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Roma
di M. MICHELA NICOLAIS 29 mar 2024 15:05

Ti porto le mie stanchezze e le mie miserie

Leggi le meditazioni scritte dal Papa per la Via Crucis al Colosseo

“Gesù, il tuo silenzio mi scuote: m’insegna che la preghiera non nasce dalle labbra che si muovono, ma da un cuore che sa stare in ascolto: perché pregare è farsi docili alla tua Parola, è adorare la tua presenza”. E’ il commento del Papa alla prima stazione della Via Crucis che stasera presiederà al Colosseo. “Gesù, mi accorgo che ti conosco poco – il “mea culpa” di Francesco – perché non conosco abbastanza il tuo silenzio; perché nella frenesia di correre e fare, assorbito dalle cose, preso dalla paura di non stare a galla o dalla smania di mettermi al centro, non trovo il tempo per fermarmi e rimanere con te: per lasciare agire te, Parola del Padre che operi nel silenzio”. “Più il male è forte, più la tua risposta è radicale”, il commento del Papa: “E la tua risposta è il silenzio. Ma il tuo silenzio è fecondo: è preghiera, è mitezza, è perdono, è la via per redimere il male, per convertire ciò che soffri in un dono che offri. “Parla al mio cuore, Gesù Tu che rispondi al male col bene Parla al mio cuore, Gesù Tu che spegni il clamore con la mitezza Parla al mio cuore, Gesù Tu che detesti le chiacchiere e le lamentele”, la preghiera di Francesco: “Parla al mio cuore, Gesù Tu che mi conosci nell’intimo Parla al mio cuore, Gesù Tu che mi ami più di quanto io mi ami Parla al mio cuore, Gesù”.

“Gesù, portiamo anche noi delle croci, a volte molto pesanti: una malattia, un incidente, la morte di una persona cara, una delusione affettiva, un figlio che si è perso, il lavoro che manca, una ferita interiore che non guarisce, il fallimento di un progetto, l’ennesima attesa andata a vuoto…”. E’ la meditazione del Papa sulla seconda stazione della Via Crucis. “Gesù, come si fa a pregare lì?”, la domanda di Francesco: “Come fare quando mi sento schiacciato dalla vita, quando un peso mi grava sul cuore, quando sono sotto pressione e non ho più la forza di reagire?”. “Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro”, la risposta e la proposta di Gesù: “Venire a te; io, invece, mi chiudo in me: rimugino, rivango, mi piango addosso, sprofondo nel vittimismo, campione di negatività. Venite a me: dircelo non è bastato e allora ecco che ci vieni incontro e ti carichi sulle spalle la nostra croce, per togliercene il peso. Tu questo desideri: che gettiamo in te fatiche e affanni, perché vuoi che ci sentiamo liberi e amati in te”. “Grazie, Gesù”, l’omaggio del Papa: “Unisco la mia croce alla tua, ti porto la mia stanchezza e le mie miserie, getto in te ogni peso del cuore”. Infine la preghiera: “Io vengo a te, Signore. Con la mia storia Io vengo a te, Signore. Con le mie fatiche Io vengo a te, Signore. Con i miei limiti e le mie fragilità io vengo a te, Signore. Con le mie paure Io vengo a te, Signore. Riponendo ogni fiducia nel tuo amore Io vengo a te, Signore”.

“L’amore del Padre per te e il tuo per noi: l’amore, ecco la molla che ti fa rialzare e andare avanti”. Così il Papa, meditando sulla terza stazione della Via Crucis che presiederà questa sera al Colosseo, interpreta la prima caduta di Gesù sotto il peso della Croce. “Perché chi ama non resta a terra, riparte; chi ama non si stanca, corre; chi ama vola”, spiega Francesco. “Gesù, ti chiedo sempre tante cose, ma una sola mi serve: saper amare”, scrive il Papa: “Cadrò nella vita, ma con l’amore potrò rialzarmi e andare avanti, come hai fatto tu, che sei esperto di cadute. La tua vita, infatti, è stata un continuo cadere verso di noi: da Dio a uomo, da uomo a servo, da servo a crocifisso, fino al sepolcro; sei caduto in terra come seme che muore, sei caduto per rialzarci da terra e portarci in cielo. Tu che risollevi dalla polvere e fai rinascere la speranza, dammi la forza di amare e ricominciare”. “Gesù, dammi la forza di amare e ricominciare”, la preghiera del Papa: “Quando prevale la delusione Gesù, dammi la forza di amare e ricominciare. Quando i giudizi degli altri si abbattono su di me Gesù, dammi la forza di amare e ricominciare. Quando le cose non vanno e divento insofferente Gesù, dammi la forza di amare e ricominciare. Quando mi sembra di non farcela più Gesù, dammi la forza di amare e ricominciare. Quando mi opprime il pensiero che nulla cambierà Gesù, dammi la forza di amare e ricominciare”.

“Gesù, i tuoi ti hanno abbandonato, Giuda ti ha tradito, Pietro rinnegato: sei rimasto solo con la croce. Ma ecco tua madre. Non servono parole, bastano i suoi occhi, che sanno guardare in faccia la sofferenza e farsene carico”. E’ la descrizione dell’incontro tra Gesù e sua madre, al centro della quarta stazione della Via Crucis che il Papa presiederà stasera al Colosseo. “Gesù, nello sguardo pieno di lacrime e di luce di Maria ritrovi la memoria della tenerezza, delle carezze, delle braccia amorevoli che ti hanno sempre accolto e sostenuto”, scrive il Papa nella meditazione: “Lo sguardo materno è lo sguardo della memoria, che ci fonda nel bene”. “Non si può fare a meno di una madre che ci mette al mondo, ma neppure di una madre che ci rimette a posto nel mondo”, sintetizza Francesco: “Tu lo sai e dalla croce ci dai la tua stessa madre. Ecco tua madre, dici al discepolo, a ognuno di noi: dopo l’Eucaristia, ci dai Maria, dono estremo prima di morire”. “Gesù, il tuo cammino è stato confortato dal ricordo del suo amore; anche il mio cammino ha bisogno di fondarsi nella memoria del bene”, osserva Francesco: “Mi accorgo, però, che la mia preghiera è povera di memoria: veloce, sbrigativa, una lista di bisogni per oggi e domani”. “Maria, ferma la mia corsa, aiutami a fare memoria: a custodire la grazia, a ricordare il perdono e i prodigi di Dio, a ravvivare il primo amore, a riassaporare le meraviglie della provvidenza, a piangere di gratitudine”, l’’invocazione alla Padre. E poi la preghiera: “Signore, ravviva in me il ricordo del tuo amore. Quando riemergono le ferite del passato Signore, ravviva in me il ricordo del tuo amore. Quando smarrisco il senso e il filo delle cose Signore, ravviva in me il ricordo del tuo amore. Quando perdo di vista i doni che ho ricevuto Signore, ravviva in me il ricordo del tuo amore. Quando perdo di vista il dono che sono Signore, ravviva in me il ricordo del tuo amore. Quando mi dimentico di ringraziarti Signore, ravviva in me il ricordo del tuo amore”.

“Gesù, quante volte, davanti alle sfide della vita, presumiamo di farcela da soli!”. Lo scrive il Papa, nella meditazione sulla quinta stazione della Via Crucis che presiederà questa sera al Colosseo. “Com’è difficile chiedere una mano, per paura di dare l’impressione di non essere all’altezza, noi sempre attenti ad apparire bene e a metterci in bella mostra!”, esclama Francesco: “Non è facile fidarsi, ancor meno affidarsi. Ma chi prega sa di essere bisognoso e tu, Gesù, sei abituato ad affidarti nella preghiera. Così non disdegni l’aiuto del Cireneo. Esponi le tue fragilità a lui, un uomo semplice, un contadino al ritorno dai campi”. “Grazie perché, facendoti sostenere nel bisogno, cancelli l’immagine di un dio invulnerabile e distante”, l’omaggio del Papa: “Non sei inarrestabile nel potere, ma invincibile nell’amore, e ci insegni che voler bene significa soccorrere gli altri proprio lì, nelle debolezze di cui si vergognano. Allora le fragilità si trasformano in opportunità. È accaduto al Cireneo: la tua debolezza gli ha cambiato la vita e lui si accorgerà un giorno di aver soccorso il suo Salvatore, di essere stato redento mediante quella croce che ha portato”. “Perché anche la mia vita cambi, ti prego, Gesù”, l’invocazione di Francesco: “aiutami ad abbassare le difese e a lasciarmi amare da te: lì, dove più mi vergogno di me”. Poi la preghiera: “Guariscimi, Gesù! Da ogni presunzione di autosufficienza Guariscimi, Gesù! Dal pensare di farcela senza te e senza gli altri Guariscimi, Gesù! Dalle smanie del perfezionismo Guariscimi, Gesù! Dalla ritrosia nell’affidarti le mie miserie Guariscimi, Gesù! Dalla fretta di fronte ai bisognosi che incontro nel cammino Guariscimi, Gesù!”.

“Gesù, tanti seguono il barbaro spettacolo della tua esecuzione e, senza conoscerti e senza conoscere la verità, emettono giudizi e condanne, gettando su di te infamia e disprezzo. Accade anche oggi, Signore, e non serve nemmeno un macabro corteo: basta una tastiera per insultare e pubblicare sentenze”. E’ l’immagine scelta dal Papa per commentare la sesta stazione, dedicata alla Veronica. “Mentre tanti urlano e giudicano, una donna si fa strada in mezzo alla folla”, la meditazione di Francesco su una delle tappe della Via Crucis che stasera presiederà al Colosseo: “Non parla: agisce. Non inveisce: s’impietosisce. Va controcorrente: sola, con il coraggio della compassione, rischia per amore, trova il modo di passare tra i soldati solo per darti sul volto il conforto di una carezza. Il suo gesto passerà alla storia ed è un gesto di consolazione”. “Gesù, accendi in me il desiderio di stare con te, di adorarti e consolarti”, l’invocazione del Papa: “E fa’ che, nel tuo nome, io sia consolazione per gli altri”. Poi la peghiera: “Rendimi testimone della tua consolazione Dio di misericordia, vicino a chi ha il cuore ferito. Rendimi testimone della tua consolazione Dio di tenerezza, che ti commuovi per noi. Rendimi testimone della tua consolazione Dio di compassione, che detesti il disinteresse. Rendimi testimone della tua consolazione Tu, che ti rattristi quando punto il dito contro gli altri. Rendimi testimone della tua consolazione Tu, che non sei venuto a condannare ma a salvare. Rendimi testimone della tua consolazione”.

“Non c’è niente di peggio che essere delusi di sé stessi, schiacciati dal senso di colpa”. Ne è convinto il Papa, che nella meditazione della settima stazione della Via Crucis, in programma stasera al Colosseo, sottolinea che” la croce pesa: porta il carico della sconfitta, del fallimento, dell’umiliazione”: “Lo capisco quando mi sento schiacciato dalle cose, bersagliato dalla vita e incompreso dagli altri; quando avverto il peso eccessivo e snervante della responsabilità e del lavoro, quando sono compresso nella morsa dell’ansia, assalito dalla malinconia, mentre un pensiero soffocante mi ripete: non ne esci, stavolta non ti rialzi. Ma c’è di peggio. Mi accorgo che tocco il fondo quando ci ricasco: quando ricado nei miei sbagli, nei miei peccati, quando mi scandalizzo degli altri e poi mi accorgo che non sono diverso”. “Ma tu, Gesù, sei caduto più volte sotto il peso della croce per starmi vicino quando ricado”, il messaggio di speranza: “Con te la speranza non finisce mai e dopo ogni caduta si risale, perché quando sbaglio non ti stanchi di me, ma ti fai più vicino a me. Grazie perché mi attendi; grazie perché ricado tante volte e mi perdoni infinite volte: sempre. Ricordami che le cadute possono diventare momenti cruciali del cammino, perché mi portano a capire l’unica cosa che conta: che ho bisogno di te. Gesù, incidimi nel cuore la certezza più importante: che mi rialzo davvero solo quando tu mi rialzi, quando mi liberi dai peccati. Perché la vita non ricomincia dalle mie parole, ma dal tuo perdono”. Infine la preghiera: “Rialzami, Gesù! Quando, paralizzato dalla sfiducia, provo tristezza e sconforto. Rialzami, Gesù! Quando vedo la mia inadeguatezza e mi sento inutile. Rialzami, Gesù! Quando prevalgono la vergogna e la paura di non farcela Rialzami, Gesù! Quando sono tentato di perdere la speranza Rialzami, Gesù! Quando dimentico che la mia forza sta nel tuo perdono Rialzami, Gesù!”.

“Aiutaci a riconoscere la grandezza delle donne, loro che a Pasqua sono state fedeli e vicine a te, ma che ancora oggi vengono scartate, subendo oltraggi e violenze”. E’ l’appello del Papa, nella meditazione sull’ottava stazione della Via Crucis in programma stasera al Colosseo. “Gesù, chi ti segue fino alla fine lungo la via della croce?”, si chiede Francesco: “Non i potenti, che ti aspettano sul Calvario, non gli spettatori che stanno lontano, ma le persone semplici, grandi ai tuoi occhi e piccole a quelli del mondo. Sono le donne, a cui hai dato speranza: non hanno voce ma si fanno sentire”. “Gesù, le donne che incontri si battono il petto e fanno lamenti su di te”, commenta il Papa: “Non si piangono addosso, ma piangono per te, piangono sul male e sul peccato del mondo. La loro preghiera fatta di lacrime arriva al tuo cuore. E la mia preghiera sa piangere? Mi commuovo davanti a te, crocifisso per me, davanti al tuo amore mite e ferito? Piango le mie falsità e la mia incostanza?”. “Di fronte alle tragedie del mondo il mio cuore è di ghiaccio o si scioglie?”, si chiede ancora Francesco: “Come reagisco alla follia della guerra, a volti di bimbi che non sanno più sorridere, a madri che li vedono denutriti e affamati e non hanno più lacrime da versare?. Tu, Gesù, hai pianto su Gerusalemme, hai pianto sulla durezza del nostro cuore. Scuotimi dentro, dammi la grazia di piangere pregando e di pregare piangendo”. Infine la preghiera: “Gesù, sciogli il mio cuore indurito. Tu che conosci i segreti del cuore Gesù, sciogli il mio cuore indurito. Tu che ti rattristi davanti alla durezza degli animi Gesù, sciogli il mio cuore indurito. Tu che ami i cuori umili e contriti Gesù, sciogli il mio cuore indurito. Tu che hai asciugato col perdono le lacrime di Pietro Gesù, sciogli il mio cuore indurito. Tu che trasformi il pianto in canto Gesù, sciogli il mio cuore indurito”.

“Tu sei stato carcerato; tu straniero, condotto fuori della città per esser crocifisso; tu sei nudo, spogliato delle vesti; tu, malato e ferito; tu, assetato sulla croce e affamato d’amore. Fa’ che ti veda nei sofferenti e che veda i sofferenti in te, perché tu sei lì, in chi è spogliato di dignità, nei cristi umiliati dalla prepotenza e dall’ingiustizia, da guadagni iniqui fatti sulla pelle degli altri nell’indifferenza generale”. E’ l’invocazione centrale della nona stazione della Via Crucis in programma stasera al Colosseo. “Ti guardo, Gesù, spogliato delle vesti, e capisco che m’inviti a spogliarmi di tante esteriorità”, scrive il Papa: “Perché tu non guardi le apparenze, ma il cuore. E non vuoi una preghiera sterile, ma feconda di carità. Dio spogliato, metti a nudo anche me. Perché è facile parlare, ma poi io ti amo veramente nei poveri, tua carne ferita? Prego per chi è spogliato di dignità? O prego per coprire solo i miei bisogni e rivestirmi di sicurezze? Gesù, la tua verità mi mette a nudo e mi porta a mettere a fuoco quel che conta: te crocifisso e i fratelli crocifissi. Dammi di capirlo ora, per non essere trovato spoglio d’amore quando mi presenterò dinanzi a te”. Poi la preghiera: “Spogliami, Signore Gesù! Dell’attaccamento alle apparenze Spogliami, Signore Gesù! Della corazza dell’indifferenza Spogliami, Signore Gesù! Del credere che soccorrere gli altri non tocchi a me Spogliami, Signore Gesù! Di un culto fatto di perbenismo ed esteriorità Spogliami, Signore Gesù! Della convinzione che la vita va bene se va bene a me Spogliami, Signore Gesù!”.

Il perdono “libera il cuore e rilancia la vita”. Così il Papa commenta la decima stazione della Via Crucis, dove Gesù è inchiodato alla croce. “Signore, non ti basta perdonarci, ci giustifichi pure davanti al Padre: non sanno quello che fanno. Prendi le nostre difese, ti fai nostro avvocato, intercedi per noi”, scrive Francesco meditando su una delle tappe del rito che presiederà stasera al Colosseo. “Ora che le tue mani, con cui benedicevi e risanavi, sono inchiodate, e che i tuoi piedi, con cui portavi lieti annunci, non possono più camminare, adesso, nell’impotenza, ci riveli l’onnipotenza della preghiera. Sulla vetta del Golgota ci sveli l’altezza della preghiera d’intercessione, che salva il mondo”. “Gesù, che io preghi non solo per me e per i miei cari, ma per chi non mi vuol bene e mi fa del male”, l’invocazione di Francesco: “che io preghi, secondo i desideri del tuo cuore, per chi è lontano da te; per riparare e intercedere a favore di quanti, ignorandoti, non conoscono la gioia di amarti e di essere perdonati da te”. Infine la preghiera: “Padre, abbi misericordia di noi e del mondo intero. Per la dolorosa passione di Gesù Padre, abbi misericordia di noi e del mondo intero. Per la potenza delle sue piaghe Padre, abbi misericordia di noi e del mondo intero. Per il suo perdono sulla croce Padre, abbi misericordia di noi e del mondo intero. Per quanti perdonano per il tuo amore Padre, abbi misericordia di noi e del mondo intero. Per l’intercessione di quanti credono, adorano, sperano e ti amano Padre, abbi misericordia di noi e del mondo intero”.

“Fa’ che ti riconosca e ti ami nei bimbi non nati e in quelli abbandonati, in tanti giovani, in attesa di chi ascolti il loro grido di dolore, nei troppi anziani scartati, nei detenuti e in chi è solo, nei popoli più sfruttati e dimenticati”. Si conclude con questa preghiera la meditazione sull’undicesima stazione della  Via Crucis, dove Gesù grida a Dio il suo abbandono.  “Al culmine della Passione avverti la distanza dal Padre e nemmeno più lo chiami Padre, come sempre, ma Dio, quasi a non riuscire più a identificarne il volto”, scrive il Papa su una delle tappe del rito che presiederà stasera al Colosseo: ” Perché questo? Per immergerti fino in fondo nell’abisso del nostro dolore. Lo hai fatto per me, affinché io, quando vedo solo buio, quando sperimento il crollo delle certezze e il naufragio del vivere, non mi senta più solo, ma creda che tu sei lì con me: tu, Dio della comunione che provi l’abbandono per non lasciarmi più ostaggio della solitudine. Quando hai gridato il tuo perché, lo hai fatto con un Salmo: così hai messo in preghiera persino la desolazione più estrema. Ecco cosa fare nelle tempeste della vita: anziché tacere e tenere dentro, gridare a te. Nel grido di tante persone sole ed escluse, oppresse e abbandonate, rivedo te, mio Dio: fa’ che ti riconosca e ti ami”.

“Dio dell’impossibile, fai di un ladro un santo. E non solo: sul Calvario cambi il corso della storia. Fai della croce, emblema del supplizio, l’icona dell’amore; del muro della morte un ponte sulla vita”. Sono le parole con cui il Papa commenta la dodicesima stazione della Via Crucis, in programma stasera al Colosseo. “Tu trasformi le tenebre in luce, la separazione in comunione, il dolore in danza, e persino il sepolcro, ultima stazione della vita, nel punto di partenza della speranza”, prosegue Francesco: “Ma questi ribaltamenti li operi con noi, mai senza di noi”. “Ricordati di me e il mio male non sarà più un capolinea, ma una ripartenza”, l’invocazione del Papa: “Ricordati: mettimi cioè di nuovo nel tuo cuore, anche quando mi allontano, quando mi perdo nella ruota della vita che gira vorticosamente. Ricordati di me, Gesù, perché essere ricordati da te – lo mostra il buon ladrone – è entrare in paradiso. Soprattutto ricordami, Gesù, che la mia preghiera può cambiare la storia”. Infine la preghiera: “Gesù, ricordati di me quando la speranza svanisce e regna la disillusione. Gesù, ricordati di me quando sono incapace di prendere una decisione. Gesù, ricordati di me quando perdo fiducia in me e negli altri. Gesù, ricordati di me quando perdo di vista la grandezza del tuo amore. Gesù, ricordati di me quando credo che la mia preghiera sia inutile”.

“Maria, noi siamo poveri di “sì” e ricchi di “se”: se avessi avuto genitori migliori, se fossi stato più compreso e amato, se mi fosse andata meglio la carriera, se non ci fosse quel problema, se solo non soffrissi più, se Dio mi ascoltasse… Perennemente a chiederci il perché delle cose, fatichiamo a vivere il presente con amore”. Nella tredicesima stazione della Via Crucis che presiederà questa sera al Colosseo, il Papa invoca così la Madonna che tiene in braccio il corpo martoriato di suoi figlio. “Tu avresti tanti ‘se’ da dire a Dio, ma dici ancora ‘sì’”, commenta Francesco: “Forte nella fede, credi che il dolore, attraversato dall’amore, porta frutti di salvezza; che la sofferenza con Dio non ha l’ultima parola. E mentre tieni tra le braccia Gesù esanime, risuonano in te le ultime parole che ti ha rivolto: Ecco tuo figlio. Madre, sono io quel figlio! Accoglimi tra le tue braccia e chinati sulle mie ferite. Aiutami a dire ‘sì’ a Dio, ‘sì’ all’amore. Madre di pietà, viviamo un tempo spietato e abbiamo bisogno di compassione: tu, tenera e forte, ungici di mitezza: sciogli le resistenze del cuore e i nodi dell’anima”. Poi la preghiera: “Prendimi per mano, Maria. Quando cedo alla recriminazione e al vittimismo, quando smetto di lottare e accetto di convivere con le mie falsità, quando indugio e non trovo il coraggio di dire ‘sì’ a Dio, quando sono indulgente con me e inflessibile con gli altri, quando voglio che la Chiesa e il mondo cambino, ma io non cambio”.

M. MICHELA NICOLAIS 29 mar 2024 15:05