La guerra: distruzione di noi stessi
Mentre in molte città d'Italia si ricorda il 4 novembre, festa delle Forze armate, papa Francesco nel cimitero militare di Nettuno, ha ricordato come la guerra sia ancora un'inutile strage
In molte città d’Italia, Brescia compresa si tengono tra oggi e domani le celebrazioni per la ricorrenza del IV novembre, data della fine della Prima Guerra mondiale e da qualche anno diventata festa delle Forza armate. Si tratta di una ricorrenza pensata non solo per ricordare un evento che ha segnato la storia dell’Italia unita (nel 2018 ricorrerà il 100° anniversario della fine del primo conflitto mondiale, ndr) ma anche per riflettere sulla guerra che Benedetto XV definì “inutile strage”. Una riflessione proposta ieri, giorno in cui la Chiesa ha commemorato tutti i defunti, anche da papa Francesco, in uno dei luoghi sacri legati alla Seconda guerra mondiale e cioè il Cimitero Americano di Nettuno, in provincia di Roma.
Prima della celebrazione il Papa si è soffermato in preghiera tra le tombe dei militari. Poi la Messa, con l’omelia pronunciata a braccio: il volto è serio e la voce riflette la sofferenza di fronte al dramma della violenza, ma il Papa ha parlato subito di speranza.
“Tutti noi, oggi, siamo qui radunati in speranza”, ha detto, perché possiamo ripetere con Giobbe, ascoltato nella prima Lettura: “Io so che il mio Redentore è vivo e che ultimo si ergerà sulla polvere”. La speranza è quella di di ri-incontrare Dio, di ri-incontrarci tutti noi, e questa, come dice l’apostolo Paolo nella seconda Lettura è “speranza che non delude”.
“Ma la speranza - ha continuato il Papa - tante volte nasce e mette le sue radici in tante piaghe umane, in tanti dolori umani e quel momento di dolore, di piaga, di sofferenza ci fa guardare il Cielo. Noi crediamo che il Signore è vivo ed è con noi, dice il Papa, ma gli diaciamo anche: fermati, Signore”.
“Non più. Non più la guerra”, ha implorato il Papa, non più questa strage inutile”, come aveva detto Benedetto XV. “Meglio sperare senza questa distruzione: giovani … migliaia, migliaia, migliaia, migliaia … speranze rotte. Non più, Signore”, sono state le sue parole, quasi una preghiera quanto mai attuale oggi quando “il mondo un’altra volta è in guerra e si prepara per andare più fortemente in guerra”.
Con la guerra si perde tutto, ha proseguito il Papa, e ha raccontato di un’anziana che di fronte alle rovine di Hiroshima commentava: gli uomini fanno di tutto per fare una guerra, e alla fine distruggono se stessi”. E ha concluso: “Questa è la guerra: la distruzione di noi stessi”.
Papa Francesco è andato col pensiero alle tante donne, spose e madri, che in tempo di guerra aspettavano la posta e una lettera portava la notizia della morte del marito, dei figli. “Sono lacrime che oggi l’umanità non deve dimenticare – ha detto - questo orgoglio di questa umanità che non ha imparato la lezione e sembra che non voglia impararla. Frutto della guerra è la morte. Quante volte gli uomini pensano di fare una guerra convinti di portare un mondo nuovo, una primavera e finisce in un inverno, brutto, crudele, con il regno del terrore e la morte”.
La preghiera del Papa è andata quindi in modo speciale per i giovani, “in un momento in cui tanti muoiono nelle battaglie di questa guerra a pezzetti” e anche per i bambini coinvolti. “Che il Signore ci dia la grazia di piangere”, conclude Francesco.