Con il Vangelo sempre in tasca
Consiglia a tutti di portare sempre con sé un Vangelo tascabile, perché “è importante per la vita”. Ai sacerdoti ricorda il ruolo fondamentale dell’omelia, cioè quello di “aiutare a trasferire la Parola di Dio dal libro alla vita”. Papa Francesco, durante l’udienza generale di questa mattina, in piazza San Pietro, ha continuato il nuovo ciclo di catechesi “Lo Spirito e la Sposa. Lo Spirito Santo guida il popolo di Dio incontro a Gesù nostra speranza”, incentrando la sua riflessione sul tema “Tutta la Scrittura è ispirata da Dio”. Conoscere l’amore di Dio dalle parole di Dio. (Lettura: 2 Pt 1,20-21). “Tutti i giorni prendi un tempo per ascoltare, meditare, leggere un passo della scrittura”, il suo consiglio. E, in particolare, si è soffermato sulla lectio divina e sull’omelia. Quindi ha raccomandato ai fedeli: “Abbiate sempre un Vangelo tascabile e portatelo nella borsa, nelle tasche… Così quando siete in viaggio o quando siete un po’ liberi lo prendete e leggete qualcosa. Questo è molto importante per la vita. Prendete un Vangelo tascabile e durante la giornata leggetelo una, due volte, quando capita. Ma la lettura spirituale per eccellenza della Scrittura è quella comunitaria che si fa nella Liturgia e in particolare nella messa. Lì vediamo come un evento o un insegnamento, dato nell’Antico Testamento, trova il suo pieno compimento nel Vangelo di Cristo”.
Poi, l’attenzione si è spostata sull’omelia, che “per questo deve essere breve, un’immagine, un pensiero, un sentimento”.
“L’omelia non deve andare oltre gli otto minuti, perché dopo con il tempo si perde l’attenzione e la gente si addormenta, e ha ragione”.
“Un’omelia deve essere così. E questo voglio dire ai preti, che parlano tanto, tante volte, e non si capisce di che cosa parlano. Omelia breve: un pensiero, un sentimento e una ‘cosa’ di azione, come fare. Tra le tante parole di Dio che ogni giorno ascoltiamo nella messa o nella Liturgia delle ore, ce n’è sempre una destinata in particolare a noi. Qualcosa che tocca il cuore. Accolta nel cuore, essa può illuminare la nostra giornata e animare la nostra preghiera. Si tratta di non lasciarla cadere nel vuoto!”.
Nella prima parte della catechesi, il Papa aveva osservato che “può capitare che un certo passo della Scrittura, che abbiamo letto tante volte senza particolare emozione, un giorno lo leggiamo in un clima di fede e di preghiera, e allora quel testo improvvisamente si illumina, ci parla, proietta luce su un problema che stiamo vivendo, rende chiara la volontà di Dio per noi in una certa situazione”. “A che cosa è dovuto questo cambiamento, se non a una illuminazione dello Spirito Santo? – si è chiesto -. Le parole della Scrittura, sotto l’azione dello Spirito, diventano luminose”.
Nelle parole del Pontefice, il messaggio che “la Chiesa si nutre della lettura spirituale della Sacra Scrittura, cioè della lettura fatta sotto la guida dello Spirito Santo che l’ha ispirata”. “Al suo centro, come un faro che illumina tutto, c’è l’evento della morte e risurrezione di Cristo, che compie il disegno di salvezza, realizza tutte le figure e le profezie, svela tutti i misteri nascosti e offre la vera chiave di lettura dell’intera Bibbia”. Continuando a soffermarsi sul ruolo della Chiesa, Francesco ha, infine, ribadito che “è l’interprete autorizzata del testo ispirato, la mediatrice della sua proclamazione autentica”. “Poiché la Chiesa è dotata dello Spirito Santo, essa è ‘colonna e sostegno della verità’ (1 Tm 3,15). È suo compito aiutare i fedeli e quanti cercano la verità a interpretare in modo corretto i testi biblici”.
Al momento dei saluti ai pellegrini in lingua italiana, il pensiero sempre rivolto alla pace. “Non dimentichiamo la martoriata Ucraina, Palestina, Israele. Non dimentichiamo il Myanmar e tanti Paesi che sono in guerra. Preghiamo per la pace. Oggi ci vuole la pace. La guerra sempre, dal primo giorno, è una sconfitta. Preghiamo per la pace. Che il Signore ci dia la forza di lottare sempre per la pace”.