San Filippo Neri, il santo della gioia
“La prossima settimana comincerà la traduzione in cinese, qui all’udienza”. Lo ha annunciato a sorpresa Papa Francesco ai fedeli, durante i saluti ai fedeli di lingua italiana che come di consueto concludono l’appuntamento del mercoledì in piazza San Pietro. “Non dimentichiamo il martoriato popolo dell’Ucraina, che soffre tanto”, l’appello a braccio al termine dell’udienza. “E voi, bambini, ragazzi, pensate ai bambini e ragazzi ucraini, che soffrono questo tempo senza riscaldamento, con un inverno molto duro e molto forte”, l’invito al gruppo di bambini e ragazzi che hanno seguito l’udienza di oggi dai gradini del sagrato di piazza san Pietro, ai piedi della postazione del Papa, che li ha salutati “in modo speciale”. “Pregate per i bambini e i ragazzi ucraini”, ha chiesto loro. “E preghiamo anche per la pace in Terra Santa, in Palestina, in Israele”, ha proseguito Francesco: “Che ci sia la pace. La gente soffre tanto. Preghiamo per la pace tutti insieme”.
“Tutti noi dobbiamo essere caritatevoli, pazienti, umili, operatori di pace e non di guerre”,
l’esordio della catechesi di oggi, dedicata ai frutti dello Spirito santo, che “sono il risultato di una collaborazione tra la grazia e la nostra libertà”. “Questi frutti esprimono sempre la creatività della persona, nella quale la fede opera per mezzo della carità, talvolta in modo sorprendente e gioioso”, ha spiegato il Papa, soffermandosi in particolare sulla gioia. “Non tutti nella Chiesa possono essere apostoli, profeti, evangelisti; ma tutti indistintamente possono e debbono essere caritatevoli, pazienti, umili, operatori di pace e così via”, ha affermato.
“Con Gesù Cristo sempre nasce e rinasce la gioia”,
ha assicurato Francesco. “Delle volte ci saranno momenti tristi, ma sempre c’è la pace: con Gesù c’è la gioia e la pace”, ha detto ancora fuori testo, spiegando poi che “la gioia, frutto dello Spirito, ha in comune con ogni altra gioia umana un certo sentimento di pienezza e di appagamento, che fa desiderare che duri per sempre”. “Sappiamo per esperienza, però, che questo non avviene, perché tutto quaggiù passa in fretta: giovinezza, salute, forze, benessere, amicizie, amori…durano cent’anni ma non di più”, l’analisi del Papa: “Del resto, anche se queste cose non passassero presto, dopo un po’ non bastano più, o vengono addirittura a noia, perché, come diceva Sant’Agostino rivolto a Dio: ‘Tu ci hai fatti per te, Signore, e il nostro cuore è inquieto finché non risposa in te’” . “C’è l’inquietudine del cuore per cercare la bellezza, la pace, l’amore, la gioia”, ha aggiunto ancora a braccio.
”Una vera gioia si condivide con gli altri, si contagia”,
ha detto Bergoglio citando l’esempio di San Filippo Neri, “il santo della gioia”, che cinque secoli fa viveva a Roma e ai bambini poveri e abbandonati del suo Oratorio diceva: “Figlioli, state allegri; non voglio scrupoli o malinconie; mi basta che non pecchiate”. E ancora: “State buoni, se potete!”. “San Filippo Neri aveva un tale amore per Dio che a volte sembrava che il cuore gli scoppiasse nel petto”, ha spiegato Francesco: “La sua gioia era, nel senso più pieno, un frutto dello Spirito. Il santo partecipò al Giubileo del 1575, che egli arricchì con la pratica, mantenuta in seguito, della visita alle Sette Chiese. Fu, a suo tempo, un vero evangelizzatore mediante la gioia”. San Filippo Neri, per il Papa, “aveva questo proprio di Gesù, che perdonava sempre, perdonava tutto”, le parole a braccio sul “santo della gioia”. “Forse qualcuno di noi può pensare: ‘Ma ho fatto questo peccato e per questo non avrà perdono’”, l’obiezione ancora fuori testo: “Dio perdona tutto, Dio perdona sempre, e questa è la gioia, essere perdonati da Dio. Ai confessori dico sempre: non domandate troppo, ma perdonate tutto e sempre”.
“Non si può comunicare con musi lunghi e volto scuro,
ma con la gioia di chi ha trovato il tesoro nascosto e la perla preziosa”, la raccomandazione di Francesco, che ha ricordato l’esortazione che San Paolo rivolgeva ai credenti della Chiesa di Filippi, e ora rivolge a noi: “Siate sempre lieti nel Signore, ve lo ripeto: siate lieti. La vostra amabilità sia nota a tutti”. “Siate lieti con la gioa di Gesù nel nostro cuore”, l’invito a braccio a conclusione della catechesi.