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Brescia
di ROMANO GUATTA CALDINI 24 set 2015 00:00

Campus sì, Campus no: la questione è aperta

E' tornato alla ribalta nei giorni scorsi il progetto "Campus universitario" lanciato a suo tempo dalla giunta Paroli. I fondi messi a disposizione dal Miur non sono sufficienti a coprire le spese previste per la riqualificazione della caserma Randaccio

A Brescia serve un Campus universitario? C’è una tale richiesta residenziale da giustificare una spesa di oltre 9 milioni di euro? Ammontano infatti a tale cifra i fondi che l’amministrazione dovrebbe mettere in campo, oltre ai 13 milioni messi a disposizione dal Miur (Ministero dell’Università e ricerca), per la realizzazione del progetto all’interno della caserma Randaccio, come previsto – a suo tempo – dalla giunta Paroli.

La questione è tornata alla ribalta, arrivando nella giornata di giovedì in consiglio comunale, con un’interrogazione presentata dai consiglieri d’opposizione. Se da un alto, in gioco, ci sono quei 13 milioni che, se non investiti nel progetto finanziato dal ministero, verrebbero meno, dall’altro non si capisce quali siano le reali intenzioni delle parti interessate, a cominciare dall’Università statale, interpellata dal sindaco Emilio Del Bono, e individuata quale possibile investitrice.

C’è poi l’opzione Cassa depositi e prestiti che secondo il primo cittadino potrebbe subentrare nel progetto che prevede la realizzazione di 197 residenze universitarie e 20 alloggi di housing. Mentre l’opposizione spinge per far sì che Brescia non perda l’occasione di poter diventare una città universitaria, al pari di Milano, Padova o Pavia, dall’altra l’amministrazione deve barcamenarsi con i soliti problemi di cassa. E’ necessario, inoltre, individuare l’offerta formativa che si intende mettere sul piatto affinché il Campus non si riduca a una mera questione residenziale. Perché se così fosse, come sottolineato da più parti, l’attuale offerta è in linea con la domanda, i convitti gestiti a vario titolo già coprono le necessità della popolazione universitaria.

Solo un incremento dell’offerta formativa, seguita da una crescente domanda residenziale, potrebbe giustificare l’esborso previsto. I tempi stringono e la questione resta aperta, ma all’orizzonte, al di là delle velleità, non sembra esserci una progettualità chiara.
ROMANO GUATTA CALDINI 24 set 2015 00:00