Preghiamo per la pace, vogliamo la pace
“Preghiamo per la pace. Vogliamo la pace!”. È l’esortazione con cui Papa Francesco ha concluso l’udienza di oggi, dedicata alla gioia sulla scorta dell’Evangelii gaudium, che in questi giorni compie dieci anni. “Preghiamo fratelli e sorelle per la pace, in modo speciale per la martoriata Ucraina, soffre tanto”, le parole di Francesco: “E poi in Terra Santa, Palestina, Israele. E non dimentichiamo il Sudan che soffre tanto. E pensiamo: dovunque c’è la guerra, ci sono tante guerre, preghiamo per la pace. Ogni giorno qualcuna si prenda qualche tempo per pregare per la pace. Vogliamo la pace”.
“Gesù è la gioia. O annunciamo Gesù con gioia o non lo annunciamo,
perché un’altra via di annunciarlo non è capace di portare la era realtà di Gesù”, ha esordito a braccio il Papa.
“Un cristiano scontento, triste, insoddisfatto o, peggio ancora, risentito e rancoroso non è credibile”,
il monito di Francesco: “Parlerà di Gesù, ma nessuno gli crederà”. “Una volta mi diceva una persona di queste persone: ‘sono cristiani con faccia di baccalà’, cioè non esprimono niente”, ha proseguito a braccio: “E la gioia è essenziale. Il Vangelo non è un’ideologia, è un annuncio di gioia: le ideologie sono fredde, tutte, il Vangelo ha il calore della gioia. Le ideologie non sanno sorridere, il Vangelo è un sorriso, ti fa sorridere perché ti tocca l’anima con la buona notizia. La nascita di Gesù, nella storia come nella vita, è il principio della gioia”.
“L’incontro con Gesù sempre ti porta alla gioia, e se questo non succede, non è vero incontro con Gesù”,
il monito ancora fuori testo. “I primi a dover essere evangelizzati siamo noi cristiani, e questo è molto importante”, ha osservato il Papa: “Immersi nel clima veloce e confuso di oggi, pure noi, infatti, potremmo trovarci a vivere la fede con un sottile senso di rinuncia, persuasi che per il Vangelo non ci sia più ascolto e che non valga più la pena impegnarsi per annunciarlo. Potremmo addirittura esser tentati dall’idea di lasciare che gli altri” vadano per la loro strada”. “Invece proprio questo è il momento di ritornare al Vangelo per scoprire che Cristo è sempre giovane e fonte costante di novità”, la proposta di Francesco sulla scorta dell’Evangelii gaudium: “Così, come i due di Emmaus, si torna nella vita quotidiana con lo slancio di chi ha trovato un tesoro; erano gioiosi, perché avevano trovato Gesù e gli ha cambiato la vita. E si scopre che l’umanità abbonda di fratelli e sorelle che aspettano una parola di speranza”.
“Il Vangelo è atteso anche oggi”, la tesi del Papa: “l’uomo di oggi, come l’uomo di ogni tempo ne ha bisogno, anche la civiltà dell’incredulità programmata e della secolarità istituzionalizzata; anzi, soprattutto la società che lascia deserti gli spazi del senso religioso. Ha bisogno di Gesù”.
“Questo è il momento favorevole all’annuncio di Gesù”, l’invito: “La gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù. Coloro che si lasciano salvare da lui sono liberati dal peccato, dalla tristezza, dal vuoto interiore, dall’isolamento”. “Con Gesù Cristo sempre nasce e rinasce la gioia: non dimentichiamo questo”, ha concluso il Papa a braccio: “E se qualcuno di noi non percepisce questa gioia, si domandi se ha trovato Gesù. Una gioia interiore: il Vangelo va sulla strada della gioia, sempre”. Di qui l’invito ad ogni cristiano “a rinnovare oggi stesso il suo incontro personale con Gesù Cristo”: “Ognuno di noi oggi si prenda un po’ di tempo e pensi: Gesù, tu sei dentro di me, voglio incontrarti tutti i giorni. Tu sei una persona, non un’idea. Tu sei un compagno di cammino, non un programma. Tu sei amore, che risolve tanti problemi. Tu sei l’inizio dell’evangelizzazione, la fonte della gioia!”.