, il consulente fiscale, il tecnico che ti spiega come devi fare”.
Ma a cosa servono le fatture false? “A creare liquidità, a creare costi inesistenti, a scaricare i contributi della manodopera ad una cartiera che tanto poi fallirà, a giustificare acquisti in nero, a creare crediti fittizi con cui compensare debiti veri”. Evidenti i campanelli di allarme segnalati ancora da Francesco Prete. “L’uso anomalo del pagamento in contanti; l’arrivo in studio di un cliente che non sa neppure di cosa sta parlando, il cliente semianalfabeta che si presenta come amministratore di una società; il cliente novantenne intestatario di yacht; un cambio frequente della titolarità di una società; l’improvviso aumento di capitale di una società che fino a ieri languiva”.
Il suggerimento è di segnalare sempre. E non è vero che i Commercialisti si girano dall’altra parte. Nel 2021 hanno inoltrato a Banca d’Italia segnalazioni di operazioni anomale 5121 professionisti bresciani, nel 2020 erano 3648.