A Lesbo per avvicinare un’umanità ferita
“Domani mi recherò a Cipro e poi in Grecia per compiere una visita alle care popolazioni di quei Paesi ricchi di storia, di spiritualità e di civiltà”. Così il Papa ha concluso l’udienza di oggi, pronunciata in Aula Paolo VI e dedicata alla figura di Giuseppe, “uomo giusto e promesso sposo di Maria”. “Sarà un viaggio alle sorgenti della fede apostolica e della fraternità tra cristiani di varie confessioni”, ha annunciato Francesco riferendosi al suo 35° viaggio apostolico internazionale, che da domani fino al 5 dicembre lo porterà prima a Cipro e poi in Grecia.
“Avrò anche l’opportunità di avvicinare un’umanità ferita nella carne di tanti migranti in cerca di speranza: mi recherò a Lesbo”,
ha proseguito Francesco, chiedendo ai fedeli di accompagnarlo con la preghiera. Ai fidanzati l’invito a “testimoniare un amore che abbia il coraggio di passare dalle logiche dell’innamoramento a quelle dell’amore maturo”. Come quello tra Maria e Giuseppe.
“Quanto è importante per ciascuno di noi coltivare una vita giusta e allo stesso tempo sentirci sempre bisognosi dell’aiuto di Dio!”, ha esordito il Papa: “Per poter allargare i nostri orizzonti e considerare le circostanze della vita da un punto di vista diverso, più ampio”. “Tante volte ci sentiamo prigionieri di quello che ci è accaduto”, ha osservato Francesco: “ma proprio davanti ad alcune circostanze della vita, che ci appaiono inizialmente drammatiche, si nasconde una Provvidenza che con il tempo prende forma e illumina di significato anche il dolore che ci ha colpiti”. La storia di Giuseppe, a questo proposito, è emblematica: quando ha appreso che Maria era incinta, “Giuseppe suo sposo, che era giusto e non voleva ripudiarla, decise di licenziarla in segreto”, ha ricordato il Papa, contravvenendo alla legge antica secondo la quale una donna incinta prima del matrimonio doveva essere punita con la lapidazione.
“Molto spesso la nostra vita non è come ce la immaginiamo”,
il commento di Francesco: “Soprattutto nei rapporti di amore, di affetto, facciamo fatica a passare dalla logica dell’innamoramento a quella dell’amore maturo”. L’esempio è ancora una volta quello di Maria e Giuseppe, “due fidanzati che probabilmente hanno coltivato dei sogni e delle aspettative rispetto alla loro vita e al loro futuro. Dio sembra inserirsi come un imprevisto nella loro vicenda e, seppure con una iniziale fatica, entrambi spalancano il cuore alla realtà che si pone loro innanzi”. “La prima fase è sempre segnata da un certo incanto, che ci fa vivere immersi in un immaginario che spesso non corrisponde alla realtà dei fatti”, ha spiegato il Papa a proposito del rapporto tra l’innamoramento e l’amore: “Ma proprio quando l’innamoramento con le sue aspettative sembra finire, lì può cominciare l’amore vero”.
Amare infatti “non è pretendere che l’altro o la vita corrisponda alla nostra immaginazione”, il monito di Francesco: “significa piuttosto scegliere in piena libertà di prendersi la responsabilità della vita così come ci si offre.
Ecco perché Giuseppe ci dà una lezione importante, sceglie Maria a occhi aperti”.
“I fidanzati cristiani sono chiamati a testimoniare un amore così, che abbia il coraggio di passare dalle logiche dell’innamoramento a quelle dell’amore maturo”,
l’indicazione di rotta: “Questa è una scelta esigente, che invece di imprigionare la vita, può fortificare l’amore perché sia durevole di fronte alle prove del tempo”. “Non finire mai la giornata senza fare la pace”, il consiglio pratico ai fidanzati e agli sposi: “La vendetta del giorno dopo è pericolosissima: non permettete che il giorno dopo cominci la guerra”.