La preghiera non è una fuga dai propri compiti
“La preghiera non è una fuga dai propri compiti, al contrario è un aiuto a realizzare quel bene che siamo chiamati a compiere, qui e ora”. Lo ha spiegato il Papa, nella catechesi dell’udienza di oggi, dedicata ancora una volta all’esperienza spirituale della consolazione. “Come riconoscere la vera consolazione?”: “È una domanda molto importante per un buon discernimento, per non essere ingannati nella ricerca del nostro vero bene”, ha detto Francesco citando Sant’Ignazio di Loyola.
“C’è una vera consolazione, ma ci sono anche consolazioni che sono vere”, ha proseguito il Papa a braccio: “e per questo ci vuole capire bene il percorso della consolazione, dove va e dove mi porta: se mi porta a una cosa che non è buona, la consolazione non è vera, è finta”. Ad esempio, “ho il pensiero di pregare, e noto che si accompagna ad affetto verso il Signore e il prossimo, invita a compiere gesti di generosità, di carità: è un principio buono. Può invece accadere che quel pensiero sorga per evitare un lavoro o un incarico che mi è stato affidato: ogni volta che devo lavare i piatti o pulire la casa, mi viene una grande voglia di mettermi a pregare!”. “Succede questo, nei conventi”, il commento a braccio.