Il Signore della vita fermi la minaccia
"La difesa della vita per la Chiesa non è un'ideologia", ribadisce il Papa, che esorta a rilanciare questo insegnamento "nel contesto di una pandemia che minaccia la vita umana e l'economia mondiale"
La difesa della vita per la Chiesa non è una ideologia, è una realtà umana, che coinvolge tutti i cristiani”. Perché “la vita si manifesta in concreto, nelle persone”, e “ogni vita umana, unica e irripetibile, vale per se stessa, costituisce un valore inestimabile”. Con queste parole il Papa ha attualizzato, a 25 anni di distanza, l’insegnamento dell’enciclica Evangelium Vitae di San Giovanni Paolo II, al centro della catechesi dell’udienza generale di oggi, trasmessa in diretta streaming dalla biblioteca privata del Palazzo apostolico.
“Oggi, ci troviamo a rilanciare questo insegnamento nel contesto di una pandemia che minaccia la vita umana e l’economia mondiale”,
il riferimento all’emergenza sanitaria in atto: “Una situazione che fa sentire ancora più impegnative le parole con cui inizia l’Enciclica. Eccole: ‘Il Vangelo della vita sta al cuore del messaggio di Gesù. Accolto dalla Chiesa ogni giorno con amore, esso va annunciato con coraggiosa fedeltà come buona novella agli uomini di ogni epoca e cultura”. Francesco ha esordito con un omaggio a tutte le persone che, in tempi di coronavirus, stanno accanto a chi soffre:
“Penso con gratitudine alla testimonianza silenziosa di tante persone che, in diversi modi, si stanno prodigando al servizio dei malati, degli anziani, di chi è solo e più indigente.
Mettono in pratica il Vangelo della vita, come Maria che, accolto l’annuncio dell’angelo, è andata ad aiutare la cugina Elisabetta che ne aveva bisogno”. “Per intercessione di Maria,
preghiamo il Signore della vita di fermare la minaccia della morte
e di infondere nei cuori di tutti gli uomini il rispetto per ogni vita”,
il saluto ai fedeli polacchi. Al termine dell’udienza, l’appello a partecipare, il 27 marzo, attraverso i media al momento di preghiera sul sagrato della basilica di San Pietro, con la piazza vuota. “Tra poco, a mezzogiorno, noi Pastori delle varie Comunità cristiane, insieme ai fedeli delle diverse confessioni, ci riuniremo spiritualmente per invocare Dio con la preghiera del Padre Nostro”, ha annunciato il Papa. “Uniamo le nostre voci di supplica al Signore in questi giorni di sofferenza, mentre il mondo è duramente provato dalla pandemia”, l’invito di Francesco.
“La vita che siamo chiamati a promuovere e a difendere non è un concetto astratto, ma si manifesta sempre in una persona in carne e ossa”,ribadisce il Papa : ”un bambino appena concepito, un povero emarginato, un malato solo e scoraggiato o in stato terminale, uno che ha perso il lavoro o non riesce a trovarlo, un migrante rifiutato o ghettizzato”. “Ogni essere umano è chiamato da Dio a godere della pienezza della vita”, ed ogni minaccia alla dignità e alla vita umana “non può non ripercuotersi nel cuore di essa, nelle sue ‘viscere materne’”. “Gli attentati alla dignità e alla vita delle persone continuano purtroppo anche in questa nostra epoca, che è l’epoca dei diritti umani universali”, la denuncia: “anzi, ci troviamo di fronte a nuove minacce e a nuove schiavitù, e non sempre le legislazioni sono a tutela della vita umana più debole e vulnerabile”.
Il Vangelo della vita “va annunciato sempre nuovamente, col coraggio della parola e il coraggio delle azioni”,
dice Francesco, rilanciando l’appello lanciato da San Giovanni Paolo II 25 anni fa: “Rispetta, difendi, ama e servi la vita, ogni vita, ogni vita umana! Solo su questa strada troverai giustizia, sviluppo, libertà, pace e felicità!’”. Il messaggio dell’Evangelium vitae, secondo il Papa, è “più che mai attuale”: “Al di là delle emergenze, come quella chi stiamo vivendo oggi – la consegna – si tratta di agire sul piano culturale ed educativo per trasmettere alle generazioni future l’attitudine alla solidarietà, alla cura, all’accoglienza, ben sapendo che la cultura della vita non è patrimonio esclusivo dei cristiani, ma appartiene a tutti coloro che, adoperandosi per la costruzione di relazioni fraterne, riconoscono il valore proprio di ogni persona, anche quando è fragile e sofferente”.