Soluzione politica per la pace in Siria
“Auspico che si raggiuga una soluzione politica che, senza conflitti né divisioni, promuova responsabilmente la stabilità e l’unità del Paese”. È l’appello di Papa Francesco per la Siria, “in questo momento così delicato della sua storia”. “Prego per l’intercessione della Vergine Maria che il popolo siriano possa vivere in pace e sicurezza nella sua amata terra e le diverse religioni possano camminare insieme nell’amicizia e nel rispetto reciproco, per il bene di quella nazione afflitta da tanti anni di guerra”, ha detto il Papa al termine dell’udienza di oggi, in Aula Paolo VI – l’ultima del ciclo di catechesi sullo Spirito Santo – dedicata al rapporto tra lo Spirito Santo e la speranza. “Si trovi una via d’uscita” per la martoriata Ucraina, l’altro appello di Francesco, che ha citato anche la Palestina, Israele, il Myanmar: “Che torni la pace, che ci sia pace. La guerra sempre è una sconfitta. Preghiamo per la pace”.
“Se la Chiesa è una barca, lo Spirito Santo è la vela che la spinge e la fa avanzare nel mare della storia, oggi come in passato!”,
ha ribadito il Papa nella catechesi. “Speranza non è una parola vuota, o un nostro vago desiderio che le cose vadano per il meglio”, ha precisato: “No, la speranza è una certezza, perché è fondata sulla fedeltà di Dio alle sue promesse. Per questo si chiama virtù teologale: perché è infusa da Dio e ha Dio per garante. Non è una virtù passiva, che si limita ad attendere che le cose succedano. È una virtù sommamente attiva che aiuta a farle succedere”.
“Il cristiano non può accontentarsi di avere speranza; deve anche irradiare speranza, essere seminatore di speranza”,
l’invito del Papa, secondo il quale
la speranza “è il dono più bello che la Chiesa può fare all’umanità intera, soprattutto nei momenti in cui tutto sembra spingere ad ammainare le vele”.
Poi la citazione di San Paolo: “Adorate il Signore, Cristo, nei vostri cuori, pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi”. “Ma aggiungeva una raccomandazione: ‘Tuttavia questo sia fatto con dolcezza e rispetto’”, ha commentato Francesco: “E questo perché non sarà tanto la forza degli argomenti a convincere le persone, quanto l’amore che in essi sapremo mettere. Questa è la prima e più efficace forma di evangelizzazione. Ed è aperta a tutti!”.
“La Chiesa è in attesa della venuta del Signore”, l’esordio della catechesi, sulla scorta degli ultimi versetti del Libro dell’Apocalisse: “Lo Spirito e la sposa dicono: ‘Vieni’”. “Tale grido e l’attesa che esso esprime non si sono mai spenti nella Chiesa”, ha fatto notare il Papa: “Ancora oggi, nella messa, subito dopo la consacrazione, essa proclama la morte e la risurrezione di Cristo nell’attesa della sua venuta”. “Ma questa attesa della venuta ultima di Cristo non è rimasta l’unica e la sola”, ha spiegato: “Ad essa si è unita anche l’attesa della sua venuta continua nella situazione presente e pellegrinante della Chiesa. Ed è a questa venuta che pensa soprattutto la Chiesa, quando, animata dallo Spirito Santo, grida a Gesù: ‘Vieni!’”. È avvenuto un cambiamento – meglio, uno sviluppo – pieno di significato, a proposito del grido ‘Vieni!’ sulla bocca della Chiesa. Esso non è abitualmente rivolto solo a Cristo, ma anche allo Spirito Santo stesso! Colui che grida è ora anche Colui al quale si grida. ‘Vieni!’ è l’invocazione con cui iniziano quasi tutti gli inni e le preghiere della Chiesa rivolti allo Spirito Santo”.
“Dopo la Risurrezione, lo Spirito Santo è il vero alter ego di Cristo,
Colui che ne fa le veci, che lo rende presente e operante nella Chiesa”, l’identikit di Francesco: “È Lui che annuncia le cose future e le fa desiderare e attendere”, ha osservato: “Ecco perché Cristo e lo Spirito sono inseparabili, anche nell’economia della salvezza. Lo Spirito Santo è la sorgente sempre zampillante della speranza cristiana”. Poi la citazione di San Paolo: “Il Dio della speranza vi riempia, nel credere, di ogni gioia e pace, perché abbondiate nella speranza per la virtù dello Spirito Santo”.