La speranza è il motore che sostiene l'educatore
“L’incontro odierno si colloca anche all’inizio del cammino del Giubileo, avviato pochi giorni fa proprio celebrando l’evento in cui, con l’incarnazione del Figlio di Dio, la speranza è entrata nel mondo. Il Giubileo ha molto da dire al mondo dell’educazione e della scuola”. Lo ha detto, sabato 4 gennaio, Papa Francesco, ricevendo in udienza, nell’Aula Paolo, VI l’Aimc, l’Uciim e l’Agesc. Infatti, “pellegrini di speranza” sono “tutte le persone che cercano un senso per la propria vita e anche coloro che aiutano i più piccoli a camminare su questa strada. Un buon insegnante è un uomo o una donna di speranza, perché si dedica con fiducia e pazienza a un progetto di crescita umana. La sua speranza non è ingenua, è radicata nella realtà, sostenuta dalla convinzione che ogni sforzo educativo ha valore e che ogni persona ha una dignità e una vocazione che meritano di essere coltivati. A me fa dolore quando vedo i bambini che non sono educati e che vanno a lavorare, tante volte sfruttati o che vanno a cercare da mangiare o cose da vendere dove ci sono i rifiuti. È duro! E di questi bambini ce ne sono!”.
Per il Pontefice, “la speranza è il motore che sostiene l’educatore nel suo impegno quotidiano, anche nelle difficoltà e negli insuccessi. Ma come fare per non perdere la speranza e per alimentarla ogni giorno? Tenere fisso lo sguardo su Gesù, maestro e compagno di strada: questo permette di essere davvero pellegrini di speranza”. Di qui l’invito: “Pensate alle persone che incontrate a scuola, ragazzi e adulti: ‘Tutti sperano. Nel cuore di ogni persona è racchiusa la speranza come desiderio e attesa del bene, pur non sapendo che cosa il domani porterà con sé’ (Spes non confundit, 1). Queste speranze umane, attraverso ciascuno di voi, possono incontrare la speranza cristiana, la speranza che nasce dalla fede e vive nella carità. E non dimentichiamo: la speranza non delude. L’ottimismo delude, ma la speranza non delude. Una speranza che supera ogni desiderio umano, perché apre le menti e i cuori sulla vita e sulla bellezza eterna”.
“Sono contento di incontrarvi in occasione degli anniversari delle vostre Associazioni: l’80° dell’Associazione italiana maestri cattolici e dell’Unione cattolica italiana insegnanti, dirigenti, educatori, formatori, e il 50° dell’Associazione genitori scuole cattoliche. È una bella occasione per fare festa insieme e per fare memoria della vostra storia e guardare al futuro. Questo esercizio, questo movimento tra radici – memoria – e frutti – i risultati – è la chiave di volta dell’impegno in ambito educativo”. Lo ha detto, stamattina, Papa Francesco, ricevendo in udienza, nell’Aula Paolo VI, l’Aimc, l’Uciim e l’Agesc.
“Il nostro incontro avviene nel tempo liturgico di Natale, un tempo che ci mostra la pedagogia di Dio. E qual è il suo ‘metodo educativo? È quello della prossimità, la vicinanza. Dio è vicino, compassionevole e tenero – ha osservato il Pontefice -. Le tre qualità di Dio: vicinanza, compassione e tenerezza. La vicinanza, la prossimità”. Il Santo Padre ha evidenziato: “Come un maestro che entra nel mondo dei suoi alunni, Dio sceglie di vivere tra gli uomini per insegnare attraverso il linguaggio della vita e dell’amore. Gesù è nato in una condizione di povertà e di semplicità: questo ci richiama a una pedagogia che valorizza l’essenziale e mette al centro l’umiltà, la gratuità e l’accoglienza. La pedagogia distante e lontana dalle persone non serve, non aiuta. Il Natale ci insegna che la grandezza non si manifesta nel successo o nella ricchezza, ma nell’amore e nel servizio agli altri. Quella di Dio è una pedagogia del dono, una chiamata a vivere in comunione con Lui e con gli altri, come parte di un progetto di fraternità universale, un progetto in cui la famiglia ha un posto centrale e insostituibile. La famiglia!”. Inoltre, “questa pedagogia è un invito a riconoscere la dignità di ogni persona, a cominciare da chi è scartato e ai margini, come duemila anni fa erano trattati i pastori, e ad apprezzare il valore di ogni fase della vita, compresa l’infanzia. La famiglia è il centro, non dimenticatelo! Mi raccontava una persona che una domenica era a pranzo in un ristorante e al tavolo vicino c’era una famiglia, papà, mamma, figlio e figlia. Tutti e quattro con il cellulare, non parlavano fra loro, con il cellulare. Questo signore ha sentito qualcosa, si è avvicinato e ha detto: ‘Ma voi siete famiglia, perché non parlate fra voi e parlate così? È una cosa strana…’. Lo hanno ascoltato, lo hanno mandato a quel paese e hanno continuato a fare queste cose. Per favore, in famiglia si parli! Famiglia è dialogo, il dialogo che ci fa crescere”.
“La scuola ha bisogno di questo! Sentitevi chiamati a elaborare e trasmettere una nuova cultura, fondata sull’incontro tra le generazioni, sull’inclusione, sul discernimento del vero, del buono e del bello; una cultura della responsabilità, personale e collettiva, per affrontare le sfide globali come le crisi ambientali, sociali ed economiche, e la grande sfida della pace. A scuola voi potete ‘immaginare la pace’, ossia porre le basi di un mondo più giusto e fraterno, con il contributo di tutte le discipline e con la creatività dei bambini e dei giovani – ha osservato il Pontefice – . Ma se a scuola voi fate la guerra fra di voi, se a scuola voi fate i bulli con le ragazze e i ragazzi che hanno qualche problema, questo è prepararsi per la guerra non per la pace! Per favore, mai fare il bullying! Avete capito questo?”. Rispondono: “Sì!”. “Mai fare il bullying! Lo diciamo tutti insieme? Dai! Mai fare il bullying! Coraggio e avanti. Lavorate su questo”, l’invito del Santo Padre.
Rivolgendosi ai partecipanti all’udienza, Francesco ha ricordato: “Voi siete qui oggi per celebrare ricorrenze significative delle vostre Associazioni, nate per offrire un contributo alla scuola, per il migliore raggiungimento delle sue finalità educative. E non alla scuola come contenitore, ma alle persone che vivono e lavorano in essa: gli studenti, gli insegnanti, i genitori, i dirigenti e tutto il personale. All’inizio della vostra storia c’è stata l’intuizione che solo associandosi, camminando insieme, si potesse migliorare la scuola, che per sua natura è una comunità, bisognosa del contributo di tutti. I vostri fondatori vivevano in tempi nei quali i valori della persona e della cittadinanza democratica avevano bisogno di essere testimoniati e rafforzati, per il bene di tutti; e anche il valore della libertà educativa”. di qui l’invito: “Non dimenticate mai da dove venite, ma non camminate con la testa girata indietro, rimpiangendo i bei tempi passati! Pensate invece al presente della scuola, che è il futuro della società, alle prese con una trasformazione epocale. Pensate ai giovani insegnanti che muovono i primi passi nella scuola e alle famiglie che si sentono sole nel loro compito educativo. A ciascuno proponete con umiltà e novità il vostro stile educativo e associativo”.
Il Papa ha esortato: “Tutto questo vi incoraggio a farlo insieme, con una sorta di ‘patto tra le associazioni’, perché così potete testimoniare meglio il volto della Chiesa nella scuola e per la scuola. La speranza mai delude, mai, la speranza mai è ferma, la speranza è sempre in cammino e ci fa camminare. E allora andate avanti con fiducia! Benedico di cuore voi e tutti e coloro che formano la rete delle vostre Associazioni. E non dimenticatevi di pregare per me. E non dimenticate di…”. Rispondono: “Mai fare il bullying!”. E Il Pontefice: “Lo avete imparato! Grazie”.
@Foto Vatican Media/Sir