Nel Sinodo ascolto e digiuno della parola pubblica
Papa Francesco ha aperto la prima Congregazione generale del Sinodo sulla Sinodalità e a tutti i partecipanti riuniti in Aula Paolo VI ricorda che l'assise "non è un parlamento, né una riunione tra amici":
Ascolto, digiuno della parola pubblica, tanto spazio allo Spirito Santo, alla preghiera, alla riflessione - in particolare sui testi di San Basilio -, nessuno spazio a chiacchiericcio, mondanità, ideologie.
Seduto al tavolo con i rappresentanti della Segreteria generale del Sinodo, il Papa apre la prima Congregazione generale del Sinodo sulla Sinodalità e indica ai 464 partecipanti il cammino da percorrere in queste quattro settimane di lavori, esortando tutti i giornalisti, che fanno un lavoro “molto bello, molto buono”, di aiutarli a trasmettere il messaggio che la “priorità” è l’ascolto”, prima ancora della parola.
Durante il suo discorso in apertura della prima Congregazione generale dell'assise sulla sinodalità, il Papa ha fatto distribuire una antologia di testi patristici sul tema dello ...
Il Papa è giunto in anticipo in Aula Paolo VI, per l'occasione modificata nei suoi spazi, salutato dai presenti a cominciare dai due vescovi cinesi, membri nell’assise su nomina papale. Insieme a cardinali, vescovi, religiosi, consacrate, laici e laiche, Francesco prega e canta l’invocazione allo Spirito Santo, quello che - dice nel suo breve discorso introduttivo - è il vero “protagonista” del Sinodo. Il protagonista del Sinodo non siamo noi, è lo Spirito Santo e se noi lasciamo posto allo Spirito Santo, il Sinodo andrà bene.
E proprio per “non rattristare lo Spirito” che si avvilisce con “le parole vuote, le parole mondane”, il Papa mette ancora una volta in guardia dal “chiacchiericcio”, una “abitudine umana, ma non buona”, una “malattia molto frequente fra noi” e “comune nella Chiesa”.
Il chiacchiericcio è l’anti-Spirito Santo, va contro... E se noi non lasciamo che Lui ci guarisca da questa malattia, difficilmente un cammino sinodale sarà buono. Almeno qui dentro: se tu non sei d’accordo con quello che dice quel vescovo o quello che dice la suora o quel laico là, diglielo in faccia. Per questo è un Sinodo. Per dire la verità, non il chiacchiericcio sotto il tavolo.
Più delle parole, premura del Papa è che durante il Sinodo sia dato spazio all’ascolto: “C’è la priorità dell’ascolto”, dice, “e dobbiamo dare un messaggio, e questo agli operatori della stampa, ai giornalisti che fanno un lavoro molto bello, molto buono. Ma dobbiamo dare proprio una comunicazione che si il riflesso di questa vita nello Spirito Santo”.
Ci vuole un’ascesi - scusatemi che parli così ai giornalisti - ma, un certo digiuno della parola pubblica per custodire questo. E quello che si pubblica, che sia in questo ambiente. Qualcuno dirà - lo stanno dicendo - che i vescovi hanno paura e per questo non vogliono che i giornalisti dicano. No: il lavoro dei giornalisti è molto importante. Ma dobbiamo aiutarli a che dicano questo, questo andare nello Spirito.
Francesco ricorda come le polemiche e le pressioni mediatiche nei precedenti Sinodi si siano sovrapposte alle discussioni in aula, spesso orientando anche l'agenda di lavoro. “Quando (c'è stato) il Sinodo sulla famiglia, c’era l’opinione pubblica fatta dalla mondanità di noi, che era per dare la comunione ai divorziati: e così siamo entrati nel Sinodo. Quando (c'è stato) il Sinodo per l’Amazzonia, c’era l’opinione pubblica, la pressione, che era per fare i viri probati: siamo entrati con questa pressione, no?”.
“Adesso - dice il Papa - ci sono alcune ipotesi di questo Sinodo: ‘Ma cosa faranno? Forse il sacerdozio alle donne’, non so, queste cose che dicono fuori, no? E dicono tante volte che i vescovi hanno paura di comunicare quello che succede”. Per questo il Pontefice si rivolge direttamente ai “comunicatori” chiedendo loro “di fare la vostra funzione bene, giusta, che la Chiesa a le persone di buona volontà - le altre diranno quello che vogliono - capiscano che anche nella Chiesa c’è la priorità dell’ascolto. Trasmettere questo: è tanto importante”.
Il Papa indica poi alcuni testi di antologia patristica come strumento di riflessione per tutti i partecipanti: “Questi sono presi da San Basilio, che ha scritto quel bel trattato sullo Spirito Santo. Perché? Perché ci vuole capire questa realtà, che non è facile: non è facile…. Vi prego di riflettere e meditare su questi”, esorta.
“Non è facile”, dice ancora il Papa, intraprendere ora questo Sinodo sulla sinodalità, frutto di un cammino lungo 60 anni: “Non è facile, ma è bello: è molto bello”. Soprattutto è un Sinodo, quello che inizia oggi, “che tutti i vescovi del mondo hanno voluto”.
Nel sondaggio che è stato fatto dopo il Sinodo per l’Amazzonia, a tutti i vescovi del mondo, il secondo posto delle preferenze era questo: sinodalità. Primo erano i preti, il terzo credo una questione sociale. Ma, secondo [il tema della sinodalità era al secondo posto]. Tutti i vescovi del mondo vedevano la necessità di riflettere sulla sinodalità. Perché? Perché tutti avevano capito che il frutto era maturo per una cosa del genere.
Allora “con questo spirito incominciamo a lavorare, oggi”, afferma Francesco, ricordando ancora - come già oggi nell’omelia della Messa in Piazza San Pietro - “che il Sinodo non è un parlamento: è un’altra cosa; che il Sinodo non è una riunione di amici per risolvere alcune cose del momento o dare le opinioni: è un’altra cosa”.
Se in mezzo a noi ci sono altri modi di andare avanti per interessi sia umani, personali, ideologici, non sarà un Sinodo, sarà una riunione più parlamentaria, che è un’altra cosa. Sinodo è un cammino che fa lo Spirito Santo.