Sradichiamo le piante velenose dell'egoismo
“L’annuncio del Vangelo, l’animazione della vita pastorale, la guida del popolo non possono risolversi in principi distanti dalla realtà della vita quotidiana, ma devono toccare le ferite e comunicare la vicinanza divina, perché le persone scoprano la loro dignità di figli di Dio e imparino a camminare a testa alta, senza mai abbassare il capo dinanzi alle umiliazioni e alle oppressioni”. Lo ha raccomandato il Papa ai vescovi della Repubblica democratica del Congo, incontrati prima di partire per il Sud Sudan. “Se coltiviamo la vicinanza con Dio, ci sentiamo spinti verso il popolo e sentiremo sempre compassione per quanti ci sono affidati”, l’indicazione di rotta di Francesco per diventare “strumenti di consolazione e di riconciliazione per gli altri, per sanare le piaghe di chi soffre, lenire il dolore di chi piange, risollevare i poveri, liberare le persone da tante forme di schiavitù e di oppressione”. “La compassione non è un sentimento, è un patire con”, ha aggiunto a braccio.
La vicinanza a Dio, per il Papa, “rende profeti per il popolo, capaci di seminare la Parola che salva nella storia ferita della propria terra”. “Ecco la nostra identità episcopale: bruciati dalla Parola di Dio, in uscita verso il popolo di Dio, con zelo apostolico!”, ha esclamato il Papa, esortando i presenti a “collaborare a una storia nuova che Dio desidera costruire in mezzo a un mondo di perversione e di ingiustizia”. “Siete chiamati a continuare a far sentire la vostra voce profetica, perché le coscienze si sentano interpellate e ciascuno possa diventare protagonista e responsabile di un futuro diverso”, l’appello di Francesco, secondo il quale bisogna “sradicare le piante velenose dell’odio e dell’egoismo, del rancore e della violenza; demolire gli altari consacrati al denaro e alla corruzione; edificare una convivenza fondata sulla giustizia, sulla verità e sulla pace; e, infine, piantare semi di rinascita, perché il Congo di domani sia davvero quello che il Signore sogna: una terra benedetta e felice, mai più violentata, oppressa e insanguinata”.