Comunismo e consumismo: due false idee di libertà
“I grandi intellettuali sono umili”, e “la cultura rappresenta la salvaguardia dell’umano”, perché “immerge nella contemplazione e plasma persone che non sono in balia delle mode del momento, ma ben radicate nella realtà delle cose. E che, umili discepole del sapere, sentono di dover essere aperte e comunicative, mai rigide e combattive”. Ne è convinto il Papa, che rivolgendosi al mondo universitario e della cultura, nel suo ultimo appuntamento a Budapest, ha fatto notare che “chi ama la cultura non si sente mai arrivato e a posto, ma porta in sé una sana inquietudine. Ricerca, interroga, rischia ed esplora; sa uscire dalle proprie certezze per avventurarsi con umiltà nel mistero della vita, che si sposa con l’inquietudine, non con l’abitudine; che si apre alle altre culture e avverte il bisogno di condividere il sapere”.
“È aprendosi agli altri che si conosce meglio sé stessi”, ha affermato Francesco citando il pensiero classico e le celebri parole dell’oracolo di Delfi: ”Conosci te stesso”. Conoscere sé stessi, ha sottolineato il Papa, “vuol dire saper riconoscere i propri limiti e, di conseguenza, arginare la propria presunzione di autosufficienza. Ci fa bene, perché è anzitutto riconoscendoci creature che diventiamo creativi, immergendoci nel mondo anziché dominandolo. E mentre il pensiero tecnocratico insegue un progresso che non ammette limiti, l’uomo reale è fatto anche di fragilità, ed è spesso proprio lì che comprende di essere dipendente da Dio e connesso con gli altri e con il creato”. Di qui la necessità di “una conoscenza che, partendo dall’umiltà del limite, scopre le proprie meravigliose potenzialità, che vanno ben oltre quelle della tecnica. Conoscere sé stessi, in altre parole, chiede di tenere insieme, in una dialettica virtuosa, la fragilità e la grandezza dell’uomo. Dallo stupore di questo contrasto sorge la cultura: mai appagata e sempre in ricerca, inquieta e comunitaria, disciplinata nella sua finitezza e aperta all’assoluto. Vi auguro di coltivare questa appassionante scoperta della verità!”.
"L’Ungheria ha visto il susseguirsi di ideologie che si imponevano come verità, ma non davano libertà”. Così il Papa ha descritto i due “ismi” di cui è stato vittima il Paese magiaro: il comunismo e il consumismo. Ad accomunare entrambi gli “ismi”, secondo Francesco, “c’è una falsa idea di libertà; quella del comunismo era una ‘libertà’ costretta, limitata da fuori, decisa da qualcun altro; quella del consumismo è una ‘libertà’ libertina, edonista, appiattita su di sé, che rende schiavi dei consumi e delle cose”. “Quanto è facile passare dai limiti imposti al pensare, come nel comunismo, al pensarsi senza limiti, come nel caso del consumismo!”, ha denunciato il Papa: “Da una libertà frenata a una libertà senza freni. Invece Gesù offre una via d’uscita, dicendo che è vero ciò che libera l’uomo dalle sue dipendenze e dalle sue chiusure. La chiave per accedere a questa verità è un conoscere mai slegato dall’amore, relazionale, umile e aperto, concreto e comunitario, coraggioso e costruttivo. È questo che le università sono chiamate a coltivare e la fede ad alimentare. Auguro dunque a questa e ad ogni Università di essere un centro di universalità e di libertà, un cantiere fecondo di umanesimo, un laboratorio di speranza”.
“Un certo uso degli algoritmi può rappresentare un ulteriore rischio di destabilizzazione dell’umano”. Ne è convinto il Papa, che ha citato ancora una volta il romanzo “Il padrone del mondo”, di Robert Benson, dove si osserva che “complessità meccanica non è sinonimo di vera grandezza e che nell’esteriorità più fastosa si nasconde più sottile l’insidia”. “In questo libro, in un certo senso profetico, scritto più di un secolo fa, viene descritto un futuro dominato dalla tecnica e nel quale tutto, in nome del progresso, viene uniformato”, ha spiegato Francesco: “ovunque si predica un nuovo ‘umanitarismo’ che annulla le differenze, azzerando le vite dei popoli e abolendo le religioni. Abolendo le dfferenze, tutte. Ideologie opposte convergono in una omologazione che colonizza ideologicamente: questo è il dramma, la colonizzazione ideologica. L’uomo, a contatto con le macchine, si appiattisce sempre di più, mentre il vivere comune diventa triste e rarefatto”. “In quel mondo progredito ma cupo, descritto da Benson, dove tutti sembrano insensibili e anestetizzati, pare ovvio scartare i malati e applicare l’eutanasia, così come abolire le lingue e le culture nazionali per raggiungere la pace universale, che in realtà si trasforma in una persecuzione fondata sull’imposizione del consenso”, ha osservato Francesco tracciando un parallelismo indiretto con la realtà attuale.
(Foto Vatican Media/SIR)