Seria minaccia per la qualità del Chiese
“Si tratta di una volontà politica, che non tiene in nessun conto gli aspetti tecnici”. È diretto, come suo solito, Gianluca Bordiga, presidente della “Federazione delle associazioni che amano il fiume Chiese e il lago d'Idro” nel commentare l'ultimo incontro con la presidente, Patrizia Belli e il direttore tecnico, Mauro Olivieri di Acque Bresciane.
La questione riguarda l'ipotesi progettuale di trasferire i liquami fognari prodotti nel bacino dell'alto lago, da Tignale a Salò, nella adiacente valle del Chiese, con la costruzione di un nuovo depuratore a Gavardo con scarico nel fiume. La giustificazione della nuova rete, decisa da Acque Bresciane, gestore del servizio idrico, è supportata dalla consulenza dell'Università degli Studi di Brescia e si basa sulle precarie condizioni dell'esistente collegamento fognario, sul miglioramento ambientale grazie alla costruzione di nuovi depuratori e sulla insufficienza del depuratore di Peschiera a far fronte al fabbisogno della sponda orientale. “È dal 2017 – spiega Bordiga - che ci battiamo contro questa ciclopica realizzazione che comporterebbe un costo di investimento che ormai si aggira sui 500mln, dai preventivati 230, un rilevante aggravio delle bollette degli utenti dell'intera provincia bresciana e una seria minaccia per la qualità ambientale del Chiese, da Gavardo fino alla foce. Oltre a diversi anni di disagi per l'apertura dei cantieri lungo la gardesana occidentale, già congestionata per buona parte dell'anno”.
Contro la realizzazione al momento ci sono ben 7 azioni legali avviate dagli enti locali interessati lungo l'asta del corpo idrico del Chiese, sulla base delle motivazioni tecniche formulate dallo Studio Cappella di Gorizia incaricato di studiare una alternativa. “Motivazioni che si possono sintetizzare in tre punti: le ultime ispezioni hanno confermato che le condotte translacuali sono in buone condizioni ed atte a operare ancora a lungo, poi l'aumento del numero di depuratori è contrario ai buoni principi di efficienza e di tutela, infine il depuratore di Peschiera è comunque adeguabile a tutto il fabbisogno necessario”.
La procedura operativa suggerita prevede due opzioni: il mantenimento del sistema fognario misto e la conversione al sistema separativo. “Considerando le argomentazioni esposte - conclude Bordiga – si evince che l'insistenza nel voler trasferire la depurazione del lago di Garda al Chiese da parte del Commissario straordinario alla depurazione del lago e dell'attuale Governo sia dettata da pressioni politiche e non da necessità di tipo tecnico emergenziale. La Federazione è pronta a mettere in campo ogni azione legale per opporci a tale volontà, convinti come siamo che il Garda non risolverebbe i suoi problemi e il corpo idrico del Chiese andrebbe verso la morte biologica. Nei prossimi mesi stiamo pensando di organizzare con i sindaci dei comuni coinvolti e le associazioni del territorio una nuova grande manifestazione di sensibilizzazione e di informazione”.
Intanto i tempi si allungano. Il progetto definitivo è previsto per la fine del 2024. Seguiranno poi le fasi di osservazione e valutazione ambientale. Avuto il “nulla osta” si procederà con la gara d'appalto e l'assegnazione definitiva del lavori. Considerando tutto l'iter è verosimile che i cantieri potranno iniziare non prima del 2026.