Non possono esserci condanne senza speranza
“Senza questa rivoluzione della tenerezza rischiamo di rimanere imprigionati in una giustizia che non permette di rialzarsi facilmente e che confonde la redenzione con la punizione”. È il monito del Papa, che al termine della catechesi dell’udienza di oggi, pronunciata in Aula Paolo VI e dedicata alla figura di San Giuseppe, padre nella tenerezza, ha ricordato in modo particolare “i nostri fratelli e le nostre sorelle che sono in carcere”. “È giusto che chi ha sbagliato paghi per il proprio errore, ma è altrettanto più giusto che chi ha sbagliato possa redimersi dal proprio errore”, ha ribadito Francesco, secondo il quale “non possono esserci condanne senza una finestra di speranza: qualsiasi condanna ha sempre una finestra di speranza”.
“Pensiamo ai nostri fratelli e sorelle carcerati, e preghiamo per loro, perché trovino in quella finestra di speranza una via di uscita verso una vita migliore”, l’invito ai presenti. Infine, una preghiera: “San Giuseppe, padre nella tenerezza, insegnaci ad accettare di essere amati proprio in ciò che in noi è più debole. Fa’ che non mettiamo nessun impedimento tra la nostra povertà e la grandezza dell’amore di Dio. Suscita in noi il desiderio di accostarci al Sacramento della Riconciliazione, per essere perdonati e anche resi capaci di amare con tenerezza i nostri fratelli e le nostre sorelle nella loro povertà. Sii vicino a coloro che hanno sbagliato e per questo ne pagano il prezzo; aiutali a trovare, insieme alla giustizia, anche la tenerezza per poter ricominciare. Insegna loro che primo modo di ricominciare è domandare sinceramente perdono per sentire la carezza del Padre”.