Dialogo interreligioso? Cammino di pace
Storica visita di papa Francesco, ieri, alla comunità anglicana di Roma. Il dialogo con gli anglicani non può essere affidato solo al confronto tra teologi, ma si alimenta anche di un cammino comune nel campo della carità. Il Papa ha poi annunciato l'ipotesi di un viaggio in Sud Sudan con l'arcivescovo di Canterbury Justin Werlby
Storica visita di papa Francesco, ieri della comunità anglicana di Roma. Il Papa è stato accolto nella Chiesa di Ognissanti, nell’ambito delle celebrazioni per il bicentenario della creazione della chiesa di Via del Babuino: una tappa importante per il dialogo ecumenico tra cattolici e anglicani. Nel corso della visita Francesco ha benedetto la nuova icona di Cristo Salvatore ed è stato ufficializzato il gemellaggio tra la Chiesa All Saints e quella cattolica di Ognissanti. Allo studio un viaggio nel martoriato Sud Sudan, ha annunciato Francesco.
Sin dalle prima parole del Papa è emerso chiaro l’obiettivo della visita: il desiderio di camminare insieme ormai lontano dal sospetto, dalla diffidenza e dall’ostilità reciproci del passato. Parte dall’icona del Cristo Salvatore, da lui benedetta, la riflessione del Papa: “Gesù, guardandoci, sembra rivolgere anche a noi una chiamata, un appello: 'Sei pronto a lasciare qualcosa del tuo passato per me? Vuoi essere messaggero del mio amore, della mia misericordia?'”.
Ed è proprio il bisogno della misericordia divina, unito all’umiltà, sull’esempio di San Paolo che riuscì a superare così le incomprensioni sorte nella comunità di Corinto, la chiave di volta nel cammino ecumenico odierno: “diventare umili e riconoscersi bisognosi di Dio, mendicanti di misericordia. E’ questo il punto di partenza – ha detto il Papa – perché sia Dio ad operare: “Se riconosciamo la nostra debolezza e chiediamo perdono, allora la misericordia risanatrice di Dio risplenderà dentro di noi e sarà pure visibile al di fuori; gli altri avvertiranno in qualche modo, tramite noi, la bellezza gentile del volto di Cristo”.
Cattolici e Anglicani – ha detto ancora Francesco – su queste basi sono chiamati a camminare insieme, attraverso la testimonianza concorde della carità, con la quale si rende visibile il volto misericordioso di Gesù: “Ringraziamo il Signore perché tra i cristiani è cresciuto il desiderio di una maggiore vicinanza, che si manifesta nel pregare insieme e nella comune testimonianza al Vangelo, soprattutto attraverso varie forme di servizio”.
Dove ci si unisce nel nome di Gesù – ha concluso il Papa – Egli è lì e, rivolgendo il suo sguardo di misericordia, chiama a spendersi per l’unità e per l’amore.
Al termine della visita papa Francesco si è intrattenuto con i fedeli, in un confronto che si è incentrato sul dialogo tra cattolici e anglicani: un dialogo, ha sottolineato rispondendo a una domanda, “che non si può fare in laboratorio: si deve fare camminando, lungo la via. Noi siamo in cammino e in cammino facciamo anche queste discussioni”. E così, è stato ha proseguito papa Francesco, mentre il tema del dialogo è oggetto dei confronti tra teologi le fanno, c’è anche un ‘altra via che si può battere: quella dell’aiuto reciproco. “Noi ci aiutiamo, noi, l’uno con l’altro, nelle nostre necessità, nella nostra vita, anche spiritualmente. E ci aiutiamo nel servizio della carità, nel servizio dei poveri, negli ospedali, nelle guerre. Non si può fare il dialogo ecumenico fermi. Il dialogo ecumenico si fa in cammino, perché il dialogo ecumenico è un cammino, e le cose teologiche si discutono in cammino”. Di qui l’annuncio della possibilità di un prossimo viaggio in Sud Sudan, giovane Paese tra i più tormentati del mondo, un viaggio che il Papa, però, non farà da solo. “Sono venuti i vescovi, l’anglicano, il presbiteriano e il cattolico, tutti a dirmi: Per favore, venga in Sud Sudan ma non venga solo, venga con Justin Welby, l’arcivescovo di Canterbury”. Un viaggio importante per la pace in quel Paese. Un viaggio che, se si dovesse realizzare, darebbe ulteriore importanza alla dichiarazione comune firmata nell’ottobre scorso tra papa Francesco e il primate della Comunione anglicana, Justin Welby: la volontà di andare oltre gli ostacoli alla piena unità e il desiderio di un cammino ecumenico, che non sia solo teologico, ma nelle azioni concrete su temi comuni, come la cura del Creato, la carità e la pace.