Non soffocate la parola di Dio della pace
È la situazione in Medio Oriente e il rischio che la guerra possa allargarsi da Gaza e da Israele ad altri Paesi, dopo gli eventi di questi giorni, a preoccupare il Papa dopo la recita dell'Angelus. L’auspicio è infatti che questo conflitto “già particolarmente violento e sanguinoso, non si estenda ancora di più”. Francesco prega perciò per tutte le vittime, “in particolare per i bambini innocenti”, e “per le popolazioni in Palestina, Israele e Libano”, esprimendo in particolare vicinanza alla comunità drusa in Terra Santa, colpita la scorsa settimana da un razzo che ha ucciso 12 bambini e ragazzi che giocavano in un campo da calcio.
Il Pontefice chiede che “si abbia il coraggio di riprendere il dialogo perché cessi subito il fuoco a Gaza e su tutti i fronti e si liberino gli ostaggi”, soccorrendo le popolazioni con gli aiuti umanitari. A nulla infatti servono, bombardamenti, omicidi e violenze.
"Gli attacchi, anche quelli mirati, e le uccisioni non possono mai essere una soluzione. Non aiutano a percorrere il cammino della giustizia, il cammino della pace, ma generano ancora più odio e vendetta. Basta, fratelli e sorelle! Basta! Non soffocate la parola del Dio della Pace ma lasciate che essa sia il futuro della Terra Santa, del Medio Oriente e del mondo intero! La guerra è una sconfitta!".
Altrettanta preoccupazione, dopo aver citato il Medio Oriente e il Myanmar, è stata espressa dal Papa per il Venezuela, “che sta vivendo una situazione critica” dopo la contestata rielezione del presidente Maduro.
"Rivolgo un accorato appello a tutte le parti a cercare la verità, ad esercitare moderazione, ad evitare ogni tipo di violenza, a comporre i contenziosi con il dialogo, ad avere a cuore il vero bene della popolazione e non interessi di parte".
La vicinanza di Francesco, che ha affidato il Paese sudamericano, all’intercessione di Nostra signora di Coromoto e alla preghiera del Beato Josè Gregorio Hernandez, è andata poi alle popolazioni indiane, in particolare del Kerala, “duramente colpite da piogge torrenziali, che hanno provocato numerose frane, causando perdite in vite umane, numerosi sfollati e ingenti danni”. L’invito del Pontefice è ad unirsi con lui alla preghiera, “per coloro che hanno perso la vita e per tutte le persone provate da così devastante calamità”.
In precedenza Francesco ha ricordato anche la beatificazione venerdì scorso in Libano, del patriarca maronita Stefano Douayhy. “Maestro di fede e pastore sollecito, fu testimone di speranza sempre accanto alla gente”, nel suo periodo di guida della Chiesa maronita dal 1670 al 1704, “un’epoca difficile segnata anche da persecuzioni.
"Anche oggi il popolo libanese soffre tanto! In particolare, penso alle famiglie delle vittime dell’esplosione del Porto di Beirut. Auspico che si faccia presto giustizia e verità".
Nella giornata di memoria del Santo Curato d’Ars e nel giorno in cui in alcuni Paesi si celebra la Festa del Parroco, Franesco ha espresso infine vicinanza e gratitudine, ”a tutti quei parroci che con zelo e generosità, talvolta fra tante sofferenze, si consumano per il Dio e il popolo.