Papa Francesco: clemenza per i carcerati
Celebrato ieri in San Pietro a Roma il Giubileo dei detenuti. Intense parole di papa Francesco che invitato i presenti, tra questi anche 1000 ospiti delle carceri italiane, a non cedere alla convinzione che per loro non ci sia speranza e possibilità di perdono. All'Angelus la richiesta ai governi del mondo di un atto di clemenza
“Dove c’è una persona che ha sbagliato, là si fa ancora più presente la misericordia del Padre”. Così papa Francesco si è rivolto alle persone presenti ieri nella Basilica di San Pietro per la Messa in occasione del Giubileo dei carcerati. Tra queste anche mille detenuti che hanno partecipato alla celebrazione. Nel corso della celebrazione giubila re il Papa ha ribadito più volte la forza della speranza che “guarda” al “futuro” ed è donata da Dio.
“Cari detenuti – sono state le sue parole - , è il giorno del vostro Giubileo! Che oggi, dinanzi al Signore, la vostra speranza sia accesa. Il Giubileo, per sua stessa natura, porta con sé l’annuncio della liberazione. Non esiste luogo del nostro cuore che non possa essere raggiunto dall’amore di Dio. Dove c’è una persona che ha sbagliato, là si fa ancora più presente la misericordia del Padre, per suscitare pentimento, perdono, riconciliazione, pace”.
Papa Francesco ha parlato del “mancato rispetto della legge” che “ha meritato la condanna”, “della privazione della libertà” che è - rimarca - “la forma più pesante della pena”, “perché tocca la persona nel suo nucleo più intimo”, ma ha anche aggiunto che “la speranza non può venire meno. Una cosa, infatti, è ciò che meritiamo per il male compiuto; altra cosa, invece, è il respiro della speranza, che non può essere soffocato da niente e da nessuno”. Se la speranza viene da Dio, ha continuato nella sua omelia, questa non può essere tolta a nessuno, nemmeno ai carcerati, perché rappresenta la forza per andare avanti, quella tensione positiva per trasformare la vita.
Parole particolarmente intense il Papa le ha dedicate al tema dell’ipocrisia. “Ogni volta che entro in un carcere – ha affermato - mi domando: perché loro e non io? Tutti abbiamo la possibilità di sbagliare: tutti. In una o in un’altra maniera abbiamo sbagliato. E quell'ipocrisia fa che non si pensa alla possibilità di cambiare vita, c’è poca fiducia nella riabilitazione, nel reinserimento nella società”. Il questo modo, ha continuato, “si dimentica che tutti siamo peccatori e, spesso, siamo anche prigionieri senza rendercene conto”.
Ai carcerati presenti in San Pietro papa Francesco ha poi ricordato la certezza del perdono
“Nessuno davanti a Dio può considerarsi giusto – ha affermato - ma nessuno può vivere senza la certezza di trovare il perdono!”. E dopo avere invitato l’assemblea a non rinchiudersi nel passato e a non cadere nella tentazione di pensare di non poter essere perdonati, papa Francesco ha ricordato la necessità di affidarsi alla sua misericordia, perché dove alla violenza si risponde con il perdono, là anche il cuore di chi ha sbagliato può essere vinto dall’amore che sconfigge ogni forma di male. E così, tra le vittime e tra i colpevoli, Dio suscita autentici testimoni e operatori di misericordia".
Nel corso dell’Angelus papa Francesco ha poi chiesto formalmente un atto di clemenza verso i detenuti.
Il Pontefice ha ribadito che la giustizia penale non può avere solo dimensione punitiva, ma deve aprirsi alla speranza. Migliorare le condizioni di vita nelle carceri, rispettare “pienamente la dignità umana dei detenuti” sono stati gli altri temi toccati.
Il Papa ha desiderato “ribadire l’importanza di riflettere sulla necessità di una giustizia penale che non sia esclusivamente punitiva, ma aperta alla speranza e alla prospettiva di reinserire il reo nella società”. “In modo speciale, sottopongo alla considerazione delle competenti Autorità civili di ogni Paese la possibilità di compiere, in questo Anno Santo della Misericordia, un atto di clemenza verso quei carcerati che si riterranno idonei a beneficiare di tale provvedimento”.