Quella sulle macerie non sarà mai una vittoria
“Quella costruita sulle macerie non sarà mai una vera vittoria”. Si è concluso così l’appello per la pace in Ucraina, lanciato da Papa Francesco al termine dell’udienza di oggi, pronunciata in Aula Paolo VI e dedicata allo zelo apostolico.
“Dopodomani, 24 febbraio, si compirà un anno dall’invasione dell’Ucraina, un anno dall’inizio di questa guerra assurda e crudele. Un triste anniversario”,
ha detto il Papa prima dei saluti in lingua italiana. “Il bilancio di morti e feriti, profughi, sfollati, distruzioni, danni economici e sociali parla da sé. Potrà il Signore perdonare tanti crimini e tanta violenza? Egli è il Dio della pace. Restiamo vicini al martoriato popolo ucraino che continua a soffrire e chiediamoci: è stato fatto tutto il possibile per fermare la guerra?
Faccio appello a quanti hanno autorità sulle nazioni perché si impegnino concretamente per la fine conflitto, per raggiungere il cessate il fuoco e avviare negoziati di pace.
Quella costruita sulle macerie non sarà mai una vera vittoria”.
“Nella Chiesa tutto va conformato alle esigenze dell’annuncio del Vangelo; non alle opinioni dei conservatori o dei progressisti, ma al fatto che Gesù raggiunga la vita della gente”, ha spiegato Francesco nella catechesi: “Quando si trovano divisioni nella Chiesa, per esempio divisioni ideologiche, dov’è lo Spirito Santo?”, si è chiesto a braccio. “Il Vangelo – ha proseguito sempre fuori testo – non è un’idea, non è un’ideologia: è un annuncio che tocca il cuore e ti fa cambiare il cuore.
Se ti rifugi in una ideologia – sia sinistra, sia di destra, sia di centro – stai facendo del Vangelo un partito politico, un’ideologia, un club di gente.
E quanto ci vuole oggi prendere in mano la libertà del Vangelo e lasciarsi portare avanti dallo Spirito!”. “Possiamo avere tempi e spazi ben definiti, comunità, istituti e movimenti ben organizzati ma, senza lo Spirito, tutto resta senz’anima”, il monito, unito all’esortazione, all’inizio della Quaresima, ad invocare spesso lo Spirito Santo. “L’organizzazione non basta, è lo Spirito che dà vita alla Chiesa”, ha detto Francesco a braccio: “La Chiesa, se non lo prega e non lo invoca, si chiude in sé stessa, in dibattiti sterili ed estenuanti, in polarizzazioni logoranti, mentre la fiamma della missione si spegne”:
“E’ molto triste vedere la Chiesa come fosse un Parlamento”,
la denuncia a braccio: “La Chiesa è un’altra cosa: è una comunità di uomini e donne che credono, annunciano Gesù Cristo ma mossi dallo Spirito, non dalle proprie ragioni. Lo Spirito ci fa uscire, ci spinge ad annunciare la fede per confermarci nella fede, ad andare in missione per ritrovare chi siamo”.
“Non spegnere lo Spirito Santo, nella comunità cristiana e anche in ognuno di noi”,
la consegna per la Quaresima. “È indubbiamente importante che nelle nostre programmazioni pastorali si parta dalle inchieste sociologiche, dalle analisi, dalla lista delle difficoltà, dall’elenco delle attese e delle lamentele. Questo si deve fare”, l’analisi del Papa: “Tuttavia è assai più importante partire dalle esperienze dello Spirito: è questa la vera partenza. E occorre quindi cercarle, elencarle, studiarle, interpretarle. È un principio fondamentale che, nella vita spirituale, è chiamato primato della consolazione sulla desolazione. Prima c’è lo Spirito che consola, rianima, illumina, muove; poi verrà anche la desolazione, la sofferenza, il buio, ma il principio per regolarsi nel buio è la luce dello Spirito”. “Questo principio aiuta nelle cose che non si capiscono, nelle confusioni, e anche in tanti bui”, ha assicurato Francesco a braccio. “Io invoco lo Spirito Santo? Ognuno si risponda dentro”, l’invito finale: “Quanti di noi preghiamo lo Spirito Santo? ‘Ma padre, io prego la Madonna, Gesù, i santi’. ‘E tu non preghi lo Spirito? E’ quello che ti fa muovere il cuore, che ti porta avanti la gioia di evangelizzare, di fare missione”.” Io prego lo Spirito Santo?”, la domanda consegnata dal Papa a tutti noi per questo tempo liturgico: “Mi lascio orientare da lui, che mi invita a non chiudermi ma a portare Gesù, a testimoniare il primato della consolazione di Dio sulla desolazione del mondo?”.